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Giornata Mondiale degli insegnanti 2021: il 5 ottobre si celebrano i protagonisti dell’educazione

5 ottobre 2021 | 07:00
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Giornata Mondiale degli insegnanti 2021: il 5 ottobre si celebrano i protagonisti dell’educazione

La Polizia Postale incontra 50mila studenti con un workshop sul tema della sicurezza online nelle scuole elementari sul territorio nazionale

Il 5 ottobre di ogni anno si celebra la 27sima Giornata Mondiale del docente, l’evento che dal 1996, con la firma della Raccomandazione del 1966 sullo status di insegnante, focalizzò i diritti e doveri di chi insegna e l’esigenza di una formazione permanente dei docenti attraverso la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell’Unesco sullo status di insegnante, la principale struttura di riferimento per i diritti e le responsabilità dei docenti su scala mondiale. Con l’evento di domani si vuole anche ribadire che gli insegnanti sono gli attori indispensabili per l’attuazione dell’Agenda 2030 sull’educazione: l’obiettivo è quello di incrementare il livello di alfabetizzazione globale e ridurre l’abbandono scolastico, contribuendo alla crescita delle nuove generazioni, a migliorare la vita dei cittadini e a raggiungere lo sviluppo sostenibile. Un’opera che non può andare a compimento senza gli insegnanti: è grazie al loro operato che l’educazione dei giovani può volgere alla qualità, oltre che a un’equa e inclusiva opportunità di apprendimento per tutti.

La Giornata serve a suscitare riflessioni sul ruolo dei professionisti della formazione, sulle sfide che affrontano, sulle difficili condizioni di lavoro a cui sono spesso sottoposti.

La Polizia di Stato incontra 50mila studenti delle scuole elementari

La Polizia Postale, in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti che si celebra il 5 ottobre e in concomitanza dalla Festa dei Nonni, ha organizzato un workshop sul tema della sicurezza online nelle scuole elementari sul territorio nazionale.
Gli operatori della Polizia Postale incontreranno oltre 50 mila bambini ai quali verrà regalato il libro “Interland: avventure digitali – in viaggio col nonno alla scoperta del Web”. Il volume, dedicato ai bambini e alle loro famiglie per aiutarli ad affrontare insieme i temi della sicurezza del web, edito da Gribaudo, è stato realizzato dalla Polizia Postale in collaborazione con Google e sarà distribuito gratuitamente anche dalla casa editrice Feltrinelli.

Al centro del dibattito con gli specialisti della Polizia Postale sono il dialogo intergenerazionale sui temi del digitale e l’aiuto reciproco tra nonni e “nativi digitali”, teso a sviluppare le competenze fondamentali per vivere in rete con consapevolezza.

I protagonisti del libro sono nonno Agenore ed i suoi due nipotini, Davide e Matilde, che, in occasione del compleanno del nonno, compiono un viaggio attraverso i “quattro Regni di Interland”, alla ricerca di un regalo nascosto. Nel corso del viaggio, i protagonisti dovranno affrontare alcune sfide – haters, phishing, incidenti legati alla privacy online, etc., le stesse che tutti noi affrontiamo ogni giorno sul Web – con insegnamenti e consigli.

Il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Lazio ha organizzato, per l’occasione, incontri in tutte le province della regione; la Sezione Polizia Postale di Viterbo incontrerà gli alunni della scuola primaria della “Quercia”, la Sezione di Frosinone parlerà ai bambini della primaria dell'”Istituto Comprensivo 1^”, a Latina l’incontro da parte degli operatori della Sezione Polizia Postale si svolgerà presso l’Istituto Comprensivo “Tommaso d’Aquino” di Prossedi, la Sezione di Rieti incontrerà i bambini della scuola primaria “Leonardo Radice” ed infine, a Roma, il dibattito si svolgerà presso le “scuole CEFA”, incontrando gli alunni della scuola elementare.

L’obiettivo delle attività è insegnare ai bambini, sempre più precoci nell’utilizzo dei device e che nel periodo dell’emergenza Covid-19 sono stati sempre più esposti in solitudine sulla rete internet, a sfruttare le potenzialità comunicative del web e delle community online, senza correre i rischi connessi al cyberbullismo, alla violazione della privacy altrui e propria, al caricamento di contenuti inappropriati, alla violazione del copyright.

La formazione sui temi della sicurezza e dell’uso responsabile della rete è un impegno quotidiano della Polizia di Stato e la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione è assolutamente determinante. Un impegno avvalorato anche dai dati sul rapporto tra giovanissimi e sicurezza online.

L’avvento della pandemia ha accelerato la diffusione dell’uso delle nuove tecnologie in fasce di età sempre più giovani; per combattere la noia e compensare la mancanza di contatti con i coetanei, numerosissimi bambini hanno acquisito, in pochi mesi, una dimestichezza maggiore all’uso di tablet e smartphone, in un’età in cui, in passato, la bicicletta e la palla erano per loro le principali fonti di attrazione.

I bambini più piccoli che approcciano la rete sono attratti dai giochi online, si “muovono” sui social network ma rivelano la loro forte fragilità per inesperienza, per immaturità emotiva, e per una profonda suggestionabilità che li espone, inevitabilmente, al rischio di essere vittime di cyberbullismo e ancor più di adescamento online.

Molti genitori hanno manifestato preoccupazione per i rischi cui sono esposti in rete i propri figli, e due su quattro hanno dichiarato di aver preso precauzioni e contromisure per proteggerli, come limitare l’accesso ad alcuni siti web e, in assenza di funzioni specifiche sulle varie piattaforme, hanno fornito loro raccomandazioni riguardo i contenuti da condividere o non sui social network. Le loro maggiori preoccupazioni riguardano il timore che i propri figli possano fornire inconsapevolmente troppe informazioni a utenti sconosciuti e che possano essere convinti con l’inganno ad incontrare malintenzionati, oppure che possano subire atti di bullismo o condotte moleste.

Inoltre, molti dei genitori italiani hanno dichiarato episodi di cybercrime subiti dai propri figli, i più frequenti dei quali sono stati il download di virus sul loro PC o su quello della famiglia, attraverso l’apertura di allegati a e-mail (phishing), o di link inviati con SMS (smishing), oltre a violazioni dei profili social. Iniziative come la giornata mondiale dedicata agli insegnanti, ormai celebrata in tutto il mondo, sono di grande importanza perché aiutano a portare la sicurezza della rete all’attenzione di un grande numero di utenti, soprattutto adulti, che sono oggi nel nostro paese ancora poco consapevoli dell’importanza di educare i minori ad un uso sicuro, consapevole e responsabile del web.

Chi sono e come lavorano i docenti italiani?

La situazione degli insegnanti in Italia, però, non è delle migliori. Basti pensare che ci sono molti insegnanti ancora precari che vivono con incertezza il proprio futuro lavorativo. Secondo Anief, 870 mila insegnanti continuano a essere non considerati: due su tre hanno più di 50 anni di età, mentre con meno di 30 anni sono sotto l’1%, gli stipendi sono la metà di quelli della Germania, uno su quattro è precario, il diritto a fare carriera come quello alla mobilità continuano troppe volte a essere clamorosamente negati.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si sofferma sui connotati della professione del docente: “Un perenne percorso a ostacoli, senza alcuna certezza di arrivare a meta, e che anche da immessi in ruolo comporta un carico crescente di burocrazia e incombenze che hanno poco a che vedere con la didattica. L’approccio per quasi tutti i docenti sono a dir poco in salita, con supplenze a singhiozzo e anche quando si superano i 36 mesi di supplenza si rimane supplenti, malgrado la Commissione Ue abbia da tempo detto che si debba procedere con la stabilizzazione. Gli stessi concorsi rimangono troppo spesso illegittimamente preclusi. E di forme di carriera nemmeno a parlarne, tranne la possibilità, dopo cinque anni di ruolo, di partecipare all’ambita selezione per diventare dirigente scolastico. Gli stipendi rimangono tremendamente bassi, al punto che per dare un senso all’aumento del prossimo rinnovo contrattuale non si dovrebbe andare al di sotto dei 300 euro di media a docente: senza dimenticare il mancato riconoscimento di quel rischio biologico, invece da tempo accordato a infermieri e medici. La qualità dell’offerta formativa, inoltre, rimane fortemente condizionata dall’eccessiva presenza di alunni per classe, che nel terzo anno di Covid diventa ancora più rischiosa per la salute. Ai docenti, come al personale Ata, è stato imposto un Green Pass che oltre a essere discriminante non fornisce alcuna reale possibilità di schermarsi dai contagi. Ci sono poi i vincoli alla mobilità che in presenza di posti liberi diventano una palese violazione al diritto a ricongiungersi ad affetti e famiglia”.

Quanti sono i docenti italiani

In Italia quasi l’82% dei docenti è donna, addirittura il 99% nella scuola dell’infanzia e in due casi su tre alle superiori. Con l’approvazione delle riforme pensionistiche, l’età media dei nostri docenti sfora ormai i 54 anni, con sempre più ultrasessantenni e meno under 40. Gli under 30 sono delle “mosche bianche”. La regione italiana con il numero più alto di insegnanti è la Lombardia, dove ne sono in servizio più di 100mila. Complessivamente, in tutto il territorio nazionale, all’interno degli oltre 8.200 istituti scolastici, quasi 300 mila lavorano nelle scuole secondarie di secondo grado; un po’ meno nella scuola primaria; circa 200 mila nella scuola secondaria di primo grado e altrettanti in quella dell’infanzia che copre la fascia di alunni 3-6 anni.

I problemi della professione

“Per i docenti – spiega Anief – il burnout rimane una delle condizioni “stressogene” frequenti a cui è più esposto. Da alcuni anni, sovvertendo le indicazioni europee anti-precariato, il tasso di supplentite si è incrementato in modo esponenziale. L’anno scorso si è toccato il record di supplenze annuali, con oltre 200mila supplenze annuali fino al 30 giugno o al 31 agosto. Le richieste di messa a disposizione, le cosiddette Mad, continuano a imperversare, con migliaia di cattedre assegnate agli studenti universitari, dopo che almeno la metà delle immissioni in ruolo non si realizzano perché il Ministero dell’Istruzione non vuole assumere da tutte le graduatorie. E sul sostegno si tocca l’apice del disservizio, con almeno 50mila non specializzati assegnati ogni anno agli alunni disabili e la metà delle cattedre, tutte vacanti, che continuano a essere collocate in deroga e a supplenti.
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