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Un’associazione per delinquere con base ad Acilia: al bar i summit per organizzare lo spaccio

16 marzo 2022 | 09:22
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Un’associazione per delinquere con base ad Acilia: al bar i summit per organizzare lo spaccio

Sono stati 9 gli arrestati, mentre il personale di Polizia ha poi proceduto al sequestro di 5 chili di cocaina, 43 chili di marjuana e 82 chili di hashish

Ostia – Nella mattinata odierna, personale della Squadra Mobile di Roma, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine, dell’U.P.G.S.P. e della Squadra Mobile di Viterbo, ha dato esecuzione ad una Ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed  emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, nei confronti di 9 soggetti, ritenuti altamente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere (composta da elementi di nazionalità albanese e italiana) finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art.74 D.P.R. 309/90) e cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (73 D.P.R. 309/90) del tipo cocaina, hashish e marijuana.

L’ attività di indagine della Squadra Mobile, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha fatto emergere gravi indizi di colpevolezza a carico dei suddetti, circa la loro appartenenza ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, composta da elementi di nazionalità italiana e albanese,  operante prevalentemente nella zona di Acilia, avente come scopo quello di commettere una serie indeterminata di delitti di traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana, ovvero di acquistare reiteratamente quantitativi di droga, trasportarli a bordo di autovetture intestate a terze persone, occultarli all’interno delle abitazioni e di box nella disponibilità di alcuni indagati e rifornire altri spacciatori.

Alcuni di questi soggetti erano già emersi in precedenti attività d’indagine della locale Squadra Mobile, seguite poi da un’Ordinanza applicativa di misure cautelari personali, richiesta dalla Procura capitolina ed emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, che avevano disarticolato alcune piazze di spaccio nelle zone di Torpignattara e Marranella.

Gli elementi d’indagine raccolti hanno evidenziato gli stretti rapporti intercorrenti tra il fornitore dell’associazione attiva a Torpignattara e un soggetto albanese conosciuto nel panorama criminale romano per i legami con Z. A. e D. E., elementi apicali delle organizzazioni criminali albanesi attive a Roma – in particolare in zona Acilia – consentendo  di individuare una ulteriore compagine criminale di matrice albanese, dedita al traffico e allo spaccio di stupefacenti.

Le risultanze investigative hanno fatto emergere, altresì, il ruolo di spicco nell’organizzazione criminale, destinataria dell’odierno provvedimento restrittivo,   di un cittadino albanese, allo stato irreperibile sul Territorio Nazionale e attivamente ricercato anche all’estero, il quale si avvaleva della collaborazione non solo di connazionali – deputati al confezionamento, stoccaggio e spaccio dello stupefacente, alle consegne e alla tenuta della contabilità – ma anche di cittadini italiani, spesso acquirenti con compiti di “retta” o fornitori.

I sodali, sempre alla luce di quanto emerso in sede d’indagine, avrebbero utilizzato alcuni bar in zona Acilia per veri e propri summit, per condividere le strategie operative del gruppo; diverse, inoltre, le basi logistiche deputate allo stoccaggio dello stupefacente, tra le quali un ampio locale seminterrato, individuato in zona Torrevecchia, adibito dal gruppo a magazzino centrale.

Nel corso dell’indagine sono stati sottoposti a sequestro complessivamente 5 chili di cocaina, 43 chili di marjuana e 82 chili di hashish.

Ad ogni modo tutti gli indagati sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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