L'intervento

Porto turistico di Fiumicino, Megna (Pd): “E’ ora di finirla di gettare cemento sulle coste e sul mare”

26 febbraio 2022 | 18:54
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Porto turistico di Fiumicino, Megna (Pd): “E’ ora di finirla di gettare cemento sulle coste e sul mare”

Raffaele Megna: “Il vero nodo è capire qual è il destino e la vocazione della nostra terra, delle nostre località delle nostre future generazioni”

Fiumicino – “Si può piangere per la durezza di una pandemia, per una guerra, per la perdita del posto di lavoro, ma vedere in una pubblicità le lacrime versate da un bambino che vuole tornare in crociera, fa pensare. Fa pensare soprattutto alla luce di ciò a cui la collettività di Fiumicino potrebbe assistere nei prossimi mesi: la costruzione del nuovo porto per navi da crociera alla foce del Tevere“. Lo dichiara il consigliere comunale del Pd Raffaele Megna.

“Questa del Porto turistico croceristico – spiega Megna – a ridosso del vecchio Faro, è una vicenda che affonda le radici negli ultimi quarant’anni. Progetti, masterplan, plastici, sogni di grandezza, di risanamento, ma anche di fallimenti, di azioni delle Procure della Repubblica, di infiltrazioni mafiose e degrado ambientale. Fatti che hanno attirato l’attenzione di generazioni di classi dirigenti. Oggi nella “distrazione” più o meno generale una multinazionale dei viaggi croceristici si è aggiudicata la concessione di tutta l’area. Un territorio in stato di pesante degrado per opere portuali incompiute per le vicissitudini di cui sopra.

Il progetto vero nessuno lo ha ancora visto, ma comunque diversi ettari di litorale e di mare di Fiumicino saranno occupati da moli e strutture per accogliere navi da crociera: fumanti e autosufficienti città galleggianti che scaricheranno flotte di turisti famelici. Questi in poche ore di giro in pullman saranno scarrozzati per Roma per poi risalire in nave e continuare per altre bellezze nel Mediterraneo senza capire nulla né di Roma né delle mete successive. L’importante è che fra una tappa e l’altra ci si diverta, ci si svaghi in tutto ciò che di scintillante la nave possa offrire: piscine, mini campi da golf, sale gioco, cinema. Vacanze da sogno che “fanno piangere di nostalgia i bambini e i grandi” quando la vacanza arriva alla sua fine. E forse a molti piace. Ma qual è il vantaggio che il nostro Comune ne trarrà? Sicuramente i dépliant della multinazionale saranno pieni di promesse e diverse bugie: i posti di lavoro che si creeranno, il risanamento dell’area oggi degradata, i turisti che scenderanno dalla nave e che invece di Roma potrebbero scegliere di visitare il nostro Parco Archeologico o a prendere un caffè a via Torre Clementina.  Non mancheranno gli impegni di opere di interesse pubblico “donate” alla città.

Certo dimenticheranno di parlare del disagio di Isola Sacra con le carovane di pullman che invaderanno la sua piccola rete stradale di ex quartiere nato spontaneamente per andare a Roma. Taceranno sulla sabbia di Fregene e Passoscuro che, dopo quella di Fiumicino e Focene, prenderà altre strade. Oppure che i posti di lavoro non saranno quelli che ci si aspettava. Ometteranno di dirci delle tonnellate di anidride carbonica prodotta da queste navi, che mai staccano la spina e che si si aggiungeranno a quelle prodotte dall’aeroporto per depositarsi su di noi e sui nostri terreni agricoli. Sia mai ce ne privassimo”.

“Il vero nodo che abbiamo difronte come collettività, – sottolinea il Consigliere – come mondo politico, che in genere sempre meno spinge lo sguardo oltre i sei mesi, è capire qual è il destino e la vocazione della nostra terra, delle nostre località delle nostre future generazioni. Dobbiamo decidere se vogliamo essere un ‘territorio di servizio’, che aggiunga altre grandi infrastrutture industriali di trasporti e logistica a quelle esistenti, che continui a gettare cemento per occupare terra e mare condannandoci definitivamente a essere un grande dormitorio. Oppure, decidiamo di investire sulle innumerevoli bellezze e ricchezze culturali, ambientali, agricole. Bellezze uniche al mondo che se potessero essere valorizzate e promosse attrarrebbero un nuovo modello di turismo. Un turismo che permane, degusta, gode di ciò che vede, che ha tempo di respirare l’anima dei luoghi e ne racconta per poi tornarci. Solo così si può creare reddito, posti di lavoro stabili, ma soprattutto si lascerebbe libera la terra di respirare. Proporre e perseguire entrambi i modelli di sviluppo è impossibile oltre che un’offesa all’intelligenza”.

“C’è la sensazione che dalla pandemia, dagli squilibri ambientali che l’hanno generata e che stanno cambiando le agende dei Paesi di tutto il mondo, provocando tutto ciò che abbiamo sotto gli occhi, non si tragga alcun insegnamento. Non si capisce che è ora di finirla di gettare cemento sulle coste e sul mare. Forse è per questo che dovremmo versare lacrime”.

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