Santa Marinella, “in fila per il tampone con la febbre a 39”: scatta la denuncia

25 gennaio 2022 | 13:47
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Santa Marinella, “in fila per il tampone con la febbre a 39”: scatta la denuncia

La denuncia di un cittadino apre ad una riflessione sulle falle di un sistema che, a oltre due anni dall’inizio della pandemia, dovrebbe essere ben più saldo di così

Santa Marinella – Mentre il nuovo Dpcm del governo Draghi si prepara ad introdurre ulteriori regole e divieti in tutto il Paese (leggi qui), i cittadini continuano a scontrarsi con una serie di difficoltà quotidiane tutt’altro che banali.

Complice l’esasperazione del momento storico che stiamo vivendo, protocolli poco chiari e zone d’ombra nelle disposizioni per la gestione dell’emergenza sanitaria possono infatti generare situazioni piuttosto spiacevoli, col rischio di aggravare il quadro dei contagi.

E’ successo anche a Santa Marinella, dove una donna già risultata positiva al Covid-19 e con febbre alta sarebbe stata costretta a mettersi in fila per un tampone insieme agli altri clienti della farmacia.

A raccontarci quanto accaduto è suo marito, Christian, che ci spiega di aver deciso di sporgere querela perché “certi episodi non debbano mai più ripetersi”.

Ma partiamo dall’inizio. “Dal momento che mia moglie aveva già manifestato diversi sintomi – racconta Christian a ilfaroonline.it -, abbiamo deciso di sottoporci ad un test rapido fai-da-te. Io sono risultato negativo mentre lei, come temevamo, è risultata positiva“.

“A questo punto, il nostro medico di base ci ha chiesto di farne un altro in farmacia, per essere sicuri e confermare il risultato. Così io, negativo, e mia moglie, positiva e con già oltre 39 di febbre, siamo andati alla farmacia comunale di via Valdambrini per sottoporci ad un altro tampone”.

E’ una volta lì, però, che sono iniziati i problemi. “Dal momento che mia moglie era già risultata positiva al Covid-19 e ne aveva tutti i sintomi – spiega Christian -, l’ho lasciata in auto e ho chiesto ai farmacisti di poter ‘saltare’ la lunga fila davanti a noi e di farle fare il test dal finestrino: non solo perché mia moglie stava malissimo e non era fisicamente in grado di attendere in piedi che venisse il suo turno, ma anche perché rischiavamo di contagiare le altre venti o trenta persone che erano lì in attesa del tampone”.

Ma mentre le farmaciste in cassa gli hanno permesso di pagare subito i tamponi, dai due dottori incaricati di effettuare i tamponi e supervisionare la situazione è arrivato un secco “no”. “Mi hanno detto che mia moglie sarebbe dovuta scendere dalla macchina e mettersi in fila con tutti gli altri, senza tenere conto del potenziale pericolo”, racconta Christian. “Il farmacista che gestiva la fila insisteva col dire che, con 39 e passa di febbre, mia moglie dovesse aspettare le decine di persone che c’erano prima di lei”.

Una soluzione davvero impraticabile, e resa ancor più inaccettabile dalle rigide temperature esterne, che non potevano che aggravare la già compromessa salute della donna. Ed è proprio a questo punto che Christian, preoccupato e arrabbiato per il trattamento che sua moglie stava ricevendo, ha iniziato a litigare con il farmacista: “Avevo parcheggiato proprio di fianco al casotto dove fanno i test, ero a cinque metri”, sottolinea. “Non gli sarebbe costato niente, ma non hanno voluto scendere a compromessi e il farmacista incaricato di supervisionare il tutto mi ha urlato contro, minacciandomi di chiamare la Polizia Locale. Alla fine, l’ha fatto davvero”.

Grazie all’intervento degli agenti e di un’altra farmacista, però, alla moglie di Christian è stato finalmente permesso di fare subito il tampone, senza attendere oltre. Ma non dal finestrino dell’auto: “L’hanno fatta scendere e l’hanno fatta sedere sulla stessa poltrona su cui si siedono tutti gli altri clienti della farmacia – spiega Christian -, pur consapevoli del fatto che fosse già risultata positiva e che avesse i sintomi del Covid-19″.

Un “finale” che ha lasciato Christian decisamente perplesso sulle precauzioni prese per evitare il diffondersi del contagio: “Il Sindaco fa le ordinanze e ci chiede di restare a casa, ma poi dicono alle persone positive di mettersi in fila in farmacia insieme a decine di altre, col rischio concreto di contagiarle”, riflette. “Ci sobbarcano di regole e di restrizioni, ma è in queste situazioni che la gente si contagia”.

Ed è nel tentativo di impedire che scene del genere possano ripetersi che Christian ha deciso di querelare il farmacista che avrebbe negato a sua moglie la possibilità di fare il tampone subito e dall’auto. “Quello che mi ha dato fastidio – spiega -, è stata la sua reazione smodata di fronte ad una richiesta, a mio parere, più che logica”. “I farmacisti prestano un giuramento – ricorda Christian -, e dovrebbero assistere e tutelare il paziente malato. Per questo motivo – annuncia -, lo segnalerò anche all’Ordine dei farmacisti“.

Al di là dell’esito “giuridico” che avrà la vicenda, l’episodio che ha visto protagonisti Christian e sua moglie è testimonianza di un sistema le cui falle, a oltre due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, sono ancore troppe. Verrebbe da pensare che, a questo punto della pandemia, non ci siano più dubbi su come gestire situazioni di questo tipo; eppure, evidentemente, non è così. A Santa Marinella come – purtroppo – nel resto d’Italia.

Raggiunto telefonicamente da ilfaroonline.it, il farmacista querelato da Christian non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ricordiamo, per dovere di cronaca, che una denuncia non equivale ad un condanna, e che eventuali responsabilità saranno accertate dalle forze dell’ordine che indagano su quanto accaduto. 

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