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Fondi. Botte, violenze e anche un cacciavite nel braccio: dopo 15 anni finisce l’incubo per una donna

16 dicembre 2021 | 17:27
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Fondi. Botte, violenze e anche un cacciavite nel braccio: dopo 15 anni finisce l’incubo per una donna

La Polizia ha avviato le indagini su segnalazione del Dirigente Scolastico di una scuola media della città frequentata dal figlio della coppia

Fondi – Nella giornata di ieri, personale del Commissariato Distaccato di P.S. di Fondi ha dato esecuzione all’Ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del Gip Molfese, a carico di un 39enne, cittadino straniero regolare sul territorio italiano, indagato per la commissione dei reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali continuate, aggravate dall’essere state commesse alla presenza di un minore.

La misura in parola scaturisce da una attività investigativa coordinata dalla locale Procura della Repubblica nelle persone del Procuratore Aggiunto Lasperanza e del Sostituto Procuratore Monsurrò, espletata da personale della Polizia di Stato di Fondi, a seguito di segnalazione da parte del Dirigente Scolastico di una scuola media di Fondi.

Le prime indagini hanno permesso di appurare che l’odierno indagato conviveva con la moglie e due figli minori rispettivamente di anni 13 e 5.

Tenuto conto dei gravi elementi indiziari emersi, la locale Procura della Repubblica decideva di sentire nelle forme dell’audizione protetta le persone offese, nonché la minore che aveva raccolto le confidenze della piccola vittima.

Da quest’attività investigativa emergeva che le aggressioni in ambito domestico perduravano, ai danni della moglie dell’uomo, da quasi 15 anni ed erano diventate sempre più frequenti e violente anche perché avvenivano a seguito dell’abuso di sostanze alcoliche da parte dell’indagato.

Inoltre il predetto, durante le sue azioni violente, oltre a malmenare la moglie non ha esitato a colpirla con un cacciavite al braccio e a lanciargli contro oggetti e suppellettili presenti in casa.

A seguito delle violenze subite la donna è stata costretta a ricorrere, diverse volte nel tempo, alle cure del locale pronto soccorso e in tali occasioni celava le violenze domestiche subite adducendo ferite accidentali.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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