Arrestato il killer di Diabolik: è lo stesso coinvolto nella sparatoria di Torvaianica

17 dicembre 2021 | 18:49
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Arrestato il killer di Diabolik: è lo stesso coinvolto nella sparatoria di Torvaianica

Ad incastrare il killer un video estratto da una telecamera in cui è stata ripresa l’esecuzione

Roma – E’ stato arrestato il killer di ‘Diabolik’, Raul Esteban Calderon, indiziato anche per l’omicidio di Selavdi Shehaj, ucciso con un colpo di pistola sulla spiaggia di Torvaianica (leggi qui).

L’uomo è accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso (leggi qui). All’arresto si è arrivati dopo le indagini, coordinate dalla Dda di Roma con il procuratore Michele Prestipino e l’aggiunto Ilaria Calò. Il decreto di fermo per Calderon è stato convalidato oggi 17 dicembre dal gip con l’emissione della misura della custodia cautelare in carcere, poiché gravemente indiziato come esecutore materiale dell’omicidio di Piscitelli.

Ad incastrare Calderon sarebbe stato un filmato estratto da una telecamera installata nella zona di Cinecittà, dove venne ucciso lo storico capo ultras degli Irriducibili della Lazio, Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik (leggi qui). Nella telecamera sarebbe stata ripresa l’esecuzione del delitto in cui, come spiegato dalla Procura in una nota, emerge “una chiara compatibilità tra il killer visibile nel filmato e il soggetto gravemente indiziato”. Alle indagini hanno contribuito anche alcune dichiarazioni e attività di intercettazione che hanno consentito di acquisire significativi elementi di riscontro in merito all’esecutore materiale dell’omicidio.

L’omicidio di Selavdi Shehaj a Torvaianica

Calderon, inoltre, è gravemente indiziato insieme a Enrico Bennato (già detenuto per altri reati) dell’omicidio di Shehaj Selavdi, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020.

Il giorno della sparatoria a Torvaianica due uomini a volto coperto hanno raggiunto la spiaggia con una moto e uno dei due si è diretto sull’arenile e ha ferito gravemente Selavdi sparandogli alla schiena. I due sono poi fuggiti in moto ma il 38enne è deceduto dopo due giorni all’ospedale San Camillo di Roma (leggi qui).

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

(Il Faro online)