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Fiumicino e le navi petroliere, l’economia sommersa “a pelo d’acqua”

28 marzo 2022 | 19:37
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Fiumicino e le navi petroliere, l’economia sommersa “a pelo d’acqua”

Esiste un settore in crisi di cui nessuno parla. Eppure… scorre sotto i nostri piedi

Fiumicino – C’è un mondo che lavora nelle acque fiumicinesi, a non stiamo parlando della ben nota flotta pescherecci. Un mondo “sommerso”, eppure visibile a pelo d’acqua, che coinvolge decine di famiglie e centinaia di migliaia di euro di fatturato. E del quale si parla poco, spesso fuori dai radar anche della politica.

I nomi che contraddistinguono chi opera in questo campo hanno un loro fascino ed evocano figure d’altri tempi (eppure attualissime): piloti, ormeggiatori, rimorchiatori, barcaioli, operatori antinquinamento. Tutti collegati in qualche modo alle agenzie marittime e al traffico di grandi navi che costeggiano il territorio.

Non sono le navi da crociera di cui tanti si parla in questi tempi, né i traghetti veloci, bensì le navi petrolifere, che si dirigono verso le piattaforme ben piantate qualche miglio dentro al mare.

raccordo oleodottoNon tutti lo sanno, ma da quelle piattaforme partono dei condotti che portano il cherosene fin dentro la città, passando letteralmente sotto i nostri piedi, nelle oscurità del sottosuolo. Ne possiamo avvertire la presenza solo aguzzando la vista, e cercando di individuare dei “bollini”. Su Via della Pesca, ad esempio, ce ne è uno all’angolo con via della Foce Micina, con su scritto “fascio oleodotti” (nella foto); è uno dei punti di raccordo dei tubi sotterranei (e sottomarini) che collegano la piattaforma petrolifera a Fiumicino.

L’economia che ruota attorno a questa attività è importante: considerato dipendenti operativi (su più turni), personale amministrativo, agenzie, servizi portuali ecc., siamo intorno alle 60 famiglie che vivono di questo.

Un settore in crisi da tempo, e che la pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito ad affossare, in qualche modo. Se consideriamo che fino a 5 anni fa transitavano circa 120 navi petroliere all’anno, e negli ultimi periodi siamo arrivati a una media di 50, si capisce bene di quale entità sia la contrazione.

Eppure nessuno ne parla, come se il problema non esistesse. Lo facciamo noi del Faro online, cercando di accendere una luce che arrivi fino in mezzo al mare (sarà la nostra vocazione…) per far sì che nell’agenda politica, alla voce “problemi occupazioni ed economia da tutelare”, ci sia anche questo settore.

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