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Sequestro di persona e rapine in villa: arresti anche a Fiumicino e Acilia

3 novembre 2021 | 07:05
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Sequestro di persona e rapine in villa: arresti anche a Fiumicino e Acilia

I Carabinieri di Aprilia stanno dando esecuzione a 6 ordinanze dei custodia cautelare

Roma – Sequestro di persona e rapine in villa: di questo sono accusate sei persone che questa mattina sono state arrestate a Vetralla, Montefiascone, Bologna, Acilia e Fiumicino, dai Carabinieri della Sezione Operativa del Norm del Reparto Territoriale di Aprilia. I militari dell’Arma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare poiché le 6 persone sono ritenute responsabili, a diverso titolo, dei “reati di rapina in abitazione in concorso, sequestro di persona aggravato e danneggiamento seguito da incendio, consumato nei confronti dei proprietari del Golf Club di Aprilia nell’estate del 2020″, come fanno sapere gli inquirenti in una nota.

L’indagine, convenzionalmente denominata “Oasi”, ha consentito la disarticolazione di un sodalizio criminale specializzato nella consumazione di “rapine in villa”, la cui efferatezza aveva terrorizzato, in particolar modo, i proprietari del club, una facoltosa coppia di immobiliaristi romani, rappresentando un potenziale pericolo anche per i residenti della zona.

L’indagine

Il provvedimento scaturiscono al termine dell’indagine che ha avuto inizio a seguito dell’efferata rapina con conseguente sequestro di persona commessa, l’11 luglio 2020, ad Aprilia. In quell’occasione, una coppia di coniugi, è stata sorpresa presso la propria abitazione da cinque individui travisati, che, dopo aver legato con alcune fascette i due ed un custode cingalese, hanno svaligiato la villa del denaro, preziosi ed una pistola Glock legalmente detenuta dal proprietario di casa.

La dinamica della rapina si sviluppava in due fasi: mentre due dei cinque rapinatori si trattenevano presso la tenuta a sorvegliare le vittime, altri tre, con l’autovettura rapinata alla coppia, successivamente data alle fiamme, si recavano presso l’abitazione romana delle vittime da dove asportavano dall’interno di una cassaforte gioielli del valore complessivo di circa 20.000 euro, un orologio del valore di circa 1.500 euro e denaro contante ammontante a circa 6.000 euro.

Il dispositivo di video sorveglianza installato all’interno dell’abitazione (con registrazione video e audio) però ha permesso di accertare come i rapinatori rimasti presso la villa, e quelli andati a Roma, avessero avuto contatti telefonici proprio durante le fasi della rapina.

Sulla base di questo primo elemento investigativo è stata avviata una minuziosa indagine grazie alla quale sono state estrapolate alcune utenze verosimilmente utilizzate dai rapinatori e soprattutto emergevano i contatti fra dette utenze ed il guardiano, grazie alle quali si accertavano stretti contatti con un connazionale residente nella zona di Acilia.

Lo sviluppo delle indagini ha permesso poi, attraverso una puntuale attività di analisi dei flussi di comunicazione, di individuare un gruppo di malviventi gravitanti nell’alto Lazio, in particolare nel viterbese.

La ricostruzione delle dinamiche di relazione tra le utenze emerse, consentiva di comprendere come il custode (che è stato accertato frequentare pregiudicati locali, nonché fare uso di stupefacenti) avrebbe svolto il ruolo di basista, mentre la rapina sarebbe stata materialmente perpetrata da una batteria di rapinatori con l’ausilio di un altro cingalese residente nella zona di Acilia.

La collaborazione con i militari del Nucleo Investigativo di Viterbo e la visione dei sistemi di video sorveglianza del luogo ove era stata consumata la rapina consentivano di identificare inizialmente un pregiudicato noto alle forze di polizia operanti in quella provincia e successivamente i rimanenti complici, tutti di etnia Rom legati fra loro da legati da vincoli di parentela.

Grazie a questi riscontri investigativi è iniziata un’attività tecnica che si avvaleva anche della collaborazione del Raggruppamento CC Investigazioni Scientifiche di Roma, Sezione di Fonica, Audiovideo e Informatica al fine di comparare le voci acquisite dai sistemi di video registrazione con quelle reali, le cui immagini venivano nitidamente esaltate al fine di ottenere una comparazione univoca con gli indagati.

Nel corso dell’indagine, durante una perquisizione delegata dalla Procura di Latina presso il Golf Club della famiglia rapinata a carico del custode cingalese, nei confronti del quale oltre a rinvenire armi e droga erano emersi gravi indizi di reità in ordine al suo ruolo di basista, simulando di essere parte offesa della rapina,si è barricato dentro una stanza per poi suicidarsi con un colpo di pistola alla testa.

Appariva evidente che il gesto era dovuto all’onta di essere riconosciuto come uno dei colpevoli a fronte della fiducia che gli era stata concessa dalla famiglia rapinata.

Il G.I.P., concordando pienamente con tutte le risultanze investigative prodotte dalla Procura di Latina che a sua volta concordava con le indagini condotte dalla Sezione Operativa del Norm del Reparto Territoriale di Aprilia ha così emesso le misure che hanno portato agli arresti di queste ore.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

(Il Faro online)