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Mezzocammino, senzatetto dà di matto e spacca i finestrini del bus

2 settembre 2021 | 11:23
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Mezzocammino, senzatetto dà di matto e spacca i finestrini del bus

L’uomo, in evidente stato di alterazione psico-fisica, ha lanciato una bottiglia di vetro contro una vettura Atac in movimento

Roma – Ha preso una bottiglia di vetro e l’ha lanciata contro un bus Atac in movimento, rompendone due finestrini. E’ successo nella mattinata di mercoledì 1 settembre in via Gianluigi Bonelli, nel quartiere romano di Mezzocammino.

Protagonista della folle azione un uomo di 46 anni senza fissa dimora e con precedenti, in evidente stato di alterazione psico-fisica, che è stato immediatamente identificato e denunciato dai carabinieri di Ostia.

Episodi similari si sono verificati anche in altre due zone di Roma, Ottavia e Lepanto. Nel primo caso, ad essere denunciati per danneggiamento e interruzione di un servizio pubblico sono stati una 47enne romana e i suoi due figli, una 20enne e un 14enne: i tre erano a bordo della loro autovettura in via Ipogeo degli Ottavi quando, dopo una manovra di un bus Atac che li precedeva a loro dire “azzardata”, lo hanno superato e bloccato mettendo di traverso il loro veicolo.

Dopo essere scesi dall’auto, hanno iniziato ad inveire nei confronti dell’autista e hanno poi danneggiato il pannello di apertura porte colpendolo violentemente. L’autista ha quindi allertato i carabinieri, che sono intervenuti identificando madre e figli e denunciandoli all’Autorità Giudiziaria.

Sempre in serata, gli stessi carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Roma sono dovuti intervenire in viale Giulio Cesare incrocio via Lepanto, dove l’autista di un bus Atac aveva dovuto interrompere la corsa perché un uomo aveva lanciato una bottiglia di vetro colpendo la vettura. I Carabinieri giunti sul posto hanno individuato l’autore del gesto, un 57enne romano, già noto alle forze dell’ordine, in evidente stato di ubriachezza che è stato poi anch’egli denunciato per interruzione di servizio pubblico e danneggiamento.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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