‘Ndrangheta, dalla Calabria a Roma per fare affari: stoccata al patrimonio di due sodali

18 marzo 2022 | 09:43
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La Polizia ha eseguito il decreto di sequestro nei confronti di un 61enne calabrese e di un 80enne romani con un patrimonio che ammonterebbe a 3 milioni di euro

Roma – Il personale della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Roma sta eseguendo un decreto di sequestro di beni ai fini di confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione attivato su proposta del Questore di Roma nei confronti di 2 soggetti inseriti in pericolosissimi contesti di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista operante nel mandamento tirrenico, facenti capo alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro.

Si tratta di un 61enne, esponente della cosca calabrese Mammoliti di Castellace di Oppido Mamertina e di un pregiudicato romano di 80 anni.

Le indagini patrimoniali avviate dagli specialisti della Divisione Anticrimine, coordinati dalla dottoressa Angela Altamura, sono state focalizzate sulla ricostruzione della “carriera criminale” e sull’analisi delle posizioni economico-patrimoniali degli interessati unitamente a quelle dei rispettivi nuclei familiari. Tale attività, tesa all’aggressione di patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità organizzata, ha evidenziato una rilevante sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi, e i redditi dichiarati e l’attività economica svolta, tale da far ritenere che siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

Il compendio patrimoniale sottoposto a vincolo, del valore di circa tre milioni di euro, comprende la totalità delle partecipazioni di una società di capitali con sede a Roma, attiva nel settore immobiliare; un complesso immobiliare, sito a Roma, costituito da locali commerciali di estesa superficie; un complesso immobiliare destinato ad albergo – ristorante, ubicato a Rocca di Papa (RM); immobili per civile abitazione siti in Gioia Tauro (RC); una polizza assicurativa del valore di 150mila euro, oltre numerosi rapporti creditizi, di cui uno intestato ad un società di capitali operante nel settore dell’energia elettrica, con sede a Roma. Le disponibilità finanziarie sono in corso di accertamento.

Le risalenti condotte delittuose del 61enne riguardano i reati di bancarotta fraudolenta e l’impiego di capitali illeciti in attività economiche, gestite con modalità fraudolente, al fine di massimizzarne i profitti, nonché quelli di seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive e agevolative.

La necessità di reinvestire i notevoli flussi finanziari illecitamente acquisiti spinse il 61enne a trasferire a Roma e provincia il centro dei suoi interessi, con particolare riferimento al settore alberghiero e della ristorazione.

In relazione all’80enne romano, noto usuraio e collettore dei proventi della criminalità mafiosa per fini di riciclaggio, si deve evidenziare l’elevato spessore criminale dello stesso, accostato, fin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, a personaggi come i defunti Danilo Sbarra e Luciano Merluzzi – quest’ultimo commercialista del cassiere di “Cosa Nostra”, Pippo Calo’ e appartenenti alla c.d. “Banda della Magliana” e alla “Camorra”.

L’esecuzione del provvedimento in argomento, vede impegnati oltre la Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Roma anche il personale di 7 Commissariati di P.S sul territorio di Roma e provincia. Inoltre l’operazione ha richiesto la collaborazione della Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria e dei Commissariati di P.S. di Gioia Tauro e di Taurianova.

La caratura criminale dei proposti e il potere di alterare il mercato economico, consente di sostenere che i “pezzi di ‘ndrangheta” presenti nella capitale e nei comuni limitrofi sono sempre più “visibili” e sono capaci di replicare pienamente la propria struttura criminale nel territorio dove si sono stabilizzati.

In tale ottica i sequestri, finalizzati alla confisca di prevenzione, costituiscono una straordinaria azione di contrasto alla criminalità organizzata e un importante strumento attraverso il quale le ricchezze accumulate vengono sottratte al circuito criminale per essere restituite alla collettività in un percorso di legalità.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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