Gmg, Francesco ai giovani: “Sognate e fate chiasso: di questo il mondo ha bisogno”

21 novembre 2021 | 11:52
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Dal pulpito della basilica di San Pietro il Papa esorta i giovani di oggi ad “essere costruttori in mezzo alle macerie” e “liberi di criticare le scelte della società”

Città del Vaticano – Il mondo e la Chiesa di oggi hanno bisogno dell'”ardore” e “dei sogni dei giovani. Fate chiasso, perché il vostro chiasso è il frutto dei vostri sogni. Questo aiuta noi adulti”. La basilica di San Pietro torna a riempirsi di ragazzi e giovani, svegli fin dalle prime luci dell’alba, per incontrare Papa Francesco in occasione della 36ma Giornata Mondiale della Gioventù, che per la prima volta, proprio per volere di Papa Bergoglio, si celebra oggi, Solennità di Cristo Re dell’Universo (e non più nella Domenica delle Palme, come istituito da Giovanni Paolo II).

Ma questa domenica per i giovani di Roma ha inizio non a San Pietro però, ma al Laterano, dove si danno appuntamento alle 6.30 per poi recarsi in pellegrinaggio verso la chiesa che custodisce le spoglie del Principe degli Apostoli. Puntuale, il Pontefice entra in processione nella basilica vaticana. A concelebrare il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, e il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e camerlengo di Santa Romana Chiesa. In tutto i concelebranti e cerimonieri sono 20 tra cardinali e vescovi e 200 i concelebranti sacerdoti. Sono centinaia i giovani che affollano la basilica, tutti con la mascherina sul volto.

Nell’omelia, il Papa si sofferma su due immagini tratte dalle letture della liturgia odierna: Gesù che viene con le nubi e Cristo che davanti a Pilato dice: “Io sono re”: “Ci fa bene, cari giovani, fermarci a contemplare queste immagini di Gesù, mentre iniziamo il cammino verso la Giornata Mondiale del 2023 a Lisbona”.

Spiegando la prima immagine, Francesco spiega che questa scena tratta dall’Apocalisse “ci fa capire che l’ultima parola sulla nostra esistenza sarà di Gesù, non la nostra! Viene ‘con le nubi’ per rassicurarci, come a dire: ‘Non vi lascio soli quando la vostra vita è avvolta da nubi oscure. Io sono sempre con voi. Vengo per rischiarare e far risplendere il sereno'”. Il profeta Daniele, a differenza di San Giovanni, “specifica di aver visto il Signore venire con le nubi ‘guardando nelle visioni notturne'”, ovvero, “Dio viene nella notte, tra le nubi spesso tenebrose che si addensano sulla nostra vita. Ognuno di noi conosce questi momenti”.

E Francesco sprona i giovani a guardare proprio nelle visioni notturne, cioè ad “avere occhi luminosi anche dentro le tenebre, a non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che tante volte portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi”. Il Papa invita poi i giovani ad “alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, non per fuggire, ma per vincere la tentazione di rimanere stesi sui pavimenti delle nostre paure. Questo è il pericolo: che ci reggano le nostre paure. Non rimanere rinchiusi nei nostri pensieri a piangerci addosso”.

“La vita del cristiano non è una recita dove indossare la maschera che più conviene”

Questo, sottolinea, “è il compito più arduo, ma è il compito affascinante che vi è consegnato: stare in piedi mentre tutto sembra andare a rotoli; essere sentinelle che sanno vedere la luce nelle visioni notturne; essere costruttori in mezzo alle macerie – ce ne sono tante in questo mondo di oggi, tante! –; essere capaci di sognare”. E a braccio aggiunge: “Questo per me è la chiave: un giovane che non è capace di sognare, poveretto, è diventato vecchio prima del tempo! Essere capaci di sognare, perché questo fa chi sogna: non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, accende una luce di speranza che annuncia il domani. Sognate, siate svelti e guardate al futuro con coraggio”.

E a nome di tutti gli adulti ringrazia i giovani: “Vi siamo grati quando sognate”. Il motivo? Perché “i giovani quando sognano a volte fanno chiasso… ma il vostro chiasso è il frutto dei vostri sogni. Vuol dire che non volete vivere nella notte”.

Grazie, grazie, quando siete capaci di portare avanti i sogni con coraggio, per quando non smettete di credere nella luce anche dentro le notti della vita, per quando vi impegnate con passione per rendere più bello e umano il nostro mondo. Grazie per quando coltivate il sogno della fraternità, per quando avete a cuore le ferite del creato, lottate per la dignità dei più deboli e diffondete lo spirito della solidarietà e della condivisione. E soprattutto grazie perché in un mondo che, appiattito sui guadagni del presente, tende a soffocare i grandi ideali, non perdete in questo mondo la capacità di sognare! Non vivere o addormentati o anestetizzati. No: sognare vivi. Questo aiuta noi adulti e la Chiesa. Sì, abbiamo bisogno anche come Chiesa di sognare, abbiamo bisogno dell’entusiasmo, abbiamo bisogno dell’ardore dei giovani per essere testimoni di Dio che è sempre giovane!

