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Femminicidio a Minturno. 15 anni fa Antonella Pepe fu picchiata, strangolata e bruciata

20 dicembre 2021 | 19:16
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Femminicidio a Minturno. 15 anni fa Antonella Pepe fu picchiata, strangolata e bruciata

A ritrovare il cadavere della 38enne nelle campagne tra Minturno e Spigno Saturnia un contadino

E’ stato uno dei femminicidi più efferati che il sud Pontino ricordi. L’assassinio di Antonella Pepe, la 38enne di Capua naturalizzata a Minturno, è stato commesso il 20 dicembre del 2006. Ricorre oggi l’anniversario, 15 anni dal fatto.

Un avvenimento che ha lasciato Minturno sgomenta, vuoi per la cronaca in sé vuoi per la brutalità dell’esecuzione. Antonella, o meglio quello che restava del corpo della sfortunata vittima, è stata ritrovata da un contadino la mattina successiva all’omicidio.

La donna, da accertamenti successivi, è risultato fosse stata picchiata, strangolata e poi data alle fiamme. Del corpo era rimasto poco. L’identità della donna è stata ricostruita grazia a un pezzetto del codice fiscale su una ricetta medica che le fiamme avevano risparmiato.

LE INDAGINI

Il rinvenimento del cadavere nelle campagne tra Spigno Saturnia e Minturno, precisamente in località San Gennaro, ha fatto scattare immediatamente le indagini dei carabinieri, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica Giancarlo Ciani. E si è trattato di indagini lampo. La 38ennne era stata vista nella giornata dell’omicidio insieme a due uomini. I tre si sarebbero fermati a un bar per consumare qualcosa. Un indizio prezioso per gli investigatori che hanno sentito i testimoni e nel giro di due giorni hanno risolto il giallo.

Antonella viveva nel centro di Minturno, così come i due indiziati. E’ stato facile per gli inquirenti mettere insieme tutte le informazioni acquisite e dare un nome ai due uomini con i quali la donna aveva trascorso le sue ultime ore di vita.

Insomma, il cerchio in breve si è stretto attorno ad Armando Basso e Vittorio Giacobbe, all’epoca dei fatti un 41enne giostraio il primo e un 18enne l’altro. La confessione dei due è arrivata quando sono comparsi davanti al Gip Tiziana Coccoluto.

Il movente dell’omicidio, nell’immediatezza dei fatti, è stato ricondotto dagli investigatori al rifiuto della vittima di avere un rapporto sessuale.

Lo scenario che è prospettato agli inquirenti una volta ricostruito gli avvenimenti ha fatto scattare per  il 41enne e il 18enne di Minturno, Basso e Giacobbe, l’accusa di omicidio volontario.

I TRE GRADI DI GIUDIZIO

Il processo di primo grado per Basso e Giacobbe è stato celebrato con rito abbreviato davanti al giudice del Tribunale di Latina Nicola Iansiti. I due imputati, difesi dall’avvocato Andrea Gentile, Pino D’Amici e Antonio Urciuolo sostituito dal collega Pasquale Cardillo Cupo hanno dovuto rispondere di accuse pesantissime: omicidio volontario pluriaggravato.

Capi di imputazione per i quali il pubblico ministero Ciani ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione. Un’istanza accolta dal magistrato monocratico che ha pronunciato la sentenza di condanna il 19 settembre del 2007.

In secondo grado, davanti alla Corte di Assise d’Appello del tribunale di Roma il 17 settembre del 2008 ha confermato la condanna pronunciata in primo grado a 30 anni di reclusione. Il collegio giudicante non ha ritenuto opportuno svolgere ulteriore perizia psichiatrica sui due imputati nonostante la richiesta del collegio difensivo, già nel precedente procedimento giudiziale, infatti, era stata effettuata ed era stata accertata la capacità di intendere e volere dei due uomini.

La sentenza davanti alla Corte di Cassazione è arrivata, infine, il 18 marzo 2009. A pronunciarsi con un rigetto dei ricorsi presentati dai difensori dei due imputati è stata a prima sezione penale. Si è chiuso così, con la condanna definitiva a 30 di reclusione, l’iter giudiziale a carico di Basso e Giacobbe per la morte di Antonella Pepe.

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