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Dall’oro di Bebe Vio e ai 5 podi di Carlotta Gilli: le Paralimpiadi azzurre delle 69 medaglie vinte

Seconda edizione per conquiste sul podio dopo Roma 1960. Sabatini nella storia con l’oro e record del mondo nei 100 metri

69 medaglie scintillanti. Successi sportivi pieni di quella emozione che resterà nella storia agonistica delle Paralimpiadi. Ma anche 69 storie diverse, anche per chi di quegli allori ha fatto incetta più volte, in base alla disciplina di appartenenza. E’ una edizione dei Giochi dai grandi ricordi per l’Italia. Gli azzurri hanno lasciato il Giappone con impressa una firma importante nelle competizioni svolte. Se le Olimpiadi erano terminate con 39 medaglie da primato, i paralimpici non potevano deludere e allora eccoli sul podio vincenti e presenti.

Bebe Vio e Federico Morlacchi (foto@Bizzi/Cip)

Due settimane di immagini forti, significative quelle trascorse dal 24 agosto al 5 settembre. Il mondo paralimpico si è svelato ancora una volta agli occhi del mondo e il mondo ha imparato ancora una volta. Fortemente avviene ogni 4 anni (5 quest’anno per lo slittamento a causa del Covid) ma gli organizzatori, come le persone coinvolte (Pancalli su tutti) vorrebbe che quell’insegnamento portasse un cambiamento definitivo alla società, ravvivando la memoria ogni giorno. A una società che ha sempre più bisogno di valori e di essere finalmente evidentemente ‘senza barriere’ e con la ‘voglia di volare’ delle persone interessate, anche senza un arto o anche con un problema fisico, che invita a dare sempre il meglio nella vita, come in gara. Lo hanno fatto gli azzurri con la delegazione più numerosa di sempre. 115 atleti (52 uomini e 63 donne) con numero fortunato se poi alla fine il risultato è stato quello di portare in cassaforte 69 medaglie. Due in meno rispetto a 2016, ma seconda edizione dei Giochi, delle medaglie più numerose vinte, dopo quelle dell’esordio a cinque cerchia di Roma 1960 che furono 80. E allora in Giappone, gli allori sono pur sempre importanti: 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi.

Le numerose medaglie dal nuoto italiano: 11 ori, 16 argenti e 12 bronzi

Carlotta Gilli (foto@Bizzi/Cip)

39 sono stati gli allori conquistati dalla Nazionale di nuoto dei record. Ha trainato quest’ultima l’Italia Team paralimpica verso il successo finale, lasciando il resto della conquista alle altre discipline coinvolte. Carlotta Gilli, la Pellegrini del nuoto paralimpico, si è portata ben 5 medaglie. L’azzurra ha fatto valere il suo grande talento anche a Tokyo, dopo aver conquistato podi in tutto il mondo. Ha conquistato due ori (100 metri farfalla e 200 misti S13), due argenti e un bronzo. Non l’unica a salire più di una volta sul podio nei nuotatori dei record. Con lei ha festeggiato anche Stefano Raimondi. Quest’ultimo ha conquistato sette medaglie paralimpiche, di cui un oro nei 100 metri rana SB9, 4 argenti e due bronzi personali. Anche Antonio Fantin come Carlotta ha fatto cinque a Tokyo 2020. Ed è campione nei 100 metri stile S6, insieme a tre argenti e un bronzo vinti. Simone Barlaam, il miglior atleta dei Mondiali di Londra, ha portato a casa ben 4 medaglie. Un oro nei 50 metri stile S9, due argenti e un bronzo altisonanti. Arjola Trimi, la Rossa del nuoto paralimpico, ha vinto due ori (50 metri stile S3, 50 metri dorso), insieme a due argenti. Brillano le medaglie di Giulia Terzi. Cinque per la fanciulla di Milano. Due ori nei 100 metri dello stile libero S7 e uno in staffetta 4×50, con due argenti e un bronzo. Il portabandiera e il sei volte oro a Rio 2016 Federico Morlacchi chiude la sua ultima Paralimpiade con un bronzo pesantissimo nella 4×100 stile libero.

