Il Fatto

Influenza aviaria: che cos’è, come ci si infetta, quali rischi si corrono

9 novembre 2021 | 17:18
Share0
Influenza aviaria: che cos’è, come ci si infetta, quali rischi si corrono

Sul litorale romano è allarme per un focolaio di influenza aviaria. Ma che tipo di malattia è? Quali rischi corre l’uomo? Come si cura? Tutto quello che c’è da sapere

Roma – Un focolaio di influenza aviaria è stato individuato in un allevamento di Ostia Antica (leggi qui). La Asl ha subito provveduto a emettere un’ordinanza che istituisce una zona di sorveglianza nella quale rientrano anche Fiumicino (leggi qui). Ma che cos’è l’influenza aviaria? Si tratta di una malattia virale che colpisce per lo più gli uccelli selvatici. Questi fungono da serbatoio e possono eliminare il virus attraverso le feci. Solitamente, fanno sapere dal Ministero della Salute, “tali uccelli non si ammalano, ma possono essere molto contagiosi per gli uccelli domestici quali polli, anatre, tacchini e altri animali da cortile. L’influenza nel pollame si può presentare nella forma causata da ceppi a bassa patogenicità (LPAI) e da ceppi ad alta patogenicità (HPAI). La malattia è soggetta ad obbligo di denuncia”.

I virus influenzali A sono suddivisi in due gruppi, a seconda della loro capacità di provocare la malattie nel pollame suscettibile all’infezione:

– virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), che causano una malattia estremamente grave, caratterizzata da un’infezione generalizzata del pollame colpito, nel quale possono indurre una mortalità in allevamento molto elevata (fino al 100 %):

– virus dell’influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI), che causano nel pollame un’affezione leggera, prevalentemente respiratoria, salvo aggravamento dovuto ad altre coinfezioni o ad altri fattori.

La più grande varietà di virus dell’influenza aviaria, proseguono dal Ministero, “è stata isolata dagli uccelli selvatici e in particolare da volatili acquatici appartenenti agli ordini Anseriformi e Charadriformi. Questi animali vivono in gruppi numerosi, compiono lunghe migrazioni e prediligono gli ambienti acquatici (via di diffusione del virus): queste caratteristiche li rendono degli ospiti ideali. Infatti le specie che fungono da serbatoio, venendo a contatto con diversi sottotipi, assicurano le condizioni necessarie per il riassortimento genetico e consentono quindi la persistenza dei virus dell’influenza aviaria in natura e la comparsa di nuove varianti. I virus influenzali si sono nel tempo adattati alle specie serbatoio attenuando la loro patogenicità nell’ospite anseriforme. Questi uccelli consentono quindi la permanenza in natura dei soli virus a bassa patogenicità. I focolai sostenuti da virus ad alta patogenicità negli uccelli selvatici sono molto rari in natura”.

Come si contagia l’uomo

I virus dell’influenza aviaria, di solito, non infettano gli esseri umani, tuttavia, sono stati segnalati rari casi di infezione nell’uomo. La fonte di contagio per gli esseri umani è costituita da volatili infetti che possono trasmettere il virus attraverso la saliva, il muco e le feci. Il virus, infatti, può infettare le persone attraverso gocce disperse nell’aria, mediante polveri inalate (respirate), oppure contaminando oggetti o superfici che possono venire a contatto con le mani e causare il contagio qualora fossero portate alla bocca, agli occhi o al naso. Le infezioni nell’uomo si sono verificate a causa del contatto, senza opportune protezioni (guanti, mascherina…), con volatili infetti o superfici contaminate.

Negli ultimi anni, i virus aviari che hanno provocato un certo numero di infezioni e alcune morti nell’uomo sono stati l’A/H5N1 (circolante dal 1997) e l’A/H7N9 (circolante dal 2013). Il rischio che il virus si trasmetta all’uomo è molto basso, e riguarda persone in stretto contatto con uccelli ammalati o morti di influenza aviaria. I paesi maggiormente colpiti sono Cina, Indonesia, Egitto e Vietnam. La vendita di pollame vivo nei mercati rappresenta un fattore importante nella diffusione del virus. L’influenza aviaria colpisce anche molte specie di uccelli domestici, tra cui polli, anatre, tacchini e oche.

In Italia, dal 1999 ad oggi, si sono verificate diverse epidemie di influenza aviaria in polli e tacchini, ma nessun caso grave tra il personale presente negli allevamenti infetti. Il Ministero della Salute ed il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria hanno predisposto misure per mitigare e contenere i focolai negli allevamenti in cui sono comparsi e per controllare le persone esposte (principalmente personale addetto alla manutenzione degli allevamenti) ai virus dell’influenza aviaria.

Le forme cliniche causate dai virus dell’influenza aviaria sono state associate con una vasta gamma di malattie, dalla semplice congiuntivite, alla malattia simil-influenzale, alla malattia respiratoria grave (ad esempio, difficoltà respiratorie, polmoniti, insufficienza respiratoria), alla malattia multi-organo. A volte, sono accompagnate da nausea, dolori addominali, diarrea, vomito e malattie neurologiche (alterazione dello stato mentale, convulsioni).

Diagnosi

L’infezione da virus dell’influenza aviaria nell’uomo non può essere accertata (diagnosticata) solo attraverso i segni e i disturbi che provoca. Occorre valutare la probabilità che la persona malata sia stata in contatto con animali infetti ed effettuare test di laboratorio. Di solito, è accertata (diagnosticata) attraverso l’analisi delle secrezioni raccolte da un tampone inserito nel naso o nella faringe durante i primi giorni di malattia. Dopo qualche settimana dall’infezione (conferma diagnostica di caso sospetto), inoltre, possono esser richieste delle analisi del sangue per verificare la presenza degli anticorpi specifici.

Anche la diagnostica per immagini (radiografia del torace) nei casi, sospetti o confermati, di polmonite può essere utile per esaminare le condizioni dei polmoni e intervenire con una cura farmacologica mirata.

Cure

A seconda della forma con cui la malattia si manifesta (congiuntivite, sindrome simil-influenzale o malattia respiratoria severa), la cura (terapia) può essere differente. Sono disponibili farmaci antivirali (Oseltamivir, Zanamivir) che possono ridurre la durata della malattia ed alleviarne i disturbi (sintomi). È importante iniziare la cura prima possibile, entro 48-72 ore da quando si manifestano i segni di una possibile influenza aviaria.

Prevenzione

Un efficace piano di sorveglianza unitamente all’applicazione di rigide misure di biosicurezza, rappresentano i pilastri per la prevenzione dell’introduzione dei virus influenzali negli allevamenti avicoli. Clicca qui per leggere il Piano di eradicazione e azioni di controllo.

(Il Faro online)