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“Usare il nome di Dio per atti disumani è la blasfemia peggiore”

13 settembre 2021 | 19:06
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“Usare il nome di Dio per atti disumani è la blasfemia peggiore”

A Bratislava l’incontro del Papa con la comunità ebraica slovacca. Il Pontefice: “La memoria non può e non deve cedere il posto all’oblio, perché non ci sarà un’alba duratura di fraternità senza aver prima condiviso e dissipato le oscurità della notte”

Bratislava – “Il nome divino, cioè la sua stessa realtà personale, è nominata invano quando si viola la dignità unica e irripetibile dell’uomo, creato a sua immagine. Quante volte il nome ineffabile dell’Altissimo è stato usato per indicibili atti di disumanità! Quanti oppressori hanno dichiarato: ‘Dio è con noi’; ma erano loro a non essere con Dio”.

Nel pomeriggio del suo secondo giorno di viaggio apostolico in Slovacchia, Papa Francesco incontra la comunità ebraica di Bratislava, profondamente segnata dalla barbarie nazista. Un incontro preceduto dalla visita privata al “Centro Betlemme”, dove è stato accolto dalla Superiora che gli ha mostrato alcune stanze della struttura. Nel centro si trovavano riuniti i senzatetto assistiti dalle Suore della Congregazione di Madre Teresa. Papa Francesco si è intrattenuto con 30 persone vissute per strada di cui alcuni malati o con disabilità e ora accolte dalle suore, e con altri ospiti della Casa. Nel cortile del Centro era presente un coro di bambini che ha eseguito dei canti.

Prima di lasciare il “Centro Betlemme”, il Santo Padre ha recitato l’Ave Maria con i presenti, ha consegnato loro un dono e ha concluso l’incontro con la benedizione. Quindi l’arrivo in auto in piazza Rybné námestie, un luogo “molto significativo”, come ha detto il Pontefice, per la comunità ebraica slovacca poiché “mantiene vivo il ricordo di un ricco passato: è stata per secoli parte del quartiere ebraico; qui ha lavorato il celebre rabbino Chatam Sofer. Qui c’era una sinagoga, proprio accanto alla Cattedrale dell’Incoronazione. L’architettura, come è stato detto, esprimeva la pacifica convivenza delle due comunità, simbolo raro e di grande portata evocativa, segno stupendo di unità nel nome del Dio dei nostri padri. Qui avverto anch’io il bisogno, come tanti di loro, di ‘togliermi i sandali’, perché mi trovo in un luogo benedetto dalla fraternità degli uomini nel nome dell’Altissimo”.

Poi, però, “il nome di Dio è stato disonorato: nella follia dell’odio, durante la seconda guerra mondiale, più di centomila ebrei slovacchi furono uccisi. E quando poi si vollero cancellare le tracce della comunità, qui la sinagoga fu demolita”.

Bergoglio ricorda i Dieci Comandamenti, dove è scritto: “Non pronuncerai invano il nome del Signore” (Es 20,7). E spiega: “Il nome divino, cioè la sua stessa realtà personale, è nominata invano quando si viola la dignità unica e irripetibile dell’uomo, creato a sua immagine. Qui il nome di Dio è stato disonorato, perché la blasfemia peggiore che gli si può arrecare è quella di usarlo per i propri scopi, anziché per rispettare e amare gli altri. Qui, davanti alla storia del popolo ebraico, segnata da questo affronto tragico e inenarrabile, ci vergogniamo ad ammetterlo: quante volte il nome ineffabile dell’Altissimo è stato usato per indicibili atti di disumanità! Quanti oppressori hanno dichiarato: “Dio è con noi”; ma erano loro a non essere con Dio”.

“La vostra storia è la nostra storia – sottolinea il Pontefice -, i vostri dolori sono i nostri dolori. Per alcuni di voi, questo Memoriale della Shoah è l’unico posto dove potete onorare la memoria dei vostri cari. Anch’io mi unisco a voi. Sul Memoriale è iscritto in ebraico ‘Zachor’: ‘Ricorda!’. La memoria non può e non deve cedere il posto all’oblio, perché non ci sarà un’alba duratura di fraternità senza aver prima condiviso e dissipato le oscurità della notte”.

“Anche oggi – denuncia il Santo Padre – non mancano idoli vani e falsi che disonorano il nome dell’Altissimo. Sono quelli del potere e del denaro che prevalgono sulla dignità dell’uomo, dell’indifferenza che gira lo sguardo dall’altra parte, delle manipolazioni che strumentalizzano la religione, facendone questione di supremazia oppure riducendola all’irrilevanza”.

E come già detto ieri a Budapest (leggi qui) mette in guardia dall’antisemitismo: “Sono la dimenticanza del passato, l’ignoranza che giustifica tutto, la rabbia e l’odio. Siamo uniti – lo ribadisco – nel condannare ogni violenza, ogni forma di antisemitismo, e nell’impegnarci perché non venga profanata l’immagine di Dio nella creatura umana”.

“È bene condividere e comunicare ciò che ci unisce. Ed è bene proseguire, nella verità e con sincerità, nel percorso fraterno di purificazione della memoria per risanare le ferite passate, così come nel ricordo del bene ricevuto e offerto”, aggiunge.

“Il mondo ha bisogno di porte aperte – conclude il Pontefice -. Sono segni di benedizione per l’umanità. Qui, in questa terra slovacca, terra d’incontro tra est e ovest, tra nord e sud, la famiglia dei figli di Israele continui a coltivare la chiamata a essere segno di benedizione per tutte le famiglie della terra. La benedizione dell’Altissimo si riversa su di noi quando vede una famiglia di fratelli che si rispettano, si amano e collaborano. Vi benedica l’Onnipotente, perché in mezzo a tanta discordia che inquina il nostro mondo possiate essere sempre, insieme, testimoni di pace. Shalom!”.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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