Il caso

Roma 1963, disco volante nella notte di San Giovanni: la testimonianza del “professore”

2 aprile 2022 | 10:00
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Roma 1963, disco volante nella notte di San Giovanni: la testimonianza del “professore”

Basta una minima ricerca storica a risolvere un caso di avvistamento osservato da una persona autorevole?

Si parla spesso di attendibilità dei testimoni, di quanto ci si possa fidare delle loro affermazioni, e nel caso che vado a raccontare oggi c’è proprio un esempio di quanto non ci siano mai stati dubbi sul fatto che quanto affermato da un testimone fosse tutta la verità. Non è una vicenda recente ma a volte è interessante riesaminare avvistamenti Ufo avvenuti nel passato, anche solo per constatare quali e quante differenze ci siano tra quello che si vedeva decenni fa e quello che viene  osservato oggi.

Il 24 giugno, giorno in cui si festeggia San Giovanni, è una festa tradizionale importante per Roma, specialmente nella zona omonima della Capitale. Ma per noi ufologi è anche l’anniversario del primo avvistamento ufficiale di dischi volanti, avvenuto nel 1947 da parte di un pilota privato americano. Ebbene, proprio in quella sera del 1963, alle ore 22 circa, il protagonista della nostra storia, professore di matematica e fisica,  poi divenuto preside di un istituto tecnico industriale, stava cenando sul terrazzo di casa, nel quartiere Tuscolano, insieme alla moglie e ai figli.

Ad un certo punto i tre pargoli cominciarono ad alzare la voce, indicando meravigliati lo strano fenomeno che stava accadendo dinanzi ai loro occhi. Il professore descrisse quanto osservato come “un grande ellissoide biancastro e molto luminoso, dai contorni indefiniti e sfumati, nell’atto di compiere lente evoluzioni” mentre apparentemente si trovava sopra la Basilica di San Giovanni in Laterano. Quella che venne definita una “macchina lucente”  fu osservata attentamente per circa 5 minuti finché il capofamiglia, sicuro di non trovarsi di fronte ad un fenomeno conosciuto, decise di telefonare alla redazione del quotidiano ‘il Tempo’  per informare la redazione, e venne così a sapere che già molti altri cittadini lo avevano preceduto segnalando lo strano fatto.

Tornò, quindi, sul terrazzo dove moglie e figli avevano continuato ad osservare la “strana massa luminosa” che aveva continuato le sue evoluzioni rimanendo sempre fissa sopra la basilica per poi sparire improvvisamente. In alcuni racconti riportati nei giorni seguenti sul quotidiano si faceva riferimento a due masse distinte invece di una sola, e varie altre testimonianze telefoniche descrivevano vari cambiamenti di “forma, colore, grandezza e luminosità”

Dicevamo dell’attendibilità dei testimoni: il professore, oltre ad essere uno stimato insegnante, era stato per otto anni ufficiale di artiglieria contraerea in Marina militare, e durante la guerra aveva partecipato alle campagne d’Africa ed Albania. Di certo le sue conoscenze delle cose fisiche e di quanto vola nel cielo dovevano essere di tutto rispetto. Nessuno, quindi, si azzardò a cercare  una spiegazione alternativa al “non identificato”. Proprio quello però è il metodo che deve seguire l’ufologo: ipotizzare spiegazioni e cercare di verificarle. Proviamo ora noi, come esercizio speculativo, a “pensare diversamente”.

Diamo, quindi ,uno sguardo al contesto, anzi alla Storia. Tre giorni prima di quella sera, alla sesta votazione del conclave, era stato eletto Papa Paolo VI. E’ quindi presumibile che ci fosse una atmosfera di contentezza e leggerezza durante quella festa patronale già molto sentita. Possiamo immaginare che ci sia stato, come in tutte le feste a Roma, uno spettacolo pirotecnico con fuochi d’artificio. Un  esempio precedente lo possiamo vedere in questo vecchio filmato dell’Istituto Luce sui festeggiamenti del 24 giugno 1950 (dove addirittura un carro della sfilata aveva la forma di un disco volante, ma questa è un’altra storia).

Non sarebbe strano se, controllando in emeroteca i quotidiani di quei giorni, trovassimo riferimenti allo spettacolo pirotecnico che di solito chiude i festeggiamenti. La distanza in linea d’aria tra la casa e la basilica potrebbe essere stata abbastanza, in caso di vento contrario, perché non arrivasse il suono delle esplosioni (i “botti”, appunto). Ma perché non se ne parlò nelle varie inchieste giornalistiche? Forse per non  mettere in dubbio le affermazioni del professore? Probabilmente proprio per il ‘principio di autorità’ non venne fatto  cenno a spiegazioni semplicistiche per quella testimonianza così precisa, ma il risultato è che – dopo tanti anni – rimaniamo con un ragionevole dubbio.

* Stefano Innocenti –
Cisu – Centro Italiano Studi Ufologici
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Se osservate una luce o un qualcosa in cielo che, in tutta coscienza, non riuscite a spiegarvi, inviate una mail a misteri@ilfaroonline.it e mettetevi in contatto con il Cisu, al sito www.cisu.org oppure all’indirizzo www.ufotuscia.it