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Mamma e figlia ucraine trovano la salvezza a Fiumicino: sono le prime rifugiate

28 febbraio 2022 | 18:50
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Mamma e figlia ucraine trovano la salvezza a Fiumicino: sono le prime rifugiate

Ad attenderle in Italia c’è il papà della bimba, in fuga dalle bombe di Kiev per curare il suo tumore al Gemelli

Fiumicino – Sette anni sono pochi per portare sulle spalle una storia come quella di Anna (nome di fantasia), una bimba di 7 anni fuggita con la mamma da Kiev e dalla guerra, per approdare con la sua malattia e una relazione scritta in cirillico prima a Fiumicino poi al Policlinico Gemelli di Roma. Anna ha un tumore renale con metastasi, diagnosticato a fine gennaio; ha già iniziato la chemioterapia a Kiev ma lo scoppio della guerra ha portato all’interruzione delle terapie necessarie per curare la sua patologia. Inizia dunque una lunga odissea, un cammino per fortuna costellato di tanti buoni samaritani, anonimi eroi della quotidianità, che hanno aiutato Anna e la mamma nel viaggio fino al reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli.

La storia di Anna comincia all’inizio di quest’anno, quando le viene diagnosticato un tumore del rene (nefroblastoma), già esteso ai polmoni. La piccola comincia un ciclo di chemioterapia presso l’International Cancer Center di Kiev. Poi scoppia la guerra. L’ultimo ciclo di chemio le verrà somministrato direttamente dalla mamma, a casa. Ma lì non sono più al sicuro e soprattutto la terapia non può più essere garantita tra i bombardamenti, che diventano sempre più insistenti. Anna e la mamma fuggono a casa dei nonni, che abitano poco fuori Kiev; intanto prendono contatto con l’altra nonna, che lavora vicino Roma come badante e che si mette in contatto con l’équipe dell’oncologia pediatrica del Gemelli e con l’Associazione Genitori Oncologia Pediatrica (AGOP). È l’inizio della lunga odissea che le porterà in Italia. Anna saluta dunque nonni e con la mamma sale su un autobus che, dopo un viaggio di 30 ore, le lascia ai confini con la Romania. Le due attraversano la frontiera a piedi; ad attenderle trovano i volontari della Croce Rossa e una famiglia romena, che si offre non solo di ospitarle in casa, ma di acquistare per loro il biglietto aereo Iași-Fiumicino.

Mamma e figlia salgono su quell’aereo che le porterà tra le braccia della nonna che lavora in Italia; ad accoglierle a Fiumicino ci sono anche i volontari dell’AGOP che le trasferiscono subito in ospedale, presso il reparto di Oncologia Pediatrica. Un po’ disorientate, senza parlare né italiano né in inglese, ma solo l’ucraino, sono arrivate nel primo pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino.

Una volta sbarcate, si sono presentate negli uffici della polizia di frontiera per chiedere lo status di rifugiate. Si tratta del primo caso di cittadini ucraini in fuga dal conflitto giunti in aereo allo scalo romano e dove hanno chiesto direttamente qui l’asilo. Al seguito una valigia neanche troppo grande ed uno zainetto nero; solo uno zainetto colorato, con personaggi della Disney, in spalla, la bimba.

La polizia, che ha compiuto le verifiche da procedura, già da giorni sta monitorando arrivi da paesi dell’est confinanti l’Ucraina, come la Polonia e la Romania, avvalendosi anche di un interprete. Da sottolineare che, in tali situazioni, c’è la possibilità di avanzare la richiesta di status di rifugiati, entro otto giorni dall’ingresso in Italia, direttamente alla Questura oppure in aeroporto, da dove poi la polizia di frontiera inoltrerà la richiesta alla Questura. Una volta terminata la formalizzazione degli atti a Fiumicino, potranno entrare per poi presentarsi in Questura per la formalizzazione definitiva della richiesta di rifugiate.

Nel mentre le cure sono già iniziate. “Qui da noi – spiega il professor Antonio Ruggiero, direttore UO di Oncologia Pediatrica della Fondazione Policlinico Gemelli – Anna proseguirà il suo programma di cure che prevede la prosecuzione della chemioterapia per circa 2 settimane; successivamente verrà programmato l’intervento chirurgico per rimuovere il rene malato e, se possibile, anche le metastasi polmonari. Quello di Anna è un tumore pediatrico che, anche in fase avanzata, ha spesso una prognosi positiva e quindi siamo fiduciosi sull’esito dei nostri trattamenti”.

Intanto medici, infermieri e volontari dell’AGOP comunicano con Anna e la sua mamma con il traduttore dello smartphone, quando non è presente il mediatore culturale o la nonna. Ma a raccontare le storie più belle sono i sorrisi che abbracciano le due ospiti ucraine, accolte in un reparto che sa ancora di Carnevale con i festoni colorati e i disegni nei corridoi e nelle stanze. Ad Anna e alla sua mamma è stata assegnata la stanza ‘Grecia’ perché in questo reparto le stanze sono contraddistinte dal nome dei diversi Paesi europei. All’appello, manca ancora la stanza ‘Ucraina’, ma Anna e la mamma hanno già precorso i tempi in quella direzione.

(Il Faro online)