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Maxi sequestro di beni a una società di Anzio: estingueva i debiti truffando Inps ed Erario

21 marzo 2022 | 09:13
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Maxi sequestro di beni a una società di Anzio: estingueva i debiti truffando Inps ed Erario

E’ l’epilogo di indagini svolte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Nettuno che vedono coinvolti due amministratori dell’azienda

Anzio – Disponibilità finanziarie, partecipazioni azionarie e automezzi, per un valore complessivo di circa 2,1 milioni di euro, sono stati sequestrati nelle province di Roma e Piacenza dai Finanzieri del Comando Provinciale della Capitale, in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Velletri, su proposta della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei due amministratori di una società di Anzio.

Il provvedimento costituisce l’epilogo di indagini svolte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Nettuno, da cui è emerso il ricorso a indebite compensazioni di debiti contributivi e tributari, con fittizi crediti d’imposta relativi a spese per le attività di ricerca e sviluppo certificate da un professionista compiacente.

Ai militari non sono sfuggite la celerità e le anomale modalità con cui un’impresa aveva provveduto ad estinguere le proprie pendenze verso l’Erario e l’I.N.P.S., ragion per cui hanno deciso di acquisire la documentazione comprovante gli oneri sostenuti.

I conseguenti approfondimenti hanno permesso di appurare che una parte delle spese derivava da corsi di formazione per il personale realizzati da altre società, mentre la restante da beni e servizi che, secondo la normativa vigente, non rientravano tra gli investimenti ammessi ai fini dell’agevolazione fiscale.

Tre persone – i due rappresentanti legali della società e il commercialista – dovranno rispondere in concorso dell’ipotesi di reato di indebita compensazione con crediti d’imposta inesistenti.

L’operazione si inquadra nella più ampia azione posta in essere dall’Autorità Giudiziaria e dalla Guardia di Finanza a contrasto delle frodi fiscali, che alterano le regole del mercato e danneggiano i cittadini e gli imprenditori onesti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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