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Sesso e ricatti a Sabaudia: “Prostituisciti o perdi tuo figlio”. Maitresse di Terracina in manette

12 maggio 2022 | 09:56
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Sesso e ricatti a Sabaudia: “Prostituisciti o perdi tuo figlio”. Maitresse di Terracina in manette

La 67enne sfruttava la vulnerabilità della vittima a causa di una pendenza giudiziale relativa all’affidamento del figlio

I Carabinieri di Sabaudia al termine di un’articolata attività di indagine, su disposizione del Sostituto procuratore Antonio Sgarrella, hanno arrestato una 67enne di Terracina accusata di sfruttamento della prostituzione aggravato, in violazione alla cosiddetta legge Merlin, di minacce, di utilizzo dell’inganno e dello stato di provata minorazione psichica della vittima.

Nell specifico le attività investigative hanno permesso di accertare come l’odierna arrestata, sfruttando la particolare vulnerabilità e fragilità della vittima, una donna di Sabaudia, a causa di una pendenza giudiziale relativa all’affidamento del figlio, ingenerando nella stessa la convinzione che avrebbe potuto fare da tramite per la positiva risoluzione della controversia legale, l’avrebbe costretta a prostituirsi, ponendola in assoluta soggezione e dipendenza dall’indagata, alla quale la vittima doveva consegnare tutto l’importo guadagnato con l’attività di meretricio, al punto da ridursi a vivere in misere condizioni e dalla quale era controllata quotidianamente, sia per avere contezza dell’effettività attività della vis sia del ricavo giornaliero.

Qualora la donna non avesse consegnato quanto guadagnato o non avesse lavorato continuativamente tutto il giorno, l’arrestata provvedeva subito a minacciare il mancato interessamento nel giudizio e a porre in essere atti intimidatori, come quello subito dalla vittima nel gennaio del 2021, quando fecero esplodere un petardo nella cassetta postale della vittima dal quale ha avuto inizio l’attività di indagine dei Carabinieri di Sabaudia.

L’arrestata, espletate le formalità di rito è stata tradotta nella sua abitazione agli arresti domiciliari, dove aspetterà di essere sottoposta a processo.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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