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Covid, la variante Omicron 2 è come il morbillo: un positivo infetta 18 persone

21 marzo 2022 | 18:40
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Covid, la variante Omicron 2 è come il morbillo: un positivo infetta 18 persone

Per i ricercatori questa variante è il 20% più contagiosa rispetto alla precedente. Lopalco: “E’ presto per dire se è l’inizio della quinta ondata”

Roma – La variante “Omicron 2 o meglio Ba.2. ha un livello di contagiosità molto simile al morbillo, quindi una persona non vaccinata ne può infettare 18. E’ presumibile che sia il 20% più contagiosa rispetto alla precedente, questo è anche visibile dalla velocità con cui ha dato una spallata a Omicron, nell’ultima survey dell’Iss Omicron 2 è al 44%”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Mauro Pistello, direttore Unità di Virologia Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e vicepresidente della Società italiana di microbiologia, facendo il punto della situazione epidemiologica.

Questa accelerazione di Omicron 2 “potrebbe dipendere da vari motivi”, osserva il virologo. “Stiamo vedendo nei tamponi effettuati alti livelli di carica virale – avverte – vuol dire che il virus sta replicando molto e questo è dovuto sia alla sua costruzione sia al fatto che si posiziona nelle vie aree superiori che gli permettono di essere particolarmente aggressivo. In più, in questo momento c’è un calo di attenzione e assistiamo anche a una quota di soggetti con una maggiore suscettibilità”.

Nei reparti Covid inoltre “si stanno vedendo soggetti, anche vaccinati, con doppia infezione, Omicron 1 e 2, nel Regno Unito sono stati segnalati 100 casi di questo tipo. Se le doppie infezioni corrono e se cala la protezione, si possono creare le condizioni per lo sviluppo di varianti ricombinati”.

Con queste premesse la situazione potrebbe precipitare? “Per ora non vediamo una maggiore gravità delle infezioni con Omicron 2, ma facciamo riferimento a popolazioni vaccinate – risponde Pistello – Se però tra qualche mese dovesse scendere la protezione della terza dose, potrebbe essere un problema”, avverte.

Il commento di Lopalco

Una quinta ondata di Covid-19 in Italia? “Per dire se c’è o non c’è un’ondata dobbiamo semplicemente guardare i dati. E il fenomeno che stiamo osservando in questo momento è sicuramente l’innesco di una nuova ondata” secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’università del Salento. Sono due i fattori che l’esperto chiama in causa: “Da un lato – spiega – ci troviamo di fronte a una nuova variante” di Sars-CoV-2, “la BA.2” o Omicron 2, ancora più trasmissibile della 1, “e dall’altro all’abbassamento delle misure individuali di protezione, successivo al cambio di regole delle ultime settimane”. Come andrà a finire non è facile dirlo, anche pensando alle nuove aperture in arrivo, ma il medico esprime ottimismo e insiste sull’importanza delle vaccinazioni e soprattutto delle dosi booster.

“Sull’ampiezza che avrà questa nuova ondata è molto difficile fare previsioni – sottolinea – perché anche guardando agli altri Paesi europei vediamo che ce ne sono stati alcuni in cui questa seconda ondata di Omicron è stata molto ampia, paragonabile a quella di gennaio, e ce ne sono stati altri in cui invece questo nuovo picco a un certo punto si è fermato. Per cui dobbiamo capire come il virus si comporterà da noi”.

Personalmente Lopalco si dice “abbastanza ottimista, anche perché non è escluso che la bella stagione ci possa aiutare”. Andiamo verso “un rialzo delle temperature e maggiori occasioni di vita all’aperto”, ragiona l’epidemiologo. Sono elementi che “potrebbero anche accelerare il passaggio di quest’altra ondata”, confida, ricordando però un’altra variabile in grado di fare la differenza: “Vaccinarsi e completare il ciclo vaccinale con la terza dose”, è l’appello del medico a chi ancora non l’ha fatto.

“Non dobbiamo sottovalutare il ruolo della vaccinazione completa” contro Covid-19, che anche mentre Omicron 2 galoppa resta uno scudo solido contro complicanze, ricovero e morte. Però “purtroppo, se ci mettiamo a fare due conti, vediamo che ci sono ancora diversi milioni di italiani suscettibili” all’offensiva di Sars-CoV-2. “Sono gli ultracinquantenni che non hanno fatto la terza dose di vaccino e questa popolazione è davvero quella che ci deve preoccupare di più, perché sono persone che magari hanno perso l’immunità e potrebbero anche sviluppare una forma un po’ più grave di malattia”. “E poi abbiamo ancora tantissimi bambini e adolescenti, milioni – sottolinea l’esperto – che non sono vaccinati e alimentano la circolazione virale più importante”.

Anche contro Omicron 2 il vaccino rimane un’arma importante, conferma quindi il medico, “perché comunque abbiamo visto che l’efficacia della vaccinazione contro le forme più gravi di malattia si mantiene. Ma quello che è più importante in termini di perdita di efficacia – precisa Lopalco – è la distanza dall’ultima dose di vaccino: se la si è fatta molti mesi fa, oggettivamente la protezione cala e questo è un dato di fatto contro qualunque variante. E’ acclarato che più ci allontaniamo dal momento della vaccinazione e più aumenta la probabilità di contrarre l’infezione, e se la vaccinazione è molto distante possiamo anche avere forme un po’ più gravi”.

Ecco perché, ripete l’epidemiologo, “prima di parlare di quarta dose estesa ad altri gruppi oltre a quelli per cui già raccomandata, pensiamo alla terza. Dobbiamo chiudere un ‘gap’ importante con la terza dose”, avverte. E’ ancora sul primo booster che bisogna puntare in questa fase della campagna vaccinale anti-Covid. (fonte Adnkronos)