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Tokyo 2020, i bronzi azzurri della gloria: dalle Farfalle della ritmica alla Bottaro del kata

27 dicembre 2021 | 10:00
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Tokyo 2020, i bronzi azzurri della gloria: dalle Farfalle della ritmica alla Bottaro del kata
Tokyo 2020, i bronzi azzurri della gloria: dalle Farfalle della ritmica alla Bottaro del kata
Tokyo 2020, i bronzi azzurri della gloria: dalle Farfalle della ritmica alla Bottaro del kata
Tokyo 2020, i bronzi azzurri della gloria: dalle Farfalle della ritmica alla Bottaro del kata
Tokyo 2020, i bronzi azzurri della gloria: dalle Farfalle della ritmica alla Bottaro del kata
Tokyo 2020, i bronzi azzurri della gloria: dalle Farfalle della ritmica alla Bottaro del kata

La 4×100 mista del nuoto, la freccia del terzo posto della Boari e il duo maschile dei pesi leggeri nella storia a cinque cerchi

A chiudere le medaglie olimpiche a Tokyo, sono state le Farfalle azzurre della ritmica. Hanno vinto il bronzo, tra i 20 in totale allori del terzo posto, l’Italia Team le ha viste trionfare al termine di una splendida cavalcata a cinque cerchi. Lo hanno fatto loro, sorridenti, felici e perfette in pedana Martina Centofanti, Agnese Duranti, Alessia Maurelli, Daniela Mogurean e Martina Santandrea. Hanno aperto e chiuso i Giochi. Sì li hanno aperti. Già nel 2019, la Nazionale Italiana strappava la prima qualifica azzurra per i Giochi, che a quel tempo avrebbero dovuto disputarsi un anno dopo. Non è cambiato nulla, in campo sportivo almeno nel mondo, per l’Italia ha promesso di salire sul podio e lo ha fatto con le fanciulle tricolori della ginnastica delle clavette, delle palle e dei cerchi. Promesse. Promesse di sogni che poi si sono avverati per chi è arrivato a un passo dal secondo posto e a un pezzetto dal quarto posto della delusione. Il terzo posto è sempre un po’ così. Un messo sorriso o un sorriso pieno, per essere saliti ugualmente sul podio e non essersi classificati quarti.

Come le Farfalle anche gli altri numerosi azzurri lo hanno fatto. Elisa Longo Borghini ha ottenuto il bronzo nel ciclismo spettacolare azzurro di Tokyo e non solo, se fino alla fine dell’anno le due ruote tricolore su sella hanno collezionato successi anche ai Mondiali e agli Europei. Elisa ha tracciato la strada per i compagni di squadra con il ciclismo su strada. Come lei anche Odette Giuffrida ha vinto la sua battaglia personale con il judo, però. A Rio 2016 era arrivata seconda, sognando un riscatto tutto d’oro a Tokyo. Non c’è stata per lei la medaglia del primo posto alle Olimpiadi, ma nel pomeriggio italiano e nelle prime ore delle finali azzurre, Ody, come lei stessa si firma sui social, ha messo un bronzo vittorioso al collo nei 52 kg, come se fosse stato un oro tutto da ammirare, dopo difficoltà e infortuni che l’avevano frenata e colpita nel cammino verso le Olimpiadi. Riscatto allora, per la felice Giuffrida sul podio. Ogni atleta porta con sé sul podio la propria storia. Anche Mirko Zanni lo ha fatto, vincendo il bronzo della storia nel sollevamento pesi dell’orgoglio delle altre successive medaglie conquistate dall’Italia Team. Mirko, già medagliato nel mondo, ha sollevato 67 kg, portandosi con sé l’alloro olimpico. In quelle stesse emozioni di giorni meravigliosi in Giappone, Nicolò Martinenghi, esplosivo ranista dell’Italnuoto dei record, saliva sul terzo gradino nei 100 metri rana, attendevo un altro terzo posto anche nella staffetta dei misti che  sarebbe arrivato da lì a poco. Già, poco. E’ un attimo vincere o perdere nei movimenti del judo dai nomi giapponesi, forse impossibili per i pochi esperti, ma molto conosciuti da chi sale sul tatami per realizzarli. Maria Centracchio, dopo Giuffrida, si prendeva il bronzo nella categoria superiore dei 63 kg. La prima medaglia a cinque cerchi per lei, che festeggiava proprio con la compagna Ody a bordo tatami. Sorelle di judo, sorelle di sport. Sorelle come le schermitrici della spada femminile. Unite e insieme in pedana per puntare dritte al podio. Sul gradino di bronzo sono salite le grandi di specialità come Rossella Fiammingo, Mara Navarria, Federica Isola e Alberta Santuccio. La spada delle donne a squadre trovavano altri sorrisi e applausi da immortalare per i bravissimi fotografi italiani sul posto e per i tanti tifosi che di notte, al di qua del continente europeo, le seguivano sognando ad occhi aperti o aspettando l’ora di pranzo, in base al fuso degli orari.

