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Oltre lo sport, la filosofia di vita: cosa ha insegnato Sofia Goggia

12 febbraio 2022 | 19:54
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Oltre lo sport, la filosofia di vita: cosa ha insegnato Sofia Goggia

Dalla caduta alla rinascita, alla lotta contro il tempo. E il cancelletto di partenza come fosse un esame da superare

Pechino – Comunque vada la lezione che è arrivata è enorme. Circa venti giorni di riabilitazione e non solo fisica. Ricostruire una mentalità da zero, dopo che i piani erano stati fatti. Il Tricolore tra le mani e il potenziale sportivo di poter arrivare a vincere, anche in supergigante, non solo in discesa libera.

Sofia ha fatto i conti con se stessa, ancora una volta. E ancora una volta è tornata al cancelletto di partenza. C’era lei lì ad aspettare di partire, dopo una lunga lunghissima strada faticosa alle spalle. I suoi tifosi guardano il percorso che deve intraprendere. Si vede è visibile di fronte a lei lungo la montagna, come davanti agli occhi di chi la segue in televisione. E quello dietro? C’è una strada invisibile che non si vede e che parte da dentro.

Da quella caduta rovinosa sulla neve a Cortina. Un luogo nefasto nell’ultimo anno. Oltre ai successi ottenuti in carriera in Coppa del Mondo. Niente Mondiali per la Goggia nell’edizione di casa del 2021 proprio lì. La paura la stessa, l’infortunio quasi lo stesso, ma nella gamba opposta. E la rinascita uguale. Quella volta c’era la Coppa del Mondo da finire, stavolta c’è una Olimpiade da svolgere. Solo in discesa libera. C’è solo una montagna da scendere, curve dopo curve. Come nella vita. Un percorso evidentemente che l’azzurra ha fatto dentro di sé per volare in Cina e per starci a Pechino: “Dipende dalla mentalità”, lo hanno detto spesso i medici che l’hanno seguita. La volontà aiuta le fibre a ricostituirsi, aiuta il sangue a fluire, il corpo a stare bene. Bombardano ottimismo i neuroni positivi. E lo bombardano al cuore, come ai muscoli che devono guarire. Prima del termine delle gare di sci alpino. Non sta al 100% Sofia ai Giochi, ma ci sta, pronta a staccare dal cancelletto. Stanotte è arrivata dodicesima nel training olimpico di specialità e ha tessuto una gara pulita e veloce. Al traguardo è scoppiato il sorriso sul suo viso e il dodicesimo posto non lo causa, lo causa il sapere  che forse qualcosa si è aggiustato tra il ginocchio e il perone. Una strada invisibile là dietro di lei, mentre è pronta a scendere in gara. Prima del cancelletto di partenza c’è lei e quella strada. Il pianto, il dolore, le immagini di giorni trascorsi a sperare, a sudare in palestra, soprattutto per tenere la tensione nel modo giusto, mentre quella gamba doveva guarire prima dello scoccare della fine dei Giochi, per lei. Unirla a quella dopo quella strada invisibile dentro, dipende da lei. Lo farà la Goggia sul traguardo. Solo dopo il risultato che ne  deriverà dalla sua gara. Spetterà a lei mettere insieme i cocci, essere equilibrio tra il passato e il futuro, costruendo un presente sereno, sapendo di essere cresciuta ancora una volta, oltre il buio. E comunque sarà una Olimpiade vinta. Che arrivi la medaglia o meno. Sarà un’altra gara riconquistata, dopo il dolore.

(foto@fisi.org)

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