L’oro della vita di Bebe Vio a Tokyo

Bebe Vio (foto@Bizzi/Cip)

La scherma ha portato due sole medaglie da Tokyo, ma firma prepotente dalla infinita Bebe Vio. La prima d’oro e nella prova individuale del fioretto, con valore estremamente significativo, se arrivata, come detto proprio dalla campionessa azzurra, dopo un periodo di forte timore alla non partecipazione a Tokyo. Ha rischiato la vita e anche una amputazione. Le lacrime sul primo gradino hanno ridato a Bebe la serenità e la gioia più grande ha coronato la conquista, come lo ha fatto anche nella gara a squadre. Insieme a Bebe, sono salite sul podio Andreaa Mogos e Loredana Trigilia. E’ stato l’argento la medaglia vinta e ancora nel fioretto.

Il paraciclismo nel segno di Zanardi. Mazzone firma tre medaglie

Diego Colombari, Paolo Cecchetto e Luca Mazzone (foto@Bizzi/Cip)

Il paraciclismo senza Alex Zanardi, la cui figura aleggiava costante e presente tra gli azzurri che lo hanno sempre ricordato e salutato (e non solo nell’handbike) ha portato a casa sette allori. 4 argenti nella cronometro con Luca Mazzone, Francesca Porcellato, Fabrizio Cornegliani e Giorgio Farroni. Mazzone ancora è stato argento nella prova in linea H1-2 e Katia Aere ha ottenuto un bronzo nella stessa prova con la H5. L’oro dedicato a Zanardi, è arrivato dal team della mista H1-5. La squadra in cui l’Ironman paralimpico ha vinto medaglie storiche alle Paralimpiadi. Il trio formato da Diego Colombari, Paolo Cecchetto e Luca Mazzone (che mette al collo tre allori personali a Tokyo) ha vinto il titolo paralimpico.

L’atletica della storia: nella memoria per sempre il triplete nei 100 metri

Monica Contrafatto, Ambra Sabatini e Martina Caironi (foto@Bizzi/Cip)

Nella seconda settimana di gare l’Italia ha calato gli assi dell’atletica, portandosi a casa otto medaglie. Due le ha vinte Oney Tapia, sia nel getto del peso e poi nel disco della vita, insieme ad Assunta Legnante. La capitana azzurra ha fatto bis di allori e sempre due argenti (con un pizzico di rammarico) nel peso e nel disco. Ndiaga Dieng  ha messo al collo un bronzo eccezionale nei 1500 metri T20. Altre Tre medaglie, in chiusura di programma, sono arrivate dalle velociste leggendarie dei 100 metri T63. Ambra Sabatini a soli 19 anni ha vinto l’oro con record mondiale fermato a 14:11, Martina Caironi, la regina della specialità, ha tagliato il traguardo per seconda con argento della gioia (il secondo posto replicato dopo quello nel salto in lungo) e Monica Contrafatto terza, bissando la medaglia di Rio 2016. Tre amiche e tre campionesse nella storia delle Paralimpiadi.

Le medaglie storiche dalla canoa e dall’equitazione. Con uno sguardo più in là a Parigi 2024

La canoa è salita sul podio paralimpico grazie alla straordinaria prova nello sprint velocissimo in KL2  dei 200 metri di Federico Mancarella. L’azzurro ha vinto il bronzo. Il  terzo posto è arrivato anche da Michela Brunelli e Giada Rossi nel tennis tavolo nel torneo a squadre C1-3. Nell’equitazione Sara Morganti ha anch’essa conquistato un bronzo nel para dressage individuale di grado I.

Mancarella (foto@Bizzi/Cip)

Solo alcune delle medaglie che alle Paralimpiadi segneranno una storia di crescita e di rinascita, non solo di atleti che hanno dimostrato di esserci e di confrontarsi con una disabilità ormai ‘oltre le barriere’ per loro, se la valorizzano e se la coronano con gli allori vinti, ma anche per un Paese che li ha seguiti trepidante. Lo sport ha preso per mano l’Italia con l’Italia Team paralimpica. E l’Italia unica e sola ha vinto.

Pancalli: “Le medaglie vinte frutto di durissimo lavoro. Sono una eredità per adeguare le strutture delle città”

“Il bilancio di questa Paralimpiade non può che essere più che positivo – ha dichiarato Pancalli mediante la nota del Comitato Italiano Paralimpico – il risultato in termini di medaglie ci inorgoglisce, ma al di là di ciò voglio far risaltare che questo è il frutto di un lavoro molto duro, di sacrifici e di umiltà ed è ancora più importante perché oltre i numeri proviene da 11 discipline differenti, fermo restando che il nuoto azzurro ha rappresentato una straordinario risultato ma ci sono state anche tante altre medaglie da altre discipline.

