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Anzio. Non accetta la fine della relazione, dà fuoco all’ex compagno e scappa: arrestata

18 settembre 2021 | 10:34
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Anzio. Non accetta la fine della relazione, dà fuoco all’ex compagno e scappa: arrestata

La vittima ha raccontato di essere stato vittima dell’esplosione della caldaia e solo dopo che la Polizia ha avviato le indagini ha raccontato l’accaduto

Anzio – Lo ha attirato in una stanza, lo ha cosparso di alcol etilico, gli ha dato fuoco con un accendino e poi se n’è andata di casa. Vittima l’ex compagno che voleva chiudere la relazione. Fermata dalla Polizia di Stato una 38enne originaria dell’isola di Cuba.

Pochi giorni fa, al pronto soccorso dell’Ospedale di Anzio, è giunto un uomo con delle gravi ustioni su tutto il corpo; lo stesso, accompagnato dalla fidanzata, prima di essere traferito nella terapia intensiva di un ospedale specializzato della capitale, ha dichiarato di essere rimasto vittima dell’esplosione della caldaia domestica.

Gli investigatori del locale commissariato, diretto da Andrea Sarnari, non hanno creduto all’incidente ed hanno avviato una serie di accertamenti. La caldaia è risultata perfettamente integra ed anche alcune testimonianze hanno escluso l’incidente.

Alla fine la vittima si è decisa a raccontare la verità: la compagna una 38enne, non accettava la fine della loro relazione ed al culmine dell’ennesima lite, con uno stratagemma, lo ha fatto entrare in una stanzone dove gli ha buttato addosso dell’alcol a cui ha, subito dopo, dato fuoco usando un accendino. La cubana è poi fuggita di casa senza chiamare i soccorsi ed è tornata solo il mattino dopo. L’uomo era ancora lì; gravemente ustionato ma vivo. È stata lei stessa ad accompagnarlo al pronto soccorso.

Chiuso il cerchio delle indagini, condotte con il coordinamento del Sostituto Procuratore di Velletri dottor Taglialatela, la stessa Procura ha chiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Velletri dottor Picca, una misura cautelare per la 38enne.

Sono stati gli stessi agenti del commissariato Anzio/Nettuno a rintracciare la cubana; dopo la notifica dell’atto la stessa è stata accompagnata nel carcere di Rebibbia.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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