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Riforma reclutamento e formazione docenti, Anief: “Inaccettabile il taglio di 9.600 cattedre”

Marcello Pacifico (Anief): "Bisogna approfittare della diminuzione delle iscrizioni per potenziare gli organici, non per tagliarli"

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“Il Partito Democratico esce allo scoperto sul Decreto Legge n. 36 che revisiona reclutamento, formazione e valutazione degli insegnanti, approvato senza il consenso dei sindacati, dei lavoratori e delle parti sociali: il Pd si oppone, in primis, alla norma relativa al taglio dal 2026, di quasi 10mila cattedre di potenziamento, che reputa ‘inaccettabile’. E chiede di intervenire sul numero di alunni per classe, troppo alto rispetto a fabbisogni didattici e sicurezza“. E’ quanto si legge in una nota del sindacato Anief.

“Siamo d’accordo con il Pd – dice Marcello Pacifico, leader Anief – perché bisogna approfittare della diminuzione delle iscrizioni per potenziare gli organici, non per tagliarli dopo avere pure ridotto il numero delle classi. Sarebbe un’operazione da Paese arretrato che non guarda al futuro. Anziché avviare una riforma ingiusta che non vuole nessuno, il Governo pensi piuttosto a rinnovare il contratto scaduto da tre anni e mezzo, andando ad inserire in quel testo la nuova formazione, condividendola con i sindacati, e solo dopo avere aggiornato le tabelle per assegnare gli aumenti rispetto all’inflazione. Il decreto va cambiato in Senato approvando gli emendamenti di modifica al testo e dando seguito alle audizioni, a partire da quella dell’Anief, che si svolgeranno dal 17 maggio nelle Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Cultura che da dopodomani cominceranno ad esaminare il testo”.

“Noi – prosegue Pacifico – il 6 maggio abbiamo avviato la battaglia contro questo decreto che vuole punire la scuola e docenti, e dimentica gli Ata: di sicuro, la protesta non si fermerà fino a quando il decreto non verrà ritirato o cambiato come chiediamo con la piattaforma rivendicativa”

Ghizzoni (Pd): “Abbiamo 60 giorni di tempo e saranno molto impegnativi”

“Condivido le preoccupazioni per l’ultimo decreto sulla scuola. Mezz’ora dopo la sua emanazione ho dichiarato che tutti noi del Pd ci aspettiamo che spariscano alcune questioni – ha detto Manuela Ghizzoni, responsabile Scuola del Partito democratico, nel raccogliere le tante perplessità manifestate nel corso di un incontro pubblico sui temi dell’istruzione – Ora abbiamo sessanta giorni di tempo, e saranno molto impegnativi. Ce la faremo a far modificare il decreto? Io non lo so, si vedrà”. A proposito del Pnrr ha spiegato che “un miliardo e mezzo sui divari territoriali, ad esempio, non sono una cosa trascurabile”. Su come spendere questi soldi, ha citato “l’abbassamento del numero degli alunni per classe”. Quindi ha citato “i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. La scuola, tanto per fare un esempio, deve stare a non più di un certo numero di chilometri da dove abitano le famiglie, e dev’essere raggiungibile dai mezzi pubblici” e “i due miliardi investiti per i nidi. I termini scadevano ai primi di febbraio e i bandi sono andati deserti. Chiediamoci perché i Comuni non ce la fanno”.

Ghizzoni non ha risparmiato critiche al modello di formazione previsto dal decreto legge n. 36: “non può essere anticipata nella laurea triennale, toglie quel tempo di riflessione per diventare e apprendere le competenze ma è base per entrare in classe”. La fase transitoria è pensata male, dice: “Penso a coloro che si laureeranno a luglio, che fine fanno? Ci convince ancora meno la formazione continua in servizio. Mi ero letta le bozze del decreto. Il testo è poi molto cambiato. Per esempio una sorpresa che contestiamo è la
Ghizzoni chiede quindi che il processo di formazione in servizio “sia stato inserito nell’atto di indirizzo” del rinnovo contrattuale dei docenti.

Infine, le notizie sulla denatalità e i tagli futuri disegnati nel Def: “Il Def ci ha preoccupati – conclude Ghizzoni -. La tabella che è circolata è stata redatta sulla base dell’andamento demografico. Stiamo di fronte a un preoccupante calo demografico. Quest’anno abbiamo 100 mila alunni in meno rispetto allo scorso anno. L’anno prossimo saranno 126 mila in meno rispetto al 2022. Ma i docenti in più, secondo noi, dovranno rimanere a scuola per potenziare l’attività didattica. Il Mef non è d’accordo con noi del Pd. Ce la possiamo fare? Sì se i gruppi parlamentari sono con noi. Ricordo che il contingente Covid si è realizzato su nostra richiesta”.

Cosa chiede il Sindacato

Anief ricorda che “il Governo in carica aveva preso un impegno lo scorso maggio, promettendo di stanziare risorse aggiuntive alla scuola. Invece, con il Decreto Legge n. 36 si cancellano in qualche anno circa 10mila docenti, si dimezza la carta del docente, utile anche per fare corsi di formazione e aggiornamento, di cui oggi beneficiano 700mila insegnanti di ruolo, e si incentiva un docente su tre con un aumento ‘una tantum’ introducendo anche nella scuola una politica aziendalista-selettiva che confligge con l’obiettivo della formazione delle nuove generazione”

“La riforma ignora poi il personale Ata – conclude Anief – e ‘premia’ chi non partecipa alla mobilità, andando a ledere il diritto alla famiglia. Inoltre, il decreto non considera i precari, mettendo anche loro in concorrenza con i nuovi docenti, eludendo ancora una volta le richieste della Commissione europea di lotta all’abuso di precariato”.

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