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Latina, tenta di rubare un’auto, poi aggredisce gli agenti: bloccato con lo spray urticante

6 settembre 2021 | 19:31
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Latina, tenta di rubare un’auto, poi aggredisce gli agenti: bloccato con lo spray urticante

L’uomo, seduto al posto di guida di un’autovettura, armeggiava col blocchetto d’accensione, nel tentativo di forzarne l’accensione.

Latina – Nel pomeriggio di ieri, gli agenti della Squadra Volante hanno tratto in arresto un 28enne di nazionalità tunisina, responsabile del tentato furto di un’auto, oltre che di resistenza, violenza e lesioni a Pubblico Ufficiale.

Tutto ha avuto origine da una segnalazione giunta alla Centrale Operativa della Questura, con la quale veniva indicato un ragazzo che si aggirava con fare sospetto tra le auto in sosta in una via del Quartiere Nicolosi.

Gli agenti, tempestivamente intervenuti sul posto, sorprendevano infatti un giovane uomo, seduto al posto di guida di un’autovettura, che armeggiava col blocchetto d’accensione, nel tentativo di forzarne l’accensione.

Intimatogli di scendere dal veicolo, tuttavia, l’uomo reagiva con estrema violenza, dapprima sbattendo la portiera del mezzo addosso al poliziotto più vicino e, subito dopo, opponendo una resistenza attiva nei confronti dei tutori dell’ordine che, per domarne gli ardori, hanno dovuto far ricorso allo spray urticante in dotazione oltre a richiedere il prezioso ausilio dei colleghi dell’Arma dei Carabinieri.

Riuscivano così ad avere la meglio sul ladruncolo, traendolo in arresto per tutte le violazioni di legge menzionate.

Si è inoltre accertato che l’energumeno, prima dell’intervento risolutivo delle Forze dell’Ordine, aveva danneggiato altre 4 autovetture parcheggiate nella stessa via, allo scopo evidente di asportarle.

Nella mattinata odierna si è svolto, presso il Tribunale di Latina, l’udienza di convalida dell’arresto ed il processo con rito direttissimo, al termine del quale è stato condannato alla pena di 14 mesi di reclusione ed euro 300,00 di multa.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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