Roma, calci contro il portone della ex per riavere cellulare e bici: 32enne in manette

11 gennaio 2022 | 08:57
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Roma, calci contro il portone della ex per riavere cellulare e bici: 32enne in manette

L’uomo era già destinatario di un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex

Roma – E’ accaduto ieri nel primo pomeriggio in zona San Paolo.

Un vicino di casa della vittima ha telefonato al 112 Nue, raccontando di aver udito le urla di un uomo mentre prendeva a calci una porta di un appartamento ubicato al 7^ piano.

Gli agenti della Polizia di Stato dell’XI Distretto San Paolo, una volta arrivati sul posto, hanno ascoltato il testimone che ha riferito loro di aver udito urla e strani rumori provenire dal piano inferiore e, una volta sceso, di aver visto un uomo che inveiva nei confronti di una donna, chiusa all’interno dell’appartamento, chiedendole insistentemente di consegnargli il suo cellulare e la sua bici.

I poliziotti, giunti davanti all’abitazione in questione, hanno accertato che a causa dei numerosi calci ricevuti, la porta era danneggiata e bloccata tanto da non permettere agli occupanti di uscire.

Richiesto l’intervento dei vigili del fuoco, questi, dopo aver smurato la porta, hanno consentito ai poliziotti di poter accedere all’interno dove hanno riscontrato la presenza della donna e della figlia minore di questa, entrambe in buona salute.

La donna, ex fidanzata del soggetto in questione, ha raccontato che, poco prima, si era presentato pretendendo la restituzione di alcuni oggetti e lei, spaventata, aveva telefonato alle forze dell’ordine.

L’uomo, un cittadino afghano di 32 anni, durante i successivi accertamenti, è risultato destinatario di un provvedimento emesso nell’ ottobre del 2021 con il quale l’Autorità Giudiziaria gli aveva imposto l’obbligo di allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla sua ex fidanzata.

Accompagnato negli uffici di polizia è stato arrestato.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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