Roma, non rispettavano le norme sulla sicurezza alimentare: chiusa una pizzeria

8 agosto 2021 | 10:30
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Roma, non rispettavano le norme sulla sicurezza alimentare: chiusa una pizzeria

I carabinieri hanno anche multato il titolare di un bar per l’installazione di un impianto di videosorveglianza senza autorizzazione

Roma – Nella giornata di ieri, 06 agosto 2021, i carabinieri della Compagnia Roma Cassia hanno svolto un servizio straordinario di controllo del territorio nelle zone di Prima Porta, Labaro e Valle Muricana, finalizzato a prevenire e reprimere ogni forma di reato, specie quelli di natura predatoria nei pressi delle Stazioni ferroviarie ivi ubicate, e a garantire, con il supporto del Nucleo Antisofisticazione e Sanità e il Nucleo Ispettorato del lavoro di Roma, il pieno rispetto della normativa in tema di sicurezza alimentare e di contrasto al lavoro irregolare, con l’impego di oltre dieci pattuglie dislocate nell’ambito del territorio di competenza.

L’attività ispettiva ha riguardato anche il controllo di due attività commerciali:una pizzeria e un bar-tabacchi, ubicati tra Labaro e Prima Porta. Nel primo esercizio commerciale è stata sospesa l’attività del gestore, al quale sono state elevate anche sanzioni amministrative per un importo complessivo di quasi 10.000 euro. Infatti, i militari del Nas e del Nil hanno accertato la presenza di un lavoratore irregolare, nonché l’assenza del manuale autocontrollo HACCP e dell’esposizione controllo allergeni, oltre che la mancanza di pulizia del locale e delle attrezzature. Nel secondo, invece, alla mancata esposizione del cartello allergeni, si è aggiunta la sanzione concernente l’installazione di un impianto di videosorveglianza sul luogo di lavoro senza la prevista autorizzazione dell’Ispettorato territoriale competente, in violazione dello Statuto dei Lavoratori.

Analoghi interventi proseguiranno, nelle prossime settimane, in tutto il territorio di competenza della Compagnia Carabinieri Roma Cassia.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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