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Concorsi truccati all’Asl di Latina, il mistero delle domande “a casa”

Nella seconda udienza del processo per presunti concorsi truccati arriva la nona costituzione di parte civile

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Latina – E’ stata celebrata un’altra udienza davanti al Tribunale di Latina, la seconda, relativa a presunti concorsi Asl truccati che vede indagati l’ex senatore del Partito democratico Claudio Moscardelli, l’ex direttore amministrativo facente funzione dell’Asl e il funzionario dell’Azienda sanitaria di Latina.

Una sessione tanto veloce quanto movimentata a causa di una nuova costituzione di parte civile, la nona. Una candidata del sud Pontino, rappresentata dall’avvocato Giulio Mastrobattista, ha aggiunto una serie di tasselli importanti sulla prova d’esame  finita sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti.

Intanto la candidata, tramite il suo legale, ha chiesto la chiamata in causa del responsabile civile dell’Asl ritenendo che era compito dell’Azienda (costituitasi tra l’altro parte civile a sua volta nel medesimo processo) garantire il corretto svolgimento della prova. Richiesta che il presidente del collegio giudicante, il giudice Aldo Morgigni, ha accolto.

Ma la candidata ha anche evidenziato che già durante il concorso si è resa conto che qualcosa non andava e ha provato a lamentarsi con la commissione, senza essere però presa in considerazione.

L’aspetto singolare che ha colpito la donna è stato che una volta consegnate le risposte del concorso tutti i partecipanti hanno potuto portare a casa le domande, dando la possibilità così di favorire quelli che sarebbero stati i successivi partecipanti alla prova.

Prima ancora di arrivare in sede processuale, la donna, esclusa per mezzo punto, ha chiesto l’accesso agli atti e, una volta che le è stato negato, ha presentato ricorso al Tar.

Un lungo iter quello intrapreso dalla candidata per “smascherare” eventuali irregolarità, fino alla costituzione di parte civile nel processo in corso davanti al tribunale del capoluogo pontino.

Ma a margine del processo in corso, aggiornato al prossimo 23 dicembre, la donna ha voluto esortare tutti coloro che hanno preso parte al concorso affinché si costituiscano parti civili per rappresentare le proprie personali esperienze utili a supportare gli inquirenti nel ricostruire il castello accusatorio.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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