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Concorsi truccati all’Asl di Latina, un’intercettazione dà il via all’indagine: l’input arriva da Roma

23 dicembre 2021 | 20:10
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Concorsi truccati all’Asl di Latina, un’intercettazione dà il via all’indagine: l’input arriva da Roma

Stamattina la terza udienza del processo utile a stabilire l’ammissione delle parti civili e delle prove

Latina – Ammissioni di parti civili, su questo argomento è stata incentrata la terza udienza del processo legato ai concorsi truccati all’Asl di Latina.

Un iter giudiziale che vede 3 indagati. Per falsità ideologica in atti pubblici, rivelazione di segreti di ufficio il Presidente della Commissione d’esame e l’ex direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria locale e per rivelazione di segreto di ufficio e corruzione il senatore del Pd, Claudio Moscardelli.

L’udienza di questa mattina ha visto il collegio difensivo dei tre indagati composto tra gli altri dagli avvocati Luca Giudetti, Renato Archidiacono e Leone Zeppieri, opporsi alla costituzione di parte civile delle associazioni e del Comune di Latina e di due candidate (leggi qui) una delle quali difese dall’avvocato Giulio Mastrobattista che ha depositato anche una lista testi.

Ma il collegio giudicante presieduto dal giudice Aldo Morgigni ha ritenuto di accogliere tutte le costituzioni di parte civile.

Interessante un aspetto emerso nel corso dell’udienza, relativo cioè alle intercettazioni relative a uno dei tre indagati, in una attività investigativa in corso in tutt’altra operazione in corso a Roma. Proprio a seguito di tale intercettazione ha avuto origine l’indagine sui concorsi dell’Asl di Latina. E sempre in merito a queste ultime intercettazioni il collegio giudicante ha stabilito potranno essere utilizzate nel corso del procedimento.

Nella prossima udienza, fissata per l’11 febbraio si entrerà nel vivo del processo con l’audizione dei testimoni della Procura e tra questi l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato.

Intanto nei giorni scorsi è arrivata anche la decisione del Tribunale del Riesame di rigetto della richiesta di applicazione di una misura meno afflittiva per i tre indagati, tutti e tre ai domiciliari.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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