Abusi e violenze nelle scuole cattoliche: il Papa in “doloroso” ascolto degli indigeni canadesi

28 marzo 2022 | 18:44
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Abusi e violenze nelle scuole cattoliche: il Papa in “doloroso” ascolto degli indigeni canadesi
Abusi e violenze nelle scuole cattoliche: il Papa in “doloroso” ascolto degli indigeni canadesi
Abusi e violenze nelle scuole cattoliche: il Papa in “doloroso” ascolto degli indigeni canadesi

Dopo la scoperta delle violenze nelle scuole gestite da organizzazioni cattoliche, delegazioni dal Canada in Vaticano per incontrare il Papa. Il portavoce del Vaticano: “Francesco vuole ascoltare queste storie dolorose”

Città del Vaticano -“Verità, giustizia, guarigione, riconciliazione. Sono venuti dal Canada a Roma con questo ‘bagaglio da presentare e condividere con il Papa, per intraprendere un percorso comune che probabilmente non riuscirà a cancellare il dolore del passato, ma potrà guarire e prevenire quello del futuro”. Così Vatican News riferisce dell’incontro di Papa Francesco con una rappresentanza delle popolazioni indigene canadesi, ricevuta questa mattina nella Biblioteca apostolica, nel corso di due udienze successive. Erano una delegazione di Métis e una di Inuit, accompagnati da alcuni vescovi della Conferenza episcopale del Canada, rimasti per circa un’ora ciascuno insieme a Francesco.

Un tempo che, dice il portavoce del Vaticano Matteo Bruni, “è stato caratterizzato, da parte del Papa, dal desiderio di ascoltare e fare spazio alle dolorose storie portate dai sopravvissuti”. Durante un Angelus del 6 giugno 2020 il Pontefice, ricorda Vatican News, “aveva condiviso con il mondo lo sgomento per le drammatiche notizie, giunte qualche settimana prima, del ritrovamento in Canada di una fossa comune in una scuola, la Kamloops Indian Residential School, con oltre 200 resti umani di indigeni canadesi. Una macabra scoperta, simbolo di un passato di crudeltà residenziali del Paese, quando, dal 1880 agli ultimi decenni del ventesimo secolo, in istituti finanziati dal governo e gestiti in maggior parte da organizzazioni cristiane si mirava a educare e convertire i giovani indigeni e ad assimilarli nella società canadese tradizionale, attraverso abusi sistematici”.

Il ritrovamento “aveva visto l’episcopato canadese fare un immediato ’mea culpa’ e attivare una serie di progetti di sostegno alle comunità indigene, in un processo di riconciliazione il cui vertice viene ora rappresentato dalla disponibilità del Papa a ricevere le comunità in Vaticano oggi e il 31 marzo, in vista anche di un futuro viaggio apostolico, annunciato ma non confermato, nel Paese”. Il 1° aprile Francesco riceverà invece in udienza in Sala Clementina, le diverse delegazioni e la Conferenza episcopale canadese

Francesco ha ricevuto per primi i membri del Métis National Council. Usciti dal Palazzo Apostolico al suono di due violini, simbolo della loro cultura e identità, gli indigeni , riferisce ancora la testata online della Santa Sede, hanno incontrato la stampa internazionale fuori da piazza San Pietro per raccontare i dettagli della mattinata. Cassidy Caron, giovane presidente dei Métis, si è fatta portavoce del “numero incalcolabile di persone che ci hanno lasciato senza che la loro verità sia mai stata ascoltata e che il loro dolore venisse riconosciuto. Senza mai ricevere l’umanità e la guarigione di base che meritavano”.

“Il riconoscimento, le scuse, sono molto in ritardo, ma non è mai tardi per fare la cosa giusta», ha detto. Dalla Nazione Métis è stato avviato un «lavoro difficile, ma essenziale» di ascolto e comprensione delle vittime e delle loro famiglie. Quanto raccolto è stato presentato oggi a Francesco: «Lui si è seduto e ha ascoltato, ha annuito quando i nostri sopravvissuti hanno raccontato le loro storie. Ho avvertito del dolore nelle sue reazioni quando si parlava di bambini. I sopravvissuti hanno fatto un lavoro incredibile nel raccontare le loro verità, sono stati così coraggiosi…”.

“Abbiamo fatto un difficile lavoro di preparazione per il nostro viaggio e l’incontro con il Papa. Abbiamo tradotto le nostre parole con quelle che lui avrebbe capito”, ha raccontato ancora Caron, secondo quanto riferisce Vatican News. La speranza è che anche il Pontefice e la Chiesa mondiale ora procedano a un’opera di “traduzione”: tradurre, cioè, le parole ascoltate “in azioni reali per la verità”. “Quando abbiamo invitato Papa Francesco a unirsi a noi, lui ci ha risposto ripetendo in inglese ’verità, giustizia, guarigione, riconciliazione’. Lo prendiamo come un impegno personale”, ha concluso, riferendo di aver presentato una richiesta di accesso ai documenti conservati in Vaticano riguardanti le scuole residenziali. (fonte Adnkronos)

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