Ognissanti, il Papa: “Non c’è santità senza gioia, ma potere e ricchezza non fanno la felicità”

1 novembre 2021 | 16:12
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Ognissanti, il Papa: “Non c’è santità senza gioia, ma potere e ricchezza non fanno la felicità”

Il Pontefice all’Angelus: “La gioia del cristiano non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio”

Città del Vaticano – “Non c’è santità senza gioia!”. Il “mondo ti dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo” ma “Gesù rovescia questi criteri”. Infatti, “la gioia del cristiano non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui”.

A dirlo è Papa Francesco affacciatosi, come da tradizione, su piazza San Pietro per pregare l’Angelus con i pellegrini di tutto il mondo in occasione della festa di Tutti i Santi. Il Pontefice commenta il brano evangelico odierno, quello delle Beatitudini (cfr Mt 5,1-12a), definendole “il messaggio ‘programmatico’ di Gesù” poiché “esse mostrano la strada che conduce al Regno di Dio e alla felicità: la strada dell’umiltà, della compassione, della mitezza, della giustizia e della pace. Essere santi è camminare su questa strada”. Francesco si sofferma però su due aspetti “propri” “di questo stile di vita di santità: la gioia e la profezia”.

Parla prima della “gioia” perché “la santità – spiega il Papa – non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio”. “Non è una conquista umana” ma “un dono che riceviamo: siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita”. “La gioia del cristiano – sottolinea – non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui”. Anche i Santi, fa notare, nonostante “molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata”. E ammonisce: “Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza. Interroghiamoci su questo: siamo cristiani gioiosi? Io, sono un cristiano gioioso o non lo sono? Diffondiamo gioia o siamo persone spente, tristi, con la faccia da funerale? Ricordiamoci che non c’è santità senza gioia!”.

Il secondo aspetto su cui si sofferma è “la profezia”. Le Beatitudini, rimarca, “sono rivolte ai poveri, agli afflitti, agli affamati di giustizia”. È, in altre parole, “un messaggio contro-corrente”. Infatti “il mondo dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo”. Al contrario, “Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico: la vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Gesù, praticando la sua Parola. E questo significa un’altra povertà, cioè essere poveri dentro, svuotarsi di sé stessi per fare spazio a Dio”.

“Chi si crede ricco, vincente e sicuro, fonda tutto su di sé e si chiude a Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé stesso rimane aperto a Dio e al prossimo. E trova la gioia”, il monito del Pontefice. “Le Beatitudini, – prosegue – sono la profezia di un’umanità nuova, di un modo nuovo di vivere: farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece di emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la giustizia e la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza, ingiustizie e disuguaglianze”.

“La santità – conclude – è accogliere e mettere in pratica, con l’aiuto di Dio, questa profezia che rivoluziona il mondo. Allora possiamo chiederci: io testimonio la profezia di Gesù? Esprimo lo spirito profetico che ho ricevuto nel Battesimo? O mi adeguo alle comodità della vita e alla mia pigrizia, pensando che tutto vada bene se va bene a me? Porto nel mondo la novità gioiosa della profezia di Gesù o le solite lamentele per quello che non va? Domande che ci farà bene farci”.

Dopo la benedizione, il Papa rivolge un “saluto speciale” “ai partecipanti alla Corsa dei Santi, organizzata dalla Fondazione ‘Don Bosco nel mondo’. È importante promuovere il valore educativo dello sport. Grazie anche per la vostra iniziativa in favore dei bambini della Colombia”. Quindi ricorda che domani, 2 novembre, si recherà  “al Cimitero Militare Francese di Roma: sarà l’occasione per pregare in suffragio di tutti i morti, in particolare per le vittime della guerra e della violenza. Visitando questo cimitero, mi unisco spiritualmente a quanti in questi giorni vanno a pregare presso le tombe dei loro cari, in ogni parte del mondo”.

Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona festa dei Santi, nella compagnia spirituale di tutti i Santi. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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