Mentre l’Italia scendeva dalla pedana, dopo aver tifato e gioito per le spadiste, vedeva vincere anche Federico Burdisso nel nuoto. dopo Martinenghi, arrivava il secondo terzo posto del torneo. Burdisso, storico azzurro della Nazionale, si prendeva la medaglia nei 200 farfalla. E volavano come una farfalla e come un Ferrari in pista, loro. Gli azzurri del 4 senza reinventato in poche ore. La positività al Covid di Bruno Rosetti, fermo componente della barca azzurra e titolare e autore della qualifica alla finale di specialità, costringeva il ct Francesco Cattaneo e riformare il team e su consiglio di chi con lui aveva già vinto il titolo mondiale, era Marco Di Costanzo a dare una botta di remi al 4 senza di Giuseppe Vicino, Matteo Lodo e Matteo Castaldo. Dritti con potenza e rabbia agonistica, anche contro il destino, gli azzurri si prendevano la medaglia, dando il secondo terzo posto alla stessa barca,  dopo Rio 2016 (dove Vicino, Lodo e Castaldo avevano già ottenuto lo stesso alloro). Con la promessa di rifarsi a Parigi 2024 per puntare e con giustizia al primo gradino del podio, sognano un primo posto in Francia anche Pietro Ruta e Stefano Oppo. Il doppio pesi leggeri azzurro, giovane e già affermato nel mondo del canottaggio, aggiungeva un altro bronzo in bacheca. si tornava poi a gioire nella scherma, anche se a Tokyo 2020, non è arrivata la medaglia d’oro sognata, ma comunque gli  allori olimpici da celebrare ci sono e ci sono anche loro negli annali. Il fioretto femminile, leggenda per consuetudine ai Giochi, si prendeva appunto il terzo posto. Lo faceva con Alice Volpi, Arianna Errigo, Martina Batini e Erica Cipressa. Ammirazione e stupore allora per le donne delle stoccate di bronzo, veloci in pedana. Sì veloci. Velocissime e fulminee come le frecce degli archi. E stupore del mondo azzurro e altri applausi arrivavano per Lucilla Boari che apriva le danze della storia per l’arco azzurro al femminile e individuale. La Boari saliva sul terzo gradino dando una spinta di crescita a tutto il movimento tricolore. Un movimento di gambe e di braccia, come quello della Quadarella in piscina. Simona la romana, Simona pluricampionessa mondiale ed europea del mezzofondo, attendeva la medaglia a cinque cerchi come lo facevano anche i suoi tifosi. Si prendeva il bronzo la nuotatrice che attende i suoi Europei di nuoto a Roma nel prossimo agosto e lo faceva negli 800 stile libero. Libero il sogno di Simona, come un senso profondo di libertà lo sentiva finalmente Irma Testa e tutte le ragazze innamorate del pugilato. Lei la prima donna della boxe azzurra a prendersi una medaglia e lei la prima a salire sul podio olimpico.

Nella categoria dei 54 kg la Testa realizzava il sogno più grande. Grande grandissimo come quel bilanciere sollevato da Antonino Pizzolato. 81 kg da lanciare al cielo e con la forza di uno strappo e di uno slancio in finale. Pizzolato aggiungeva un’altra medaglia tra le altre vinte nel sollevamento pesi. Tornava poi a vincere il nuoto. Martinenghi scendeva di nuovo in gara per strappare al destino la seconda medaglia di bronzo personale alle Olimpiadi, in squadra. In squadra con Thomas Ceccon, Federico Burdisso (di nuovo sul podio) e Alessandro Miressi (futuro campione mondiale in corta dei 100 metri stile). La staffetta mista della 4×100 scriveva la storia del nuoto. E lo faceva anche un sofferente di fisico e di muscoli Gregorio Paltrinieri, che strappava una medaglia eroica nella 10 km del fondo voluto a tutti i costo, nonostante la mononucleosi che lo aveva fermato un mese prima di partire per il Giappone. Elia Viviani riportava il ciclismo sul podio, nell’omnium della gloria e del bronzo. gloria sportiva sicuramente anche per il debuttante karate di Tokyo. Lei, un po’ come la Boari per l’arco. Viviana Bottaro, atleta fondamentale della Nazionale azzurra di karate, portava a casa un bronzo nel kata individuale, dopo aver recuperato da un incidente personale e da un brutto infortunio. Un bronzo con valore assoluto, quasi d’oro. No, forse oro assoluto. Come lei. Una combattente Viviana, come Abraham. Che alla lotta italiana regalava un bronzo vincente e condito di movimenti veloci e perfetti sulla materassina. La lotta applaudiva Conyedo e l’Italia Team segnava in bacheca 20 medaglie per il terzo posto.

(foto@Federginnastica/Facebook)

(foto@Deepbluemedia/nuoto)

(foto@Fijlkam/karate-judo)

(foto@FederazioneItalianaSollevamentoPesi/Facebook)

(foto@Fitarco/Facebook)

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