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Accoltellamento a Ladispoli, Silvia e Sofia stanno bene. La 17enne: “Papà voleva ucciderci”

6 maggio 2022 | 12:42
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Accoltellamento a Ladispoli, Silvia e Sofia stanno bene. La 17enne: “Papà voleva ucciderci”

L’assessore alla Sanità D’Amato ha fatto visita a Silvia: “Sta bene e ha iniziato la fisioterapia per la riabilitazione”

Ladispoli – “Questa mattina insieme all’équipe di medici che si è presa cura della donna per tutto il periodo di degenza, sono andato a trovare Silvia portandole un mazzo di fiori”.

L’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, non ha dimenticato quanto successo a Ladispoli il 21 aprile scorso.

“La donna di Ladispoli vittima, assieme alla figlia – ricorda l’Assessore -, di una violenta aggressione da parte del marito, è ricoverata presso l’Azienda ospedaliera San Camillo di Roma.
Silvia sta bene e ha iniziato la fisioterapia per la riabilitazione. Non vede l’ora di riabbracciare sua figlia e di poter uscire a rivedere il sole per ricominciare una nuova vita insieme a lei. Continuerà ad essere seguita anche da una équipe di psicologi.

Oggi è una bellissima giornata – ha concluso D’Amato -, auguro a Silvia e a sua figlia un futuro roseo, lontano da episodi di violenza come questo e desidero ringraziare i professionisti dell’Azienda Ospedaliera San Camillo che hanno salvato la vita a Silvia”.

L’ulteriore bella notizia arriva a poche ore dal risveglio dal coma indotto farmacologicamente, nell’ospedale Bambin Gesù di Palidoro, della figlia di Silvia, Sofia. La ragazza 17enne ha ribadito: “Papà voleva ucciderci. Ha cercato di uccidere mamma e poi me”.

La giovane, colpita da due coltellate, al suo risveglio è stata sentita dagli investigatori e ha raccontato come quel giorno il padre si sia presentato presto a casa e abbia iniziato a litigare con la madre. E quando l’uomo, il geometra 48enne, ha impugnato un coltello da cucina e colpito la moglie, la ragazza avrebbe cercato di fermarlo, ma è stata colpita anche lei. Nonostante tutto la ragazza ha trovato la forza di andare dai vicini e chiedere aiuto.

Una storia raccapricciante se si pensa, come hanno accertato gli inquirenti, che Silvia aveva chiesto al marito solo una pausa di riflessione. Non escludeva di poter tornare insieme all’uomo.

Quest’ultimo ancora ricoverato al Gemelli a causa delle ferite auto inferte, nel tentativo di togliersi la vita dopo l’aggressione alla moglie e alla figlia, ne avrà per 60 giorni, mentre nei suoi confronti il giudice ha convalidato l’arresto per tentato duplice omicidio.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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