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Papa Francesco: “Non si può dare pace se non si è in pace”

22 maggio 2022 | 12:31
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Papa Francesco: “Non si può dare pace se non si è in pace”

Il Pontefice al Regina Coeli: “Quanto è difficile disinnescare i conflitti. Preghiamo e chiediamo la pace per i responsabili della Nazioni, per vive accanto a noi e per chi incontriamo ogni giorno”

Città del Vaticano – “Non si può lasciare agli altri la pace se non la si ha in sé. Non si può dare pace se non si è in pace”. Affacciato su un’infuocata piazza San Pietro, gremita da migliaia di pellegrini, Papa Francesco, durante il Regina Coeli (la preghiera che durante il Tempo Pasquale sostituisce l’Angelus) si sofferma sulle parole che Gesù pronuncia poco prima di essere condannato a morte: “Vi lascio la pace” e “Vi do la mia pace” (Gv 14,27).

Parole, commenta il Papa, “che esprimono affetto e serenità, ma lo fa in un momento tutt’altro che sereno. Giuda è uscito per tradirlo, Pietro sta per rinnegarlo, quasi tutti gli altri per abbandonarlo: il Signore lo sa, eppure non rimprovera, non usa parole severe, non fa discorsi duri. Anziché mostrare agitazione, rimane gentile fino alla fine”. Cristo, aggiunge il Pontefice, “prova paura e dolore, ma non dà spazio al risentimento e alla protesta. Non si lascia andare all’amarezza, non si sfoga, non è insofferente. È in pace, una pace che viene dal suo cuore mite, abitato dalla fiducia”.

Gesù, sottolinea Francesco, “dimostra che la mitezza è possibile. Lui l’ha incarnata proprio nel momento più difficile; e desidera che ci comportiamo così anche noi, che siamo gli eredi della sua pace. Ci vuole miti, aperti, disponibili all’ascolto, capaci di disinnescare le contese e di tessere concordia. Questo è testimoniare Gesù e vale più di mille parole e di tante prediche”. Quindi invita tutti a riflettere: “Chiediamoci se, nei luoghi dove viviamo, noi discepoli di Gesù ci comportiamo così: allentiamo le tensioni, spegniamo i conflitti? Siamo anche noi in attrito con qualcuno, sempre pronti a reagire, a esplodere, o sappiamo rispondere con la non violenza, con parole e gesti miti?”.

Questa mitezza, riconosce Bergoglio, “non è facile: quanta fatica si fa, ad ogni livello, a disinnescare i conflitti! Qui ci viene in aiuto la seconda frase di Gesù: vi do la mia pace. Lui sa che da soli non siamo in grado di custodire la pace, che ci serve un aiuto, un dono. La pace, che è impegno nostro, è prima di tutto dono di Dio”. È Lui, aggiunge, “che disarma il cuore e lo riempie di serenità. È Lui che scioglie le rigidità e spegne le tentazioni di aggredire gli altri. È Lui a ricordarci che accanto a noi ci sono fratelli e sorelle, non ostacoli e avversari. È Lui che ci dà la forza di perdonare, di ricominciare, di ripartire. Ed è con Lui che si diventa uomini e donne di pace”.

Cosa fare allora? “Più sentiamo che il cuore è agitato, più avvertiamo dentro di noi nervosismo, insofferenza, rabbia, più dobbiamo chiedere al Signore lo Spirito della pace. Impariamo a dire ogni giorno: ‘Signore, dammi la tua pace, dammi lo Spirito Santo'”. E “chiediamolo anche per chi vive accanto a noi, per chi incontriamo ogni giorno, e per i responsabili delle Nazioni”, conclude prima di impartire la benedizione. Alla quale segue un saluto speciale ai cattolici cinesi (leggi qui) e un appello alla difesa dell’obiezione di coscienza (leggi qui).

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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