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Tirrito (Co.g.i.): “Bene la restituzione a Bonaventura del programma di protezione, ma il caso deve far riflettere”

11 settembre 2021 | 11:26
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Tirrito (Co.g.i.): “Bene la restituzione a Bonaventura del programma di protezione, ma il caso deve far riflettere”

“Non è possibile che alcuni meccanismi in poche ore intervengano sulla vita di più nuclei familiari, cambiando dal venerdì al lunedì le condizioni di vita”

“La notizia dell‘accoglimento del ricorso, con relativa sospensione della delibera che revocava il programma di protezione a Luigi Bonaventura (storico collaboratore di Giustizia) e ai suoi familiari, è un’ottima notizia. Ma se da un lato testimonia la bontà del sistema giuridico italiano, capace di rimediare ad errori marchiani, dall’altro sottolinea anche come spesso ci sia una discrezionalità nel decidere che sconfina nell’autoritarismo”. A parlare è Maricetta Tirrito, portavoce del Co.g.i, il Comitato dei collaboratori di Giustizia.

“Non è possibile che alcuni meccanismi in poche ore intervengano sulla vita di più nuclei familiari, cambiando dal venerdì al lunedì le condizioni di vita che negli anni si sono consolidate. Non è possibile farlo – prosegue Tirrito – senza aver fatto un’adeguata istruttoria delle cause di eventuali intoppi, se mai davvero esistessero. Non si può farlo senza dare il tempo di riorganizzare nuclei familiari e, soprattutto, non si può fare senza aver verificato se le motivazioni addotte ad un repentino cambio come questo siano davvero fondate.

La decisione risulta firmata dal sottosegretario della Lega Nicola Molteni; con quella firma il Servizio centrale di protezione aveva revocato il programma a Luigi Bonaventura e a 4 nuclei familiari collegati. Ma “dagli atti depositati – scrive il Tar – non rifiutò il trasferimento”.

“In realtà – spiega Tirrito – dopo l’accettazione del trasferimento era stato chiesto il tempo tecnico per informare le persone che sarebbero state coinvolte da tale decisione. Il Tar del Lazio ha dato ragione alla famiglia del collaboratore di giustizia, e adesso s ne riparlerà nel 2022.

Il punto però non è questo. Il punto è che se si vuole continuare ad usufruire del sistema dei collaboratori di Giustizia, che tante scatole chiuse della criminalità organizzata hanno contribuito ad aprire, deve esserci alla base la fiducia assoluta nello Stato, che deve essere percepito come un amico che non ti abbandonerà nel futuro. Senza questa precondizione – conclude – diventa difficile che il sistema regga; e questo è un male per le indagini, per le istituzioni, per la società, e per la stessa Verità su tanti fatti criminosi, ben occultata dalle mafie”.
(Il Faro online)