Latina. Mangiano al ristorante, non pagano il conto e chiedono il pizzo: “Siamo Casamonica”

27 maggio 2022 | 10:19
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Latina. Mangiano al ristorante, non pagano il conto e chiedono il pizzo: “Siamo Casamonica”

Stamattina la Mobile di Latina, in collaborazione con la Mobile di Roma, ha eseguito un‘ordinanza di custodia cautelare per tre esponenti del clan

Latina – Questa mattina, su disposizione della Procura Della Repubblica presso il Tribunale di Latina, la Squadra Mobile di Latina, in collaborazione con la Squadra Mobile di Roma ed il Commissariato Romanina, ha dato esecuzione al ad un‘ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Latina, sottoponendo alla custodia in carcere di tre esponenti del clan Casamonica, indagati a vario titolo dei reati di estorsione e tentata estorsione.

Le indagini, coordinate da questa Procura e condotte dalla Squadra Mobile di Latina, scaturiscono dalla denuncia di due imprenditori, titolari di un ristorante sito nella zona lido di Latina, i quali hanno riferito che, la sera del 9 di marzo, gli odierni indagati, dopo essere stati a cena presso il loro locale, tentavano di farsi consegnare del denaro contante, circa 700 euro, vantando la propria appartenenza alla famiglia Casamonia; le vittime intimorite da tali richieste e dall’atteggiamento del resto del gruppo, non cedevano alle ostentate minacce, accettando che gli indagati andassero via senza pagare il conto della cena consumata pari a circa 1600 euro.

In particolare, i predetti, vantando la loro appartenenza alla famiglia Casamonica e, dunque, palesando la caratura criminale degli appartenenti a tale sodalizio, si rivolgevano ad uno dei soci ed ai camerieri che avevano servito loro piatti costosi e bottiglie di champagne, e chiedevano provocatoriamente di scendere in cantina a prendere altre bottiglie costose, uscendo poi dal ristorante senza pagare.

Lo stesso comportamento veniva poi posto in essere nei confronti del receptionist di una struttura ricettiva, nelle cui pertinenze è ubicato il ristorante, trovando anche qui la resistenza di un impiegato addetto, il quale si rifiutava di consegnare il denaro presente in cassa che gli era stato richiesto.

Nel corso delle medesime indagini emergeva che quel pomeriggio, gli odierni indagati, si erano trattenuti per varie ore, effettuando diverse consumazioni, all’interno del bistrot nel centro storico di Latina.

Anche in questa circostanza, i predetti indagati, ostentando la propria appartenenza alla famiglia Casamonica e dunque lasciando implicitamente presagire gravi conseguenze in caso di opposizione allo loro richieste, costringevano il proprietario per farsi consegnare il denaro che questi custodiva in tasca, pari a circa 160 euro, salvo poi allontanarsi senza pagare le consumazioni, cibo e bevande costose, che ammontavano a circa 600 euro.

In tale contesto uno dei tre si vantava del suo passato criminale, precisando di essere uscito da due mesi dal carcere, dopo sette anni di permanenza, rivolgendosi alle vittime con fare minaccioso ed intimidatorio.

Gli altri indagati, incensurati, hanno approfittato della fama criminale connessa al cognome che portano e lo stato di soggezione e sudditanza determinato nelle vittime.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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