il caso

1950, quei 3 dischi volanti che finirono alla radio

30 aprile 2022 | 10:00
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1950, quei 3 dischi volanti che finirono alla radio

Dallo scetticismo di un famoso radiocronista di quegli anni, allo scalpore di un avvistamento di 3 dischi volanti

Il 15 aprile 1950 su “Il Messaggero” compariva una notizia destinata a smuovere le coscienze dei lettori riguardo i sempre più frequenti avvistamenti di dischi volanti. Così titolava il quotidiano romano “Il radio cronista Renato Vertunni che aveva espresso il suo scetticismo ha dovuto credere ai suoi occhi”. Erano tempi in cui si affacciavano sulle pagine dei quotidiani questi misteriosi oggetti discoidali, forse una moda americana, forse un’arma segreta russa, e i lettori vedevano entrare nelle case le strane notizie che ne riferivano, anche solo come cronaca rosa. Infatti, erano i testimoni famosi a fare audience.

“Il redattore della Rai non credeva ai dischi volanti – si leggeva nell’articolo -. E’ un argomento sul quale è lecito lo scetticismo, e Renato Vertunni faceva parte di questa vasta schiera di negatori, tanto che alcune sere fa, insieme a Lello Bersani aveva tenuto una brillante radiocronaca nella quale i dischi volanti venivano ridotti ad un pizzico. Ma ieri sera ha dovuto ricredersi perché ha personalmente assistito alla comparsa ed alle evoluzioni non già di uno, ma di ben 3 piatti volanti nel cielo dell’Urbe. Alle 22:20 mentre usciva dalla sua abitazione in via del Chinotto 2 nel quartiere Mazzini per dirigersi verso gli uffici della Rai, vedeva passare rapidi proveniente da San Pietro e diretti verso i Parioli tre di quegli ordigni misteriosi che da un pezzo riempiono i cieli e le cronache dei giornali. Stava chiudendo il portone di casa quando lo straordinario spettacolo lo fece restare immobile con gli occhi fissi in alto. E fu in tempo a veder i tre piatti volanti giungere da piazza Mazzini, piegare ad angolo retto e quindi puntare verso il Ministero della Marina, scomparendo tra le nuvole. Ebbe l’impressione che avessero un movimento regolare, dimensioni simili a quelle di una mezza Luna, colore candido abbagliante. Nel loro moto rettilineo sembravano ondeggiare lievemente, come avrebbero fatto apparecchi aerei pilotati”. 

Ammettiamolo: non fu un avvistamento di particolare rilevanza anche se, paragonato con i miseri avvistamenti di lucine dei nostri giorni, lo sembrerebbe. Eppure da questo scaturì una reazione mediatica interessante. Una settimana dopo, infatti, le cronache ci avvertivano che “La notissima soubrette Mimy Aylmer e Renato Vertunni della RAI hanno visto i dischi volanti e diranno le loro impressioni durante la Cronaca Parlata che il Sindacato Cronisti terrà sabato 22, alle ore 17, a Palazzo Marignolli. Sull’argomento concluderà Mario La Stella”. Per chi si interessa di storiografia del fenomeno Ufo, il trafiletto annunciava la prima conferenza pubblica, in Italia, sui dischi volanti, alla quale partecipò la soubrette che fu la testimone romana nel famoso avvistamento del 7 aprile precedente, che poi si scoprì essere dovuto a una meteora.

Da quei giorni ci sono state molte altre dichiarazioni da parte di personaggi famosi dello spettacolo e della televisione, con un clamore simile a quello delle TV di oggi quando presentano questo o quel testimone come una nota di colore nel grigio ma scintillante mondo dell’informazione televisiva. Ma cosa dire dell’avvistamento? In linea con quelli di quegli anni, se non vi fosse stata quella virata ad angolo retto, potremmo ipotizzare che si fosse trattato di una piccola squadriglia di aerei in volo notturno, come ad esempio i Mustang P51 o i Savoia Marchetti SM82. Va poi anche considerato che a quei tempi gli aerei volavano, di notte, con un potente faro acceso, e che questo potesse essere il motivo per il quale si vedessero dischi, come quelli che comparivano quando i fasci luminosi si stampavano sulle nuvole.

I raggi luminosi incidenti, quindi, potevano benissimo apparire come dischi che si muovevano oscillando e addirittura deviare ad angolo retto. Come quasi sempre, anche per questo caso ci sforziamo di ragionare per ipotesi, partendo da quelle più semplici a nostra disposizione, tenendo in considerazione la non conoscenza di quanto volasse sopra le teste dei testimoni di quegli anni, e di quanto volesse significare emotivamente, per chi aveva subito bombardamenti aerei fino a pochissimi anni prima, vedere luci e mezzi aerei in volo notturno: possiamo e dobbiamo cercare di capire l’attenzione e forse anche la paura nell’osservazione di quegli oggetti volanti non identificati.

* Stefano Innocenti –
Cisu – Centro Italiano Studi Ufologici
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