Ladispoli, movida stupefacente: droga sui tavolini del locale scoperta dai cani della polizia
Controlli a tappeto nei locali della movida da parte della Polizia di Stato: nel mirino degli agenti anche i green pass e il rispetto delle norme anti-Covid
Ladispoli – Sono proseguiti anche ieri i controlli straordinari disposti dal Questore nelle zone della cosiddetta “movida” dove insiste un’alta concentrazione di giovani frequentatori di locali: intensificati i servizi di prevenzione e di controllo del territorio volti ad evitare, intercettare e, ad ogni modo, sanzionare eventuali comportamenti illeciti, e a disciogliere assembramenti in contrasto con la normativa per il contenimento del diffondersi del Covid-19 e sanzionare la vendita di bevande alcoliche ai minori.
In particolare, stanotte, a Ladispoli, gli agenti della Polizia di Stato del locale Commissariato, con l’ausilio dell’Unità Cinofila dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico hanno identificato 90 persone, di cui 15 di origini straniere, 32 minori e 20 con precedenti di polizia, controllato 10 veicoli ed elevato 3 sanzioni al codice della strada.
Sono stati 90 i green pass verificati dai poliziotti e 6 le sanzioni amministrative elevate per violazione della normativa anticovid. 5 gli esercizi commerciali controllati: 3 per vendita e somministrazione bevande e 2 sale slot. 2 esercizi sono stati sanzionati.
Nel corso del pattuglione, con l’ausilio dei cani antidroga, gli agenti hanno controllato un esercizio commerciale sito in via del Mare dove hanno rinvenuto, all’esterno e precisamente tra i tavolini, un involucro contenente hashish, mentre all’interno, dietro i divani, ulteriori 2 involucri della stessa sostanza stupefacente, successivamente sequestrata a carico di ignoti.
Il titolare è stato sanzionato per aver somministrato bevande alcoliche a minori e per questo sarà denunciato all’Autorità Giudiziaria, gli è stata contestata, inoltre, la violazione della normativa in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro. Infine 2 giovani avventori sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per oltraggio a Pubblico Ufficiale e per rifiuto di fornire le proprie generalità.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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