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Un oro olimpico da 10 e lode, Dell’Aquila: “Dopo Tokyo voglio vincere ancora”

21 settembre 2021 | 08:00
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Un oro olimpico da 10 e lode, Dell’Aquila: “Dopo Tokyo voglio vincere ancora”

L’azzurro del taekwondo, ispirato da Molfetta, dedica la medaglia a suo nonno. A 21 anni non si accontenta e non vede l’ora di tornare in gara

Roma – A tracciare la strada era stato Carlo Molfetta a Londra 2012. La sua vittoria olimpica nel taekwondo fu eclatante, nuova, eccezionale per il movimento azzurro della disciplina. Nove anni dopo la sua eredità, mettendoci del suo, è stato Vito Dell’Aquila a vincere. Un campione predestinato quest’ultimo, con la medaglia in mano, probabilmente, già prima di partire per Tokyo. Il giovane atleta della Nazionale di uno sport sempre più in ascesa è stato ispirato dalla storia di un Molfetta che oggi segue i giovani dell’Italia, tramite il ruolo di team manager. E in Giappone, alle recenti Olimpiadi slittate a causa del Covid del 2021, c’era anche lui ad applaudire il suo ‘erede’ (di cui è grande tifoso), che ha preso grandi energie mentali dalla medaglia di Carlo.

Vito ce l’ha ancora dentro quella emozione a cinque cerchi, palpabile e forte. E’ stato il primo azzurro dell’Italia Team a salire sul podio e a vincere una medaglia. Si è preso l’oro della storia personale e l’oro di una edizione olimpica dei ragazzi del Coni, che ha fatto da apripista agli altri nove titoli olimpici a Tokyo. Convinto delle sue possibilità, giustificate dalle medaglie internazionali sinora vinte, condite con l’oro olimpico, che brilla in bacheca con orgoglio, Dell’Aquila ci mette il cuore nel taekwondo e lo racconta a Il Faro online, in questo viaggio che la testata comincia,  tra i protagonisti di una storica Olimpiade giapponese. Catapultato nella storia Vito, ha scritto la sua con determinazione, passione soprattutto per lo sport che pratica e amore per una vita e per una famiglia che sempre ha avuto accanto. Il primo pensiero dopo la vittoria dell’oro, con commozione comprensibile, è andato a suo nonno che lo ha sempre seguito e che lo ha sempre spinto a praticarlo il taekwondo. A un mese e poco di più di distanza da quel caldo giorno di agosto, quando l’Italia apriva le porte alla leggenda e Vito saliva sul primo gradino del podio olimpico, accompagnato dall’inno di Mameli, cantato a squarciagola sotto la mascherina obbligatoria, rivive una esperienza indimenticabile l’atleta dei Carabinieri, che vuole vincere ancora.

Sa che può farlo. E’ forte Vito sul quadrato. E’ campione mondiale, campione europeo e bronzo continentale. Guida probabilmente di una squadra di giovani che convince. Che fa sognare. Dell’Aquila è veloce in gara, concentrato, preciso. Si usano le gambe nel taekwondo e ci vuole anche tanto equilibrio. Le qualità le ha il campione olimpico. L’ovviamente oro di Tokyo. Chi lo segue, chi sa cosa può dare nel suo sport del cuore attendeva il successo più grande dal solo 21enne azzurro. Ha le idee chiare Vito e sa che a Parigi 2024 potrà essere ancora leggenda. Sa che la carriera per un atleta non si svolge per sempre e lui, da grande appassionato, vuole restare nel mondo dello sport per tutta la vita, e allora arriva un altro sogno a sussurrare al suo cuore: essere un giorno giornalista sportivo per raccontare di quella passione e scrivere di emozioni e di gare. Potrà restare lì dove la sua passione vive. Come resta oggi nel suo mondo. In attesa che ricominci la stagione e aspettando altre gare da svolgere, che non vede l’ora di vivere ancora una volta.

Caro Vito, giovanissimo ha già vinto una medaglia d’oro olimpica. Come credi possa incidere sul tuo futuro di atleta? Quale tipo di eredità oggi porti con te?

“Spero possa incidere positivamente. Io sono molto felice, soddisfatto rilassato per questa medaglia olimpica, ma non mi basta. Ho voglia di vincere di più, penso di meritarmi di più per tutto il duro lavoro che sto facendo e per la passione che ho per questo sport”.

Il taekwondo è cresciuto molto in questi anni e tu sei stato un protagonista importante. Su quali basi hai costruito il tuo successo? Quanto ha inciso l’oro di Molfetta a Londra, per lo sviluppo del movimento?

“Ho costruito il mio successo con il duro lavoro, la passione e con il focus diretto al taekwondo. L’oro di Carlo sicuramente mi ha aiutato dal punto di vista mentale”.

Qual è stato il tuo primo pensiero a Tokyo dopo la vittoria?

“Ero super soddisfatto. Nella mie mente pensavo che è come prendere 10 ad un compito in classe. Pensavo a quanto sarebbero stati fieri i miei e a mio nonno, mio supporter numero 1”.

Quali sono i tuoi prossimi impegni agonistici? E quali sono i tuoi sogni come ragazzo e atleta?

“Non so quali siano i prossimi impegni, non vedo l’ora di preparare le prossime gare e sogno di vincere quelle più importanti. In futuro mi piacerebbe diventare giornalista”.

(foto@Fita/FederazioneItalianaTaekwondo-Facebook)

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