Seguici su

Cerca nel sito

Clochard “cacciati” dalla stazione di Ladispoli: partiti e associazioni insorgono, il Comune si difende

Il sindaco ha chiarito che "non è stato il Comune ad allontanare i senzatetto", ma Ladispoli Attiva chiede: "Un centro di accoglienza"

Ladispoli – L’amministrazione comunale di Ladispoli è intervenuta prontamente per chiarire la questione dei senza fissa dimora.

“Sorprende notevolmente osservare come associazioni, partiti e movimenti che intendono proporsi alla guida dell’amministrazione del Comune di Ladispoli – dice il sindaco Alessandro Grado che risponde a coloro che hanno accusato il governo cittadino di aver allontanato i clochard dalla stazione – non conoscano nemmeno le basi delle differenti competenze tra enti.

È quello che emerge dalle strampalate accuse lanciate all’amministrazione comunale in merito alla chiusura della sala d’aspetto della stazione ferroviaria di Ladispoli, decisione assunta dalle RFI.

Prima di scrivere inesattezze – prosegue Grando – bisognerebbe conoscere la realtà dei fatti e non lanciare ipotesi strumentali, campate in aria ed intrise di polemica politica. Quando RFI ha deciso di chiudere la sala d’aspetto, ai senzatetto è stata offerta ospitalità in un dormitorio di Civitavecchia gestito dalla Comunità di Sant’Egidio.

I clochard hanno rifiutato, scegliendo di rimanere a Ladispoli.

Fatte queste dovute precisazioni e chiarito che l’amministrazione comunale ha seguito da vicino questa vicenda con l’Assessore alle Politiche sociali Fiovo Bitti, vorrei ricordare che la sala d’aspetto della stazione era in condizioni igieniche pietose.

Essere senza fissa dimora è una condizione di vita tremenda, nessuno lo mette in dubbio, ma non autorizza ad occupare spazi pubblici, ad urinare ad ogni angolo o ad assumere atteggiamenti molesti nei confronti dei passanti sotto l’effetto dell’alcol.

L’Amministrazione comunale è sensibile alle condizioni di vita dei senza fissa dimora ma lo è anche nei confronti delle migliaia di persone che giornalmente transitano all’interno e all’esterno della stazione. Anche queste devono essere tutelate.

A tutti coloro che hanno falsamente accusato l’amministrazione di insensibilità e poca attenzione verso i più deboli suggeriamo prima di conoscere i fatti e poi di lanciarsi in sermoni stucchevoli e fuori luogo. Altrimenti un maldestro tentativo di campagna elettorale si trasforma in un boomerang che fa perdere credibilità”.

Ma il chiarimento non convince il gruppo di Ladispoli attiva che precisa: “Le recenti dichiarazioni del Sindaco in merito alla questione del muro innalzato dentro la stazione ferroviaria di Ladispoli per impedire un riparo notturno ai cittadini senza fissa dimora sono la triste conferma che il primo cittadino preferisce attaccare quando non può (o sa) entrare nel merito della questione.

A differenza di quello che afferma Grando – prosegue il gruppo politico -, Ladispoli Attiva non ha mai dichiarato che ‘il muro della vergogna’ è stato realizzato direttamente dal comune. Anche perché non è questo il problema.

Come afferma Gianfranco Marcucci, da anni impegnato nel sociale, ‘Quello che noi contestiamo è una precisa responsabilità politica della giunta comunale sulla questione dei senza fissa dimora. Sappiamo benissimo che il fenomeno è complesso e di difficile risoluzione, ma è indubbio che l’amministrazione non si è mai impegnata a fondo in questi anni per trovare soluzioni dignitose, fattibili e risolutive per questi soggetti fragili. E questo nonostante i continui appelli e la disponibilità a collaborare di tante realtà operanti nel contrasto alle povertà estreme’’

La soluzione proposta dall’assessore Bitti di un dormitorio a 40 chilometri da dove essi vivono, è strampalata ed avvilente. Non sono oggetti da spostare, ma persone con una loro dignità. Con questo tipo di affermazioni emerge un problema culturale e nessuna azione amministrativa potrà mai essere efficace se questo è l’approccio” aggiunge Marcucci.

“Immaginiamo che – dicono ancora i rappresentanti di Ladispoli Attiva – per un sindaco sia difficile ammettere che la vera causa – celata dietro la misura intrapresa da Ferrovie dello Stato – è semplicemente l’assenza di un piano a lungo termine per un’assistenza sociale a questi nostri concittadini”.

“Le persone senza fissa dimora possono essere persone difficili, chiuse, refrattarie spesso all’aiuto – spiega Cristina Boccabella, responsabile di Ladispoli attiva nel settore delle politiche sociali -. Non possiamo meravigliarci se rifiutano aiuti sporadici. Vanno approcciati, seguiti e presi in carico con un progetto di lungo periodo e con fondi ad esso dedicati. Non si può liquidare il problema proponendo sporadicamente soluzioni dell’ultimo minuto e liquidare coloro che più hanno bisogno di attenzioni e cure costanti”.

È chiaro che il problema non è il muro o chi lo ha edificato, ma il perché si è arrivati a soluzioni estreme per compensare anni di negligenze e pressappochismo.

Per tale ragione chiediamo a Grando di cambiare atteggiamento sul tema ed adoperarsi per dare vita ad un centro di pronta accoglienza – come hanno fatto tantissime città italiane – nel quale prestare un primo aiuto, offrire un posto letto, igiene personale, lavanderia, cambio abiti e mensa; e soprattutto, assicurare un servizio di segretariato sociale con la predisposizione di piani personalizzati di intervento in collaborazione con le realtà operanti nel sociale”.

Il Faro online – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Ladispoli
ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.
ilfaroonline.it è anche su TELEGRAM. Per iscriverti al canale Telegram con solo le notizie di Ladispoli, clicca su questo link