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Ladispoli, braccato dai carabinieri si consegna in caserma dopo giorni di ricerche

6 aprile 2022 | 11:36
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Ladispoli, braccato dai carabinieri si consegna in caserma dopo giorni di ricerche

Nei confronti del 26enne pendeva un provvedimento di Mandato di Arresto Europeo

Ladispoli – I Carabinieri della Stazione di Ladispoli hanno arrestato un cittadino romeno 26enne, già noto per le proprie vicissitudini penali sia in Romania che sul territorio nazionale, che è stato raggiunto da un provvedimento di Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.) e, dopo alcuni giorni di pressanti ricerche, ha deciso di consegnarsi ai militari della caserma di via Livorno.

I fatti sono accaduti durante la scorsa settimana ed hanno avuto il loro epilogo nella mattinata di sabato scorso, 2 aprile 2022, quando il 26enne, che in più circostanze aveva cercato di sottrarsi alle ricerche poste in essere dai Carabinieri, ha infine scelto di presentarsi in caserma. I Carabinieri, nei giorni precedenti, avevano infatti provato a cercarlo presso la propria abitazione, nonché presso gli appartamenti di congiunti e conoscenti anch’essi residenti nell’ambito del Comune di Ladispoli. In ogni occasione l’uomo, talvolta raggiunto anche sulla propria utenza telefonica personale, si era dimostrato molto cordiale ma allo stesso tempo anche assai sfuggente; diverse erano state infatti le scuse utilizzate per dilazionare il proprio appuntamento con la giustizia: il lavoro su vari cantieri nel comune di Roma, un malore non meglio precisato, imprevisti con l’autovettura.

Atteso a casa e sul posto di lavoro, alla fine sabato ha inteso presentarsi spontaneamente in caserma: su di lui pende una sentenza emessa da un Tribunale romeno che lo condanna in via definitiva ad oltre un anno di reclusione poiché risultato colpevole del reato di furto aggravato.

I Carabinieri, nella mattinata di ieri, lo hanno infine posto a disposizione della Corte di Appello di Roma per le procedure finalizzate alla sua estradizione in Romania.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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