“Basta cristiani ‘addormentati’ in poltrona che pregano come pappagalli: è una vita triste”

28 novembre 2021 | 13:51
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“Basta cristiani ‘addormentati’ in poltrona che pregano come pappagalli: è una vita triste”

All’Angelus nella prima domenica d’Avvento il Papa mette in guardia i credenti dall’accidia: “È uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia”

Città del Vaticano – “Vigilare” è la parola d’ordine dell’Avvento, ovvero il tempo liturgico di preparazione al Natale. A dirlo è Cristo stesso, come fa notare Papa Francesco durante la preghiera dell’Angelus. Puntuale come sempre, a mezzogiorno il Pontefice si affaccia su una piazza San Pietro gremita di pellegrini e fedeli. Al centro, accanto all’obelisco, svetta il grande abete rosso, in fase di allestimento. Tutto rimanda alla grande festa del Natale, una festa alla quale la Chiesa e i credenti si preparano mettendo in pratica le parole di Gesù, che proprio nel Vangelo di questa prima domenica d’Avvento chiede di “vigilare”, “cioè restate svegli! Vigilare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità”, spiega il Santo Padre.

Poi mette in guardia: “Fare attenzione perché si può essere ‘cristiani addormentati'”, “e noi sappiamo: ce ne sono tanti di cristiani addormentati, cristiani anestetizzati dalle mondanità spirituali”, aggiunge a braccio, “cristiani senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare, pregano come dei pappagalli, senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo. Cristiani che guardano sempre dentro, incapaci di guardare all’orizzonte. E questo porta a ‘sonnecchiare’: tirare avanti le cose per inerzia, a cadere nell’apatia, indifferenti a tutto tranne che a quello che ci fa comodo. E questa è una vita triste, andare avanti così… non c’è felicità lì”.

“Abbiamo bisogno di vigilare – spiega il Papa – per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire, come dice Gesù, dagli affanni della vita”. Francesco interroga poi i credenti: “Oggi è una buona occasione per chiederci: che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia?”. E ammonisce: “È triste vedere i cristiani ‘in poltrona’! Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente?”.

“Queste domande ci fanno bene – sottolinea -, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia. Ma, padre, ci dica: cosa è l’accidia? È un grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana. L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare. È uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia. Si incomincia con quella tristezza, si scivola, si scivola, e niente gioia”.

Ma per Papa Francesco il “segreto” per “essere vigilanti è la preghiera: “È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza. Anche nelle giornate più piene, non tralasciamo la preghiera”.

Dopo la benedizione, il pensiero del Pontefice va ai migranti, che nel canale della Manica, in Bielorussia e nel mar Mediterraneo stanno continuando a perdere la vita (leggi qui). Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica e un buon cammino di Avvento, un buon cammino verso il Natale, verso il Signore. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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