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Omicidio Pozzi a Ponza, il giallo si infittisce: negli slip di Gianmarco filtri di sigaretta

30 dicembre 2021 | 18:58
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Omicidio Pozzi a Ponza, il giallo si infittisce: negli slip di Gianmarco filtri di sigaretta

Nelle mutande del 28enne non solo i mozziconi, ma anche lo scontrino di una farmacia

Ponza – Nonostante sia trascorso quasi un anno e mezzo dalla morte di Gianmarco Pozzi, il 28enne kick boxer trovato morto in un’intercapedine alta tre metri e mezzo e larga 80 centimetri in zona Santa Maria a Ponza, il 9 agosto del 2020, le indagini vanno avanti serrate (leggi qua).

A fornire diverse nuove informazioni sull’andamento delle attività investigative sono stati i conduttori de Le Iene in un servizio andato in onda due giorni fa.

Il cadavere del 28enne di Frascati è stato trovato la mattina del 9 agosto intorno alle 11, a seguito della richiesta di intervento da parte della famiglia dell’abitazione adiacente a quella intercapedine che hanno testimoniato di aver sentito un tonfo. Un rumore sordo senza urla, senza chiacchiericcio, solo un botto.

Singolare è stato, poi, il rinvenimento negli slip di Gianmarco di una busta contenente, quattro filtri di sigaretta e lo scontrino di una farmacia. Difficile capire cosa si nascondesse dietro quel rinvenimento. Assurdo pensare che un ragazzo che si suicida si premuri di mettere nelle mutande una busta con tale contenuto.

Sembrerebbe, invece, che dietro quei mozziconi ci sia un messaggio e  un telespettatore del programma televisivo ha  fornito una spiegazione dichiarando: “Significa che o ha fatto un torto a quattro persone oppure che ha commesso quattro errori”.

In relazione allo scontrino della farmacia, invece, gli inquirenti hanno potuto stabilire che fosse la ricevuta per l’acquisto di mannite che Gianmarco avrebbe utilizzato insieme ad amici per tagliare la cocaina che poi avrebbero messo in commercio, aumentando così il guadagno dalla vendita dello stupefacente.

Nessun mistero sull’attività di spaccio da parte del 28enne di Frascati, seppure niente che giustifichi allucinazioni o addirittura un suicidio, a pochi minuti dalla dichiarazione del kick boxer (nella mattina del rinvenimento del cadavere), sentita da un testimone: “Mannaggia anche oggi non c’è acqua a casa”.

Insomma sembra proprio, secondo la relazione del perito della famiglia Pozzi, che il campione di kick boxer che trascorreva l’estate a Ponza per lavorare come buttafuori in un locale, fosse lucido poco prima di morire.

Nonostante l’esame tossicologico abbia accertato l’assunzione di stupefacenti “non si giustificano tante cose. Prima tra tutte, il torace completamente ricoperto di spine – ha spiegato il consulente della famiglia Pozzi -. Così come è impensabile che abbia reagito all’assunzione di stupefacenti correndo via di casa, percorrendo un considerevole tratto di strada, cadendo e rotolandosi tra le spine per  buttarsi, infine, in un’intercapedine. Tutto senza neanche cercare di parare la caduta con le mani, visto che non c’è la frattura dei polsi tipica di chi ha cercato di attutire l’impatto. Un tentativo di protezione quest’ultimo inconsapevole e del tutto naturale per una persona in vita”.

Insomma gli interrogativi sembrano aumentare, con il proseguire delle indagini.

Attività investigative che non hanno mancato di mettere in cattiva luce l’isola quando una ragazza ha dichiarato davanti alle telecamere, seppure con volto oscurato: “A Ponza se non ti droghi non sei nessuno”.

Un’affermazione pesante che non poteva passare senza una reazione da parte dell’amministrazione comunale che prontamente ha risposto con una nota:

“L’ Amministrazione Comunale si dissocia dall’immagine che è venuta fuori di Ponza dallo speciale delle IENE, in onda ieri sera, sul caso della morte di Gianmarco Pozzi ed illustra la sua opinione.

Certi del fatto che la magistratura faccia piena luce sulla vicenda Pozzi, e stringendoci al dolore che la famiglia sta provando nella battaglia alla ricerca della verità per la morte di Gimmy, il Sindaco si dissocia da quanto dichiarato da una” ignota” nel corso della trasmissione ha sostenuto che ‘A Ponza se non ti droghi non sei nessuno’. Affermazione sconcertante e assolutamente al di fuori da ogni realtà – sostiene il Sindaco – il turismo isolano è fatto in grandissima maggioranza di famiglie e di persone, tra cui sicuramente anche tantissimi giovani, che nulla hanno a che fare con lo spaccio o la prostituzione.

Sicuramente una circoscritta cerchia di turisti che frequentano l’isola e creano spiacevoli situazioni, ben note alle forze dell’ordine isolane, esiste realmente, ma è sempre bene ricordare e sottolineare che non si può far di tutta l’erba un fascio e infangare, di conseguenza, Ponza e tutti gli ospiti che in estate la popolano.

La morte di Gimmy ha toccato l’intera popolazione isolana, chi lo frequentava così come chi non lo aveva mai conosciuto; i più giovani si sono sentiti suoi amici anche non conoscendolo, e gli adulti si sono immedesimati nel dolore della famiglia che ha perso un figlio, in condizioni, senza alcun dubbio, ancora non chiare.

Siamo davanti ad una situazione inaccettabile, la morte per omicidio (perché ad oggi è questa l’ipotesi investigativa) di un giovane ragazzo, è sempre inaccettabile anche se la vicenda si svolge in un ambiente di attività illecite, nel quale sembra che la vittima operasse.

La popolazione di Ponza è fatta di persone laboriose ed oneste, forte di sani principi morali e religiosi, e gli imprenditori turistici espletano la loro attività con serietà e sacrificio stando ben attenti all’osservanza delle leggi e ad assicurare agli ospiti le migliori condizioni per un soddisfacente soggiorno. Ripudiamo senza sé e senza ma quel mondo della droga e della prostituzione e tutti quelli che vi si dedicano per trarre facili ed illeciti guadagni.

L’Amministrazione si dissocia fermamente dalle generalizzazioni negative di qualsiasi tipo che coinvolgono nel complesso la comunità locale e con piena fiducia nelle forze dell’ordine e nella magistratura, si augura che si arrivi in breve tempo alla soluzione del caso della morte di Gimmy, perché Gianmarco, benché coinvolto in attività non lecite, era un essere umano, una persona circondata dall’amore delle persone a lui care e non meritava di finire a 28 anni, massacrato e abbandonato in un’intercapedine. Siamo vicini alla famiglia e confidiamo nella giustizia”.

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