Il presidente Pancalli

Le 109 medaglie guadagnate in totale a Tokyo? È la conferma che siamo sempre di più due facce della stessa medaglia. Come nelle Olimpiadi siamo arrivati al nono posto e ci confermiamo nella top ten: molti rispetto a Rio hanno perso medaglie o magari sono rimasti stabili, chi è andato veramente avanti è solo l’Italia.

Era tutto previsto, la mia mitologica scaramanzia mi impedisce di esprimermi prima ma il contrario avrebbe significato aver lavorato male, noi invece sapevamo di aver lavorato alla grande. Sui risultati ci aspettavamo qualcosina che forse è mancato, ma siamo più che soddisfatti e consapevoli che forse a Tokyo si sta concludendo un ciclo iniziato 12 anni fa su cui abbiamo investito e creduto molto, e lo testimonia una delegazione con più del 50% di esordienti, molti dei quali andati a medaglia, ma la metà erano veterani. Parigi è fra tre anni, è giusto guardare al futuro ma bisogna rimettersi al lavoro immediatamente.

Il risultato di ieri nell’atletica è stato la più bella istantanea con cui chiudere una Paralimpiade straordinariamente bella per i risultati e per aver regalato dalla testimonianza di ogni singolo atleta l’immagine dell’Italia più bella, del Paese che sta tentando faticosamente di uscire dalla pandemia. L’immagine di atleti che hanno fatto della loro resilienza la connotazione non solo come atleti ma di uomini e donne di questo Paese, forse anche per questo abbiamo ricevuto così tanto affetto e calore. Vedere le principali testate aprire oggi con l’immagine delle nostre atlete mi ha fatto dare un pizzicotto per vedere se fosse vero o se stessi sognando, ma l’attimo dopo è prevalsa la razionalità e con orgoglio dico che noi abbiamo lavorato per questo.

Dopo questi risultati si riparte come abbiamo sempre fatto, non addormentandoci sugli allori ma sapendo che stiamo giocando una partita molto lunga e che il risultato deve ancora arrivare, partendo però da più avanti rispetto al passato. Ho ricevuto messaggi da persone che non conosco, mia madre che ha 86 anni è stata la nostra prima tifosa: siamo contagiosi, e questo contagio positivo mi auguro non si spenga con lo spegnimento della fiaccola. Su questa fiaccola bisogna costruire un’Italia migliore: nel nostro Paese ci sono 3 milioni di disabili, togliendo gli anziani abbiamo più di 1 milione di ragazzi da intercettare. Tutto quello che abbiamo fatto a Tokyo mi auguro aiuti a tenere alti i riflettori sui percorsi di politica sportiva e sociale necessari per fare in modo che tra tot anni la nostra delegazione non sarà di 113 atleti, ma magari di 300 o 350.

Aggiungo che la 70esima medaglia è stata rappresentata dall’attenzione della stampa e di tanti ragazzi che ci stanno scrivendo perché vogliono emulare i loro campioni. Ciascuno di noi riceve dallo sport e poi tenta di restituire agli altri, soprattutto ai più giovani. Con Ambra Sabatini, che si è ispirata a Martina Caironi e Monica Contrafatto così come loro si sono ispirate a lei, ha vinto la famiglia paralimpica che ha compreso che bisogna restituire ed essere partecipi tutti dello stesso obiettivo.

È stato uno spot straordinario per Milano-Cortina 2026, la cosa più importante è attirare l’attenzione del mondo degli sponsor che magari oggi avrà più attenzione rispetto a ieri a sposare l’immagine vincente e straordinaria degli atleti paralimpici, consapevole che faranno ancora più breccia perché sono tanti e ognuno ha una storia incredibile da raccontare che può essere fonte di ispirazione per tanti. Per quei Giochi dovremo essere bravi ad accompagnare il percorso organizzativo con quello educativo insieme alle scuole, così come è stato fatto egregiamente in Giappone. Sarà un’occasione più unica che rara per mettere in moto un meccanismo virtuoso che lascerà al Paese una legacy non materiale a livello di strutture, ma più impalpabile e più importante: una crescita a livello sociale e culturale”.

(foto@Bizzi/Cip)

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