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Tirrito denuncia VillaBanks, Tony Effe e Gue: “La donna trattata come elemento da (ab)usare per il sesso. Inaccettabile dare questi modelli ai giovani”

17 febbraio 2022 | 16:23
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Tirrito denuncia VillaBanks, Tony Effe e Gue: “La donna trattata come elemento da (ab)usare per il sesso. Inaccettabile dare questi modelli ai giovani”

“È sconvolgente pensare che certi testi passino fino ad arrivare a minare il pensiero e l’educazione dei nostri ragazzi”.

“Sesso, droga e musica. Quello che negli Anni 70 era trasgressione, cambio di un modello culturale che vedeva il sogno di libertà personale come emancipazione da una cultura maschilista imperante, oggi si trasforma nell’esatto opposto: l’annichilimento della figura femminile, l’involgarimento dei contenuti e delle relazioni. Altro che emancipazione o libertà di espressione, con VillaBanks, Tony Effe e Gue siamo alla più becera rappresentazione della misoginia, con la donna che torna ad essere una essere non pensate, buona solo per fare sesso a comando”.

L’alzata di scudi è di Maricetta Tirrito, presidente del Laboratorio Una Donna e di Sara De Ceglia, presidente dell’associazione #Baministrappati che hanno presentato nei confronti dei rapper una denuncia per istigazione alla violenza, incitamento all’odio, induzione allo stupro con sostanze stupefacenti, esaltazione del fenomeno criminale.

Il testo di “Doc2”, è un’incitazione a vedere le donne come un mezzo di sottomissione. Senza rispetto né valori, volgare e violento in ogni sua parte. Riteniamo grave che testi come questo accompagnino le mode del momento e diventino il tormentone dei giovani su Tik Tok.

Non c’è nulla di trasgressivo nell’esplicitare una dietro l’altra prestazioni sessuali fornite sotto l’uso di sostanze, non c’è nessun riferimento culturale nel dipingere le ragazze come entità in attesa di essere usate. Fa male sapere che questi modelli vengano percepiti dai giovani come accettabili, ed è pericolosissimo che passi il messaggio di normalità sociale riferito a certe tipologie di relazione.

Non è una questione di censura, ma di rispetto della femminilità, di equilibrio. In mancanza di un’etica, è inutile cambiare al femminile i nomi degli incarichi pubblici e poi assistere imbelli alla distruzione della dignità stessa della donna. È sconvolgente pensare che testi simili nel silenzio dell’educazione civica, del visto censura dei ministeri e del buon gusto musicale passino ed arrivino a minare il pensiero e l’educazione dei nostri giovani che ne fanno un vero e proprio mantra”.