Roma, massacra di botte il fratello della fidanzata: in manette un 25enne

17 agosto 2021 | 17:24
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Roma, massacra di botte il fratello della fidanzata: in manette un 25enne

La giovane vittima è arrivata in ospedale in stato di incoscienza con un trauma cranico ed emorragia cerebrale. Da lì sono scattate le indagini della Polizia

Roma – Le indagini della Polizia di Stato sono partite dal referto medico di un ragazzo, giunto in ospedale in stato di incoscienza la mattina del 13 agosto, che aveva subito un trauma cranico con emorragia cerebrale.

Gli investigatori del VII Distretto San Giovanni, diretto da Antonio Soluri, sono immediatamente andati in ospedale dove hanno trovato la sorella della vittima insieme a un 25enne romeno convivente con i due nonché fidanzato della ragazza.

La coppia, sentita separatamente, ha raccontato versioni diverse e contrastanti su quanto accaduto: unico punto in comune tra i racconti era che, dopo essere usciti da casa per andare a fare una passeggiata, avevano trovato, rientrando, la porta di casa aperta ed il fratello di lei sul letto, privo di conoscenza per una probabile sbornia.

Insospettiti dall’atteggiamento dei fidanzati, i poliziotti sono andati nel loro appartamento dove hanno trovato le pareti sporche di sangue così come un lenzuolo, un piatto di ceramica rotto ed un materasso lavato ed appoggiato in un sottoscala esterno all’abitazione.

Sentiti poi alcuni vicini, gli agenti hanno scoperto che la sera prima che il ragazzo finisse in ospedale, tra le 18 e le 22 si era sentita una forte litigata tra i due uomini e rumori riconducibili a colpi di pugni o calci e oggetti rotti, mentre la ragazza implorava insistentemente di smetterla; dopo le 22 il silenzio.

Inviati tutti gli elementi alla Procura della Repubblica, questa ha chiesto ed ottenuto, dal G.I.P. del Tribunale di Roma, l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere per il 25enne, provvedimento prontamente eseguito dagli investigatori che hanno condotto il ragazzo in prigione.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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