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Giornata Mondiale dell’Orso polare 2022: salviamo il “re” dell’Artico

Ogni anno, il 27 febbraio, si celebra il simbolo della lotta ai cambiamenti climatici, ricordando quanto sia una specie fragile ed a rischio

Bianchi, teneri, affettuosi e, a volte, molto buffi…Gli orsi polari sono da sempre un’icona della biodiversità del nostro Pianeta e come tali, hanno un giornata dedicata interamente a loro: ogni anno, il 27 febbraio si celebra la Giornata Mondiale dell’Orso polare (International Polar Bear Day).

La giornata nasce come un modo per sensibilizzare il mondo sulle drastiche conseguenze che vivono queste creature. E’ vero che sono animali forti e capaci di resistere alle bassissime temperature che caratterizzano i Poli, ma non dobbiamo dimenticare quanto siano diventati fragili a causa delle continue minacce che derivano dai cambiamenti climatici e dallo scioglimento dei ghiacciai.

L’innovazione tecnologica ed il progresso che caratterizzano la nostra civiltà, non vanno di pari passo con la salvaguardia dell’ambiente, anzi. E’ proprio il nostro stile di vita, in cui non manca ogni tipo di comfort e benessere, che sta danneggiando ciò che abbiamo di più prezioso: il Pianeta Terra e le sue risorse. Inquinamento e spreco, infatti, non contribuiscono a tutelare le specie animali presenti nel nostro ecosistema, soprattutto quelle a rischio estinzione, e tanto meno i loro habitat naturali.

Tra le specie a rischio, vi è senza dubbio l’orso polare, che sta facendo le spese dell’invasiva impronta e dello stile di vita che l’uomo ha adottato sulla Terra. Per questo motivo, l’orso polare è diventato il simbolo della lotta ai cambiamenti climatici e dei catastrofici impatti ambientali che sta subendo il nostro Pianeta, a partire dal Polo Nord: è ormai un dato di fatto che di anno in anno, la sua “casa” si stia riducendo sempre più velocemente. Questo porta ad un conseguente cambiamento anche nelle sue abitudini alimentari, che si stanno modificando radicalmente ed è sempre più frequente trovare esemplari denutriti, che si avvicinano ai centri abitati in cerca di cibo.

La causa primaria di questi drastici cambiamenti è il riscaldamento globale e tutte le conseguenze che si trascina dietro. L’immissione in atmosfera di gas serra e altre sostanze inquinanti stanno, infatti, comportando un aumento delle temperature a livello globale e una sensibile riduzione dei ghiacci presenti sul nostro Pianeta. Ma la riduzione dell’habitat di questo mammifero rappresenta solo uno dei tanti segnali che il Pianeta sta lanciando sul cambiamento climatico.

Di questo passo, l’habitat dell’orso polare rischia di scomparire del tutto. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “The Cryosphere”, condotto da un team di ricercatori guidato dall’Università di Leeds, nel Regno Unito, ha rivelato che la velocità con cui la Terra ha perso e sta perdendo ghiaccio è aumentata negli ultimi tre decenni da 0,8 trilioni di tonnellate all’anno negli anni ’90 a 1,3 trilioni di tonnellate all’anno nel 2017.

Inoltre, i risultati rivelano anche che 28 trilioni di tonnellate di ghiaccio sono state perse tra il 1994 e il 2017, l’equivalente di una lastra di 100 metri di spessore sufficientemente estesa da coprire l’intero Regno Unito. Stando alle previsioni dei ricercatori, il 92% dei ghiacciai alpini rischia di scomparire entro il 2100.

Una visione nera, quindi, è quella che si prospetta dal punto di vista ambientale, se non si cerca di correre subito ai ripari. Secondo il Wwf, per salvare l’orso polare bisogna metter in campo urgenti azioni di conservazione: non basta la ricerca sul campo, unita alla lotta alle minacce che incombono sull’Artico. Il team Artico del Wwf Russia, ad esempio, sta portando avanti altri interventi concreti per salvaguardare la specie, come la formazione di squadre che collaborano con le popolazioni locali, al fine di istruirli su come dissuadere con metodi non cruenti gli orsi polari che si avvicinano troppo ai centri abitati per cercare di sfamarsi.

Per salvare un specie così importante per il nostro ecosistema, oltre alle azioni mirate di tutela, occorre anche l’impegno di ogni singolo abitante del Pianeta, affinché lo sviluppo della civiltà non ricada sul benessere della Terra, di tutte le specie e le biodiversità che la popolano, l’essere umano incluso. Un mondo ipercivilizzato non è sinonimo di un mondo abitabile per tutti gli esseri viventi. Ricordiamoci che non siamo gli unici abitanti di questo Pianeta e che questo va salvaguardato, perché non esiste un Pianeta di riserva.
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