Il Papa passa poi alla seconda immagina, Gesù che dice a Pilato: “Io sono re”. Parole che colpiscono, fa notare il Santo Padre, per “la sua determinazione, il suo coraggio, la sua suprema libertà. Arrestato, è interrogato da chi può condannarlo a morte. Avrebbe potuto lasciar prevalere un naturale diritto a difendersi, trovando un compromesso. E invece Gesù non nasconde la propria identità, non camuffa le sue intenzioni, non approfitta di uno spiraglio di salvezza che pure Pilato lasciava aperto. No, non approfitta”. Al contrario, “si prende la responsabilità della sua vita. Gesù è così. È venuto senza doppiezze, per proclamare con la vita che il suo Regno è diverso da quelli del mondo, che Dio non regna per aumentare il suo potere e schiacciare gli altri; non regna con gli eserciti e con la forza. Il suo è il Regno dell’amore: ‘io sono re’, ma di questo regno dell’amore; “io sono re” del regno di chi dona la propria vita per la salvezza degli altri”.

Cari giovani, attira la libertà di Gesù! Lasciamo che ci vibri dentro, che ci scuota, che susciti in noi il coraggio della verità. E noi possiamo chiederci: se fossi qui, ora, al posto di Pilato davanti a Gesù, a guardarlo negli occhi, di che cosa mi vergognerei? Davanti alla verità di Gesù, alla verità che è Gesù, quali sono le mie falsità che non stanno in piedi, le mie doppiezze che a Lui non piacciono? Ognuno di noi ne ha. Cercarle, cercarle. Tutti ne abbiamo di queste doppiezze, di questi compromessi, di questo “aggiustare le cose” perché la croce si allontani. Ci serve metterci davanti a Gesù per fare la verità in noi. Ci serve adorarlo per essere liberi dentro, per fare luce sulla vita e non lasciarci ingannare dalle mode del momento, dai fuochi d’artificio del consumismo che abbaglia e paralizza. Amici, non siamo qui per farci incantare dalle sirene del mondo, ma per prendere in mano la nostra vita, per “mordere la vita”, per viverla pienamente!

In questa prospettiva, rimarca il Papa, si trova il “coraggio di andare controcorrente”. E spiega: “Avere il coraggio di andare controcorrente; non contro qualcuno – che è la tentazione di ogni giorno –, come fanno i vittimisti e i complottisti, che caricano la colpa sempre sugli altri; no, contro la corrente malsana del nostro io egoista, chiuso e rigido, che tante volte cerca delle cordate per sopravvivere, no, non questo. Andare controcorrente per metterci nella scia di Gesù”.

Cristo, infatti, aggiunge Francesco, “ci insegna ad andare contro il male con la sola forza mite e umile del bene. Senza scorciatoie, senza falsità, senza doppiezze. Il nostro mondo, ferito da tanti mali, non ha bisogno di altri compromessi ambigui, di gente che va di qua e di là come le onde del mare – dove li porta il vento, dove li portano i propri interessi –, di chi sta un po’ a destra e un po’ a sinistra dopo aver fiutato che cosa conviene”. E ammonisce: “Un cristiano che va così, sembra essere più equilibrista che cristiano. Gli equilibristi che cercano sempre una strada per non sporcarsi le mani, per non compromettere la vita, per non giocarsi sul serio. Per favore, abbiate paura di essere giovani equilibristi”.

Poi, l’esortazione finale: “Siate liberi, siate autentici, siate coscienza critica della società. Non avere paura di criticare! Noi abbiamo bisogno delle vostre critiche. Tanti di voi stanno criticando, per esempio, contro l’inquinamento ambientale. Abbiamo bisogno di questo! Siate liberi nelle critiche. Abbiate la passione della verità, perché con i vostri sogni possiate dire: la mia vita non è schiava delle logiche di questo mondo”.

“Cari giovani, vi auguro che ciascuno di voi possa sentire la gioia di dire: ‘Con Gesù anch’io sono re’. Sono re: sono un segno vivente dell’amore di Dio, della sua compassione e della sua tenerezza. Sono un sognatore abbagliato dalla luce del Vangelo e guardo con speranza nelle visioni notturne. E quando cado, ritrovo in Gesù il coraggio di lottare e sperare, il coraggio di tornare a sognare. Ad ogni età della vita”, conclude. Quindi la preghiera dell’Angelus su una piazza San Pietro gremita di giovani (leggi qui).

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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