Dal Colosseo il grido di Francesco per la pace: “La guerra si prende gioco della vita umana”

7 ottobre 2021 | 17:34
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Dal Colosseo il grido di Francesco per la pace: “La guerra si prende gioco della vita umana”

A trentacinque anni dall’incontro di Assisi, i leader delle religioni di tutto il mondo si incontrano a Roma e lanciano un nuovo appello alla pace: “Smilitarizzare il cuore dell’uomo”

Roma – “Non si può giocare con la vita dei popoli e dei bambini” perché “è la guerra che si prende gioco della vita umana”. Dal Colosseo, teatro di “brutali divertimenti” e “spettacoli fratricidi” nella Roma imperiale, come li ha ribattezzati il Pontefice, Papa Francesco e i leader di tutte le religioni rinnovano l’appello, rivolto ai politici dell’intero pianeta, alla pace.

Ai piedi del Palatino, con il grande imam dell’università di Al Azar (Il Cairo), Al Tayyeb, il patriarca ortodosso Bartolomeo I, il Catholicos di tutti gli Armeni, Karekine II, il presidente della conferenza dei rabbini europei Pinchas Goldschmidt e ad esponenti buddisti e induisti, Bergoglio prega e invoca per il mondo, il dono della pace. Una scena che fa riemergere nella memoria non sono l’incontro di Assisi di trentacinque anni fa – che l’evento odierno vuole proprio ricordare – ma anche quello dello scorso anno, svoltosi nella piazza del Campidoglio dove Bergoglio “scomunicò” terrorismo e radicalismo (leggi qui).

Il vento sferza con insistenza il palco, ma la preghiera corale del “Padre nostro” è più forte del rumore dell’aria sui microfoni. Terminata la preghiera i leader religiosi lasciano il palco allestito ai piedi della terrazza del Palatino per raggiungere quello situato davanti l’ingresso del Colosseo. Davanti alle arcate dell’Anfiteatro Flavio il Papa si ferma e saluta i pochi fedeli che hanno avuto accesso all’evento. Stringe le mani e abbraccia la poetessa Edith Bruck, ebrei sopravvissuta all’inferno dei lager a cui il Pontefice aveva fatto visita pochi mesi fa (leggi qui).

Quindi è il momento dei discorsi e delle riflessioni. Il primo a prendere la parola è Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, organizzatrice dell’evento. Poi è la volta della cancelliera tedesca Angela Merkel, convinta che per costruire la pace “occorre il dialogo aperto e rispettoso tra i governi e tra le religioni. Dobbiamo crederci profondamente, è possibile costruire la pace anche se in modo dolorosamente lungo”.

Più critico Papa Francesco, che bacchetta i politici e la società odierna. Una società che, proprio come accadeva nel Colosseo, è abituata a spettacolarizzare il dolore senza compatirlo. Per questo oggi “abbiamo bisogno di ‘costruire compassione'”, ovvero “di sentire l’altro, di fare proprie le sue sofferenze, di riconoscerne il volto” per “non lasciare che la vita dei popoli si riduca a un gioco tra potenti”.

“No, la vita dei popoli non è un gioco – ammonisce -, è cosa seria e riguarda tutti; non si può lasciare in balia degli interessi di pochi o in preda a passioni settarie e nazionaliste. È la guerra a prendersi gioco della vita umana. È la violenza, è il tragico e sempre prolifico commercio delle armi, che si muove spesso nell’ombra, alimentato da fiumi di denaro sotterranei”.

Diversi poi i passaggi ripresi dalla sua ultima enciclica, la Fratelli tutti, e il Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi, invitando i leader religiosi di tutto il mondo “aiutare a estirpare dai cuori l’odio e condannare ogni forma di violenza. Con parole chiare incoraggiamo a questo: a deporre le armi, a ridurre le spese militari per provvedere ai bisogni umanitari, a convertire gli strumenti di morte in strumenti di vita. Non siano parole vuote, ma richieste insistenti che eleviamo per il bene dei nostri fratelli, contro la guerra e la morte, in nome di Colui che è pace e vita”.

“Meno armi e più cibo, meno ipocrisia e più trasparenza, più vaccini distribuiti equamente e meno fucili venduti sprovvedutamente”, grida mentre il vento continua a gonfiargli la mantellina che, più volte, durante il suo discorso gli vola testa. “I tempi ci chiedono di farci voce di tanti credenti, persone semplici, disarmate, stanche della violenza, perché chi detiene responsabilità per il bene comune si impegni non solo a condannare guerre e terrorismo, ma a creare le condizioni perché essi non divampino”, aggiunge Bergoglio, mentre si alza un applauso scrosciante.

L’appello per la Pace sottoscritto dai leader

Nel mondo ci sono tante guerre aperte, minacce terroristiche, gravi violenze. Si sta riabilitando l’uso della forza come strumento di politica internazionale. Purtroppo scompare una generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale: così si perde la memoria dell’orrore della guerra. Infatti sono rimessi in discussione significativi progressi verso una cultura di pace, che hanno fatto maturare una visione comune del destino comune dell’umanità.

I popoli soffrono. Soffrono i profughi della guerra e della crisi ambientale, gli scartati, i deboli, gli indifesi. Spesso donne offese e umiliate, bambini senza infanzia, anziani abbandonati. I poveri, spesso invisibili, oggi invece partecipano in modo speciale alla nostra riunione: invocano per primi la pace. Ascoltarli, fa comprendere meglio la follia di ogni conflitto e violenza.

Le Religioni possono fondare la pace ed educare ad essa. Le Religioni non possono essere utilizzate per la guerra. Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza. Se vedete intorno a voi le guerre, non rassegnatevi! I popoli desiderano la pace. La fraternità tra le religioni compie progressi, nonostante le difficoltà. Ringraziamo tutti gli amici del dialogo nel mondo e diciamo loro: coraggio! Il futuro del mondo dipende da questo: che ci riconosciamo fratelli. I popoli hanno un destino da fratelli sulla terra.

Occorre riprendere presto il processo di disarmo oggi bloccato. Occorre fermare il commercio e l’uso delle armi. Occorre far avanzare il disarmo nucleare. La proliferazione delle armi nucleari è un’incredibile minaccia. Occorre fare la pace. La pace è anche rispettare il pianeta, la natura e le creature. La distruzione dell’ambiente è dovuta all’arroganza di un essere umano che si sente proprietario. Un io padrone diventa un io predatore, pronto al dominio e alla guerra.

Popoli fratelli e terra futura sono legati indissolubilmente. La pandemia ha mostrato quanto gli esseri umani siano sulla stessa barca, legati da fili profondi. Il futuro non appartiene all’uomo dello spreco e dello sfruttamento, che vive per sé stesso e ignora l’altro. Il futuro appartiene a donne e uomini solidali e a popoli fratelli. Possa Dio aiutarci a ricostruire la comune famiglia umana e a rispettare la madre terra. Davanti al Colosseo, simbolo di grandezza ma anche di sofferenza, ribadiamo con la forza della fede che il nome di Dio è pace.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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