Papa Francesco contro aborto ed eutanasia: “Bruttissime abitudini del nostro tempo”

27 settembre 2021 | 17:01
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Papa Francesco contro aborto ed eutanasia: “Bruttissime abitudini del nostro tempo”

Il Pontefice, ancora una volta, mette in guardia dalla “cultura dello scarto”: “Questa è una strada su cui noi non possiamo andare”

Città del Vaticano – Aborto ed eutanasia “nascosta”: sono, secondo Papa Bergoglio, le “bruttissime abitudini” del nostro tempo. Nell’incontro con i partecipanti all’assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, il Pontefice torna a parlare di cultura dello scarto, di cui sono vittime bambini e anziani del nostro tempo.

“C’è lo scarto – dice Francesco – dei bambini che non vogliamo accogliere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente”. “E oggi questo è diventato un modo ‘normale’, un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio, e per capirlo bene forse ci aiuta fare una doppia domanda: è giusto eliminare, fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema?”, dice, ribadendo quanto affermato solo poche settimane fa durante la conferenza stampa aereo (leggi qui) di ritorno dal Viaggio Apostolico in Slovacchia (leggi qui).

Bergoglio parla poi dell’eutanasia “nascosta”: “E’ quella che fa dire: ‘le medicine sono care, se ne dà la metà soltanto’; e questo significa accorciare la vita degli anziani perché non servono… Ma sono la saggezza, sono le radici di saggezza della nostra civiltà, e questa civiltà li scarta!”.

In altre parole, con aborto ed eutanasia “rinneghiamo la speranza: la speranza dei bimbi che ci portano la vita che ci fa andare avanti, e la speranza che è nelle radici che ci danno gli anziani. Scartiamo ambedue. E poi, quello scarto di tutti i giorni, che la vita è scartata”.

“Stiamo attenti a questa cultura dello scarto: non è un problema di una legge o dell’altra, è un problema dello scarto” e “questa è una strada su cui noi non possiamo andare: la strada dello scarto”, mette in guardia il Papa.

Bergoglio rinnova quindi l’appello di una “scienza che sia veramente al servizio dell’uomo, e non l’uomo al servizio della scienza”.

Nel suo discorso il Papa parla anche di salute pubblica: “Da una parte siamo logorati dalla pandemia di Covid-19 e dall’inflazione di discorsi che sono stati suscitati: quasi non vogliamo più sentirne parlare e abbiamo fretta di passare ad altri argomenti. Ma d’altra parte è indispensabile riflettere con calma per esaminare in profondità quanto è accaduto e intravedere la strada verso un futuro migliore per tutti”.

“La crisi pandemica – aggiunge  ha messo in luce quanto è profonda l’interdipendenza sia tra di noi sia tra la famiglia umana e la casa comune (cfr Enc. Laudato si’, 86; 164). Le nostre società, soprattutto in Occidente, hanno avuto tendenza a dimenticare questa interconnessione. E le amare conseguenze sono sotto i nostri occhi. In questo passaggio d’epoca è dunque urgente invertire tale tendenza nociva, ed è possibile farlo mediante la sinergia tra diverse discipline – spiega -. Occorrono conoscenze di biologia e di igiene, di medicina e di epidemiologia, ma anche di economia e sociologia, antropologia ed ecologia. Si tratta, oltre che di comprendere i fenomeni, anche di individuare criteri di azione tecnologici, politici ed etici riguardo ai sistemi sanitari, alla famiglia, al lavoro e all’ambiente”.

Questo, aggiunge, “è particolarmente importante nel campo della sanità, perché la salute e la malattia sono determinate non solo dai processi della natura ma anche dalla vita sociale. Inoltre, non basta che un problema sia grave perché si imponga all’attenzione e venga così affrontato: tanti problemi molto gravi sono ignorati per una mancanza di impegno adeguato”. Francesco si rivolge a malattie come “la malaria e la tubercolosi: la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie procura nel mondo ogni anno milioni di morti evitabili. Se compariamo questa realtà con la preoccupazione che la pandemia di Covid-19 ha provocato, vediamo come la percezione della gravità del problema e la corrispondente mobilitazione di energie e di risorse sia molto diversa”.

“Facciamo bene a prendere tutte le misure per arginare e sconfiggere il Covid-19 sul piano globale – dice -, ma questa congiuntura storica in cui veniamo minacciati da vicino nella nostra salute dovrebbe farci attenti a ciò che significa essere vulnerabili e vivere quotidianamente nella precarietà. Potremo così renderci responsabili anche di quelle gravi condizioni in cui vivono altri e di cui finora ci siamo poco o per nulla interessati”.

Poi bacchetta i leader del mondo: “Fa non so se ridere o piangere, a volte piangere, quando sentiamo governanti o responsabili di comunità che consigliano agli abitanti delle baraccopoli di igienizzarsi parecchie volte al giorno con acqua e sapone. Ma, caro, tu non sei stato mai in una baraccopoli: lì non c’è l’acqua, non conoscono il sapone. Per favore, prendiamoci cura di queste realtà, anche quando riflettiamo della salute. Ben venga, dunque, l’impegno per un’equa e universale distribuzione dei vaccini – questo è importante –, ma tenendo conto del campo più vasto in cui si esigono gli stessi criteri di giustizia, per i bisogni di salute e promozione della vita”.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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