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Roma, amministratore di cooperative di taxi e aguzzino: minacciava i tassisti sottopagati

L'uomo è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per estorsione reiterata ai danni di dipendenti tassisti e autisti

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Roma – All’esito di complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma i Finanzieri del Comando Provinciale della Capitale hanno eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari – emessa dalla Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale – nei confronti di una persona risultata essere l’amministratore di fatto di 21 società cooperative operanti nel settore del trasporto persone, per il reato di estorsione reiterata ai danni di numerose persone offese, in particolare di dipendenti tassisti-autisti.

Le investigazioni, condotte dal 6° Nucleo Operativo Metropolitano e sviluppatesi attraverso perquisizioni, analisi delle movimentazioni bancarie e indagini tecniche, hanno fatto emergere l’esistenza di uno “spaccato criminale” ormai consolidato e diffuso, gestito dall’indagato, che vedeva i tassisti, soci–lavoratori di numerose cooperative di taxi e Ncc, costretti a sottostare a regole economiche estremamente vessatorie pur di mantenere il posto di lavoro. Per perseguire tale finalità, l’indagato minacciava le vittime di licenziamento o di privarle, in caso di recesso dalle società, delle autovetture utilizzate per l’attività lavorativa, ovvero di promuovere azione legali pretestuose per asseriti crediti delle cooperative, così costringendoli a restare “incatenati” alle medesime sottoponendoli, approfittando del loro stato di bisogno, a condizioni di sfruttamento.

In tal modo, i tassisti/autisti sono stati obbligati, dal mese di luglio del 2018 fino all’anno corrente, a effettuare indebiti e reiterati versamenti di consistenti somme di danaro, anche indipendentemente dai reali incassi, con la predisposizione di buste paga “di comodo” contenenti indicazioni fittizie sugli introiti conseguiti.

Dagli accertamenti è inoltre emerso che persino durante il periodo pandemico (in particolare nel corso del primo lockdown) l’indagato ha continuato a pretendere dai soci il pagamento delle somme pattuite nonostante l’I.N.P.S. avesse riconosciuto ed erogato alle società il fondo di integrazione salariale e malgrado lo stesso non avesse provveduto a distribuirlo.

Sulla base di quanto scoperto dalle Fiamme Gialle, le cooperative sono state poste in liquidazione dal Ministero dello Sviluppo Economico, che ha nominato dei commissari liquidatori.

L’operazione si inquadra nel dispositivo messo in campo dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Roma per il contrasto a ogni forma di inquinamento dell’economia legale, a salvaguardia dei cittadini e degli operatori economici onesti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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