Basilica di Santa Sofia, pochi mezzi per gestire la solidarietà verso l’Ucraina

6 marzo 2022 | 16:34
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Guerra Russia-Ucraina, l’altra faccia del sistema di aiuti: ne arrivano “a valanga”, ma è difficile smistarli

Roma – Se c’è un appello che adesso va fatto per aiutare la popolazione ucraina non è più quello di contribuire con medicinali, vestiti o beni a lunga conservazione, ma è quello di reperire camion, tir, bilici, van o qualunque altro mezzo utile per far arrivare gli aiuti al popolo ucraino.

E’ l’anello mancante della catena di solidarietà che ha letteralmente invaso la cattedrale di Santa Sofia a Roma, dove sono accatastati migliaia di generi di prima necessità e non solo.

Oggi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è recato proprio nella basilica di Santa Sofia, nella zona romana di Boccea, per partecipare alla Messa domenicale. E in questa occasione Mykhaylo Duminsky, coordinatore della logistica aiuti della Basilica, ha fatto sapere che domani partiranno da Roma, dalla basilica minore di Santa Sofia, almeno altri tre camion per l’Ucraina che adesso sostano nel cortile della Basilica. “Non sono potuti partire perché il transito è vietato di sabato e domenica. Nel frattempo stiamo caricando gli aiuti e continuano gli arrivi di nuove donazioni. La fila di auto in prossimità della basilica è lunga, ci sono almeno 15 macchine ogni giorno in attesa”.

Gli aiuti dunque arrivano, il popolo romano, come sempre, si è dimostrato generoso. Ma ora il problema è come far arrivare questi aiuti in Polonia, per poi essere smistati lungo il fronte. Lo chiarisce un nostro servizio, girato nei giorni scorsi insieme Patrizio Pavone, responsabile dell’associazione I Due Liocorni, che si sta occupando di reperire aiuti. Un servizio proprio all’interno del perimetro della Basilica, là dove gli aiuti vengono catalogati.

La Chiesa di Santa Sofia, chiesa nazionale a Roma degli ucraini, fa capo all’Esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. L’Esarcato è stato eretto nel 2019 da Papa Francesco. Dal 2020 Esarca apostolico è mons. Paulo Dionisio Lachovicz. Cattedrale dell’Esarcato è la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco, in Piazza della Madonna dei Monti.

Nel 1963, subito dopo il suo ritorno dalla prigionia in un gulag siberiano, Josyf Slipyj . cardinale e arcivescovo cattolico ucraino – avviò una raccolta fondi per costruire a Roma una chiesa per la comunità della Chiesa greco-cattolica ucraina. L’edificio fu progettato dall’architetto Lucio Di Stefano sulla base dei piani originali per la costruzione della cattedrale di Santa Sofia a Kiev. La costruzione, iniziata nel 1967, terminò nel 1969, quando, nel mese di settembre, Slipyj e diciassette vescovi, alla presenza di papa Paolo VI, la consacrarono, trasferendovi le reliquie di Papa Clemente I, provenienti dalla basilica di San Clemente al Laterano. La chiesa, dedicata alla Divina Sapienza, nel 1985 è divenuta titolo cardinalizio e nel 1998 è stata elevata al rango di Basilica minore.

https://cdn.ilfaroonline.it/wp-content/uploads/2022/03/aiuti-basilica-santa-sofia.jpeg“Abbiamo allestito all’esterno della Basilica altre sei tende ed abbiamo un grande aiuto dalla Protezione civile che trasporta ai camion i pacchi in giro per la basilica – ha raccontato Mykhaylo Duminsky all’AdnKronos -. Sono presenti anche ragazzi degli scout e altri volontari italiani, uomini, donne e bambini”.

Uno sforzo enorme, che però rischia di venire vanificato dalla mancanza di mezzi di trasporto. L’altro tassello fondamentale affinché gli aiuti siano davvero concreti. Per chi è rimasto in Ucraina, ma anche per chi, sfollato, si sta rifugiando nei Paesi limitrofi. E’ un problema della Basilica di Santa Sofia, ma, più in generale, è un problema diffuso sul territorio nazionale.

(Il Faro online)