“C’è posta per te” in carcere: nei pacchi per i detenuti droga e SIM card

2 novembre 2021 | 10:55
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“C’è posta per te” in carcere: nei pacchi per i detenuti droga e SIM card
“C’è posta per te” in carcere: nei pacchi per i detenuti droga e SIM card
“C’è posta per te” in carcere: nei pacchi per i detenuti droga e SIM card
“C’è posta per te” in carcere: nei pacchi per i detenuti droga e SIM card

Sono 7 gli arrestati. Sospeso anche un Agente Penitenziario che lavorava nella casa circondariale di Rebibbia

Roma – A conclusione di un’articolata e complessa attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, i Carabinieri della Compagnia Roma E.U.R ed il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma nei confronti di 7 persone (5 in carcere e 2 ai domiciliari), perché gravemente indiziate, a vario titolo dei delitti di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso (art 73 DPR 309/90 – art 110 C.P.), introduzione di dispositivi idonei alla comunicazione (art 391 ter C.P.) e di corruzione per atti contrari ai propri doveri (artt. 319-321 C.P.), condotte poste in essere anche fino all’anno in corso.

L’attività investigativa – denominata Open Prisons – ha consentito di accertare l’esistenza di un traffico di sostanze stupefacenti, di cellulari e schede Sim introdotte abusivamente e reiteratamente all’interno dell’istituto penitenziario di Roma Rebibbia. La richiesta di droga e di schede telefoniche perveniva da alcuni detenuti i quali si occupavano della successiva rivendita nell’ambito del reparto G8 del carcere romano.

Nel ricostruire la filiera dello spaccio e dell’acquisizione dello stupefacente dall’esterno è emerso, tra l’altro, il coinvolgimento dei familiari di alcuni ristretti i quali, per veicolare l’introduzione delle dosi di stupefacente e delle Sim card, si servivano tra l’altro dei “pacchi colloquio”.

Le investigazioni hanno permesso di appurare il coinvolgimento di un Agente Penitenziario, già sospeso in via cautelativa in sede amministrativa, gravemente indiziato per i delitti di concorso nel reato di detenzione a fini di sostanza stupefacente e corruzione per compiere atti compiere atti contrari ai doveri d’ufficio, avendo fatto da tramite tra i detenuti e l’esterno, per facilitare l’introduzione illecita nel carcere di quanto richiesto e